sabato 11 dicembre 2010

EHF Europei Femminili. Che sera il venerdì sera!

Risultati a dir poco incredibili, emozioni a gogo, nelle ultime due partite della giornata, e dei rispettivi gruppi C e D.

Iniziano Ucraina e Germania, che in quel di Larvik danno vita ad una delle maggiori sorprese di sempre in questo torneo: per passare il turno alle tedesche vanno bene una vittoria, un pareggio, e persino una sconfitta con meno di otto reti di scarto. Per giunta contro una squadra già umiliata dall'Olanda - cui aveva segnato la miseria di tredici goal - e battuta senza appello dalle svedesi. Insomma, nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe puntato un centesimo sull'eliminazione delle semifinaliste di Skopje 2008. E se qualcuno l'avesse fatto ... adesso starà festeggiando una bella vincita!! Già, perché ciò che non poteva assolutamente accadere è accaduto.

Con un primo tempo da favola, ed un secondo ancora migliore (o se vogliamo vederla dall'altro lato, un inizio da incubo ed una fine ancora peggio), le ucraine hanno vinto per 33-23 e mandato a casa la sgangherata truppa di Rainier Osmann. Il vantaggio di cinque reti all'intervallo (15-10), frutto di troppi errori tedeschi subito puniti dalle spietate avversarie, faceva già presagire il miracolo, ma molti pensavano che la Germania avrebbe comunque tenuto la situazione sotto controllo e limitato i danni. Invece il divario è cresciuto nella ripresa, arrivando fino al fatidico più otto. E persino oltre, a nove-dieci lunghezze di vantaggio. Uno scatto d'orgoglio riporta le tedesche a meno sei (22-28) - e quindi in zona-qualificazione - a meno di cinque minuti dalla sirena. A quel punto si credeva che, in una maniera o nell'altra, le tedesche fossero riuscite a salvarsi.

Niente di più sbagliato: un nuovo blackout assoluto nella fase conclusiva, e decisiva, costa carissimo alla Jurack (che con i suoi sei goal stava finalmente dando segni di recupero; peccato che adesso non avrà più chances di dimostrarlo) e alle sua compagne. Le ucraine le puniscono ancora con quattro reti di fila, e stavolta non c'è più nulla da fare. Il portiere Natalya Parhomenko (MVP del match) e le due migliori realizzatrici Iulia Manaharova (8 goal) e Viktoriya Borschenko (sette) sono le principali, ma non certo uniche, artefici di un'impresa storica per la nazionale di Evtushenko che, pur con zero punti in dote, arriva ad un Main Round che ormai sembrava già totalmente perduto. L'esultanza delle ucraine a fine partita (vedasi la foto sotto, cliccare per ingrandire) è più che giustificata.


Vittoria norvegese, con annessi primo posto finale nel girone e pole position, con quattro punti, alla partenza del Main Round, nella sfida contro l'Ungheria, di scena a Lillehammer davanti a 9.183 spettatori. E fin qua niente di strano. Quello che fa specie sono le dimensioni del trionfo nordico, ed in particolare lo score al sessantesimo minuto: 34-13 (!!). Sì, avete letto bene, le Bulle vichinghe hanno quasi triplicato il punteggio avversario.

E pensare che per alcuni istanti si è creduto ad un match equilibrato; giusto il tempo di vedere un parziale di 8-0 che porta la macchina da guerra di Thorir Hergeirsson sul 10-2 successivamente al doppio scambio di reti iniziale. Tra difesa arcigna e contropiedi che spezzano ali e morale agli avversari, tra i numeri di Katrine Lunde Haraldsen (che contro la nazionale espressione del campionato in cui milita chiude con il 67% di tiri neutralizzati!! Percentuale arrivata addirittura oltre al 70 nella prima frazione) in porta ed il solito 'Heidi Løke Show' dai sei metri, con le magiare costrette ad una marcatura iper-aggressiva per cercare (spesso invano) di fermarla, ecco che il divario sale fino al 19-7 dell'intervallo, molto simile a quel 19-6 contro lo Slovenia che ci aveva fatto gridare al ... bullismo.

Nella ripresa l'Ungheria smette in pratica di giocare, finendo ancora di più in balia di una Norvegia che continua a macinare punto su punto. La debacle magiara sembra non avere mai fine; con la stessa Palinger in serata negativa, le ragazze di Eszter Matefi toccano il fondo più volte ... per poi scendere ancora più in basso. Il canto della sirena a fine match è una liberazione per le sconfitte, con la testa da ormai parecchi minuti al Main Round, dove arriveranno con due punti e (sembra assurdo dirlo dopo la gara di stasera, ma è vero) con qualche seria possibilità di approdare alle semifinali. Intanto ci si interroga su chi veramente possa creare grattacapi alla Norvegia, programmata per vincere il suo quarto titolo di fila, e finora avanti con esiti che vanno oltre le più rosee aspettative.

Con un 7 su 7 al tiro che parla da solo, Heidi Løke è la miglior realizzatrice delle nordiche, seguita da Nora Mørk, sempre più una realtà della pallamano internazionale (6 goal per la diciannovenne del Larvik), da Linn-Kristin Riegelhuth (4), l'altro pivot Marit Malm Frafjord (4), Ida Alstad, che torna dall'infortunio e fa subito poker, Camilla Herrem (3), Tonje Nøstvold (2), ed i perni della difesa Gro Hammerseng e Tonje Larsen, anch'esse con una doppietta a testa.

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