Sorpresa (mooolto relativa) ad Herning. Anche l'ultima squadra finora imbattuta arriva a conoscere la sconfitta. La Danimarca esce perdente (29-30) dalla sfida conclusiva del Main Round. A tutto vantaggio del Montenegro, che con tale successo si assicura la terza piazza nel Gruppo I, e quantomeno la continuazione della sua avventura europea, in una 'finalina' per il quinto posto (contro la Francia) forse simbolica, ma pur sempre dai risvolti interessanti.
Scivolone indolore per le padrone di casa, come sempre sostenute da una Messecenter Arena colma di appassionati. Il primo posto nel girone era ormai in tasca, e Jan Pytlick, che già dovrà fare a meno dell'infortunata ala sinistra Mie Augustesen nelle semifinali, ha optato per il turnover, lasciando ad esempio in panchina, per buone parte della ripresa, elementi di rilievo come la giovane stella Laerke Møller. Questo spiega il 'ribaltone' avvenuto nel secondo tempo, in cui le danesi, in chiaro vantaggio (18-14) dopo trenta minuti di supremazia, figli di una partenza travolgente vengono riprese e scavalcate dalle avversarie. In realtà lo spiega solo parzialmente, in quanto gente del calibro del portiere Karin Mortensen, di Camilla Dalby (otto reti) e Rikke Skov (sei) ha continuato a parare e/o spedire palloni nella rete avversaria, lottando fino all'ultimo istante.
Ma anche le più combattive fra le danesi hanno dovuto fare i conti con la grinta delle balcaniche, spinte, manco a dirlo, da Sua Maestà Bojana Popović, capocannoniere delle sue con il medesimo bottino della Dalby, ma anche dal terzino sinistro Marija Jovanović, a segno una mezza dozzina di volte, e da Maja Savić, brava a piazzare le reti che mettono in moto la riscossa balcanica. Applausi per tutti a fine partita, per le scandinave già proiettate sul derby di sabato con la Norvegia (in palio l'accesso alla finalissima), ma anche per la Popović, ancora un idolo per i fans di Danimarca dopo i suoi numerosi anni di militanza nel loro campionato, e per le altre montenegrine, tutte a festeggiare un risultato storico (non solo nella partita, ma ancor di più nell'intero campionato), di cui coach Dragan Adžić, e con lui tutto quel paese di nemmeno settecentomila abitanti, deve andare orgoglioso.
Scivolone indolore per le padrone di casa, come sempre sostenute da una Messecenter Arena colma di appassionati. Il primo posto nel girone era ormai in tasca, e Jan Pytlick, che già dovrà fare a meno dell'infortunata ala sinistra Mie Augustesen nelle semifinali, ha optato per il turnover, lasciando ad esempio in panchina, per buone parte della ripresa, elementi di rilievo come la giovane stella Laerke Møller. Questo spiega il 'ribaltone' avvenuto nel secondo tempo, in cui le danesi, in chiaro vantaggio (18-14) dopo trenta minuti di supremazia, figli di una partenza travolgente vengono riprese e scavalcate dalle avversarie. In realtà lo spiega solo parzialmente, in quanto gente del calibro del portiere Karin Mortensen, di Camilla Dalby (otto reti) e Rikke Skov (sei) ha continuato a parare e/o spedire palloni nella rete avversaria, lottando fino all'ultimo istante.
Ma anche le più combattive fra le danesi hanno dovuto fare i conti con la grinta delle balcaniche, spinte, manco a dirlo, da Sua Maestà Bojana Popović, capocannoniere delle sue con il medesimo bottino della Dalby, ma anche dal terzino sinistro Marija Jovanović, a segno una mezza dozzina di volte, e da Maja Savić, brava a piazzare le reti che mettono in moto la riscossa balcanica. Applausi per tutti a fine partita, per le scandinave già proiettate sul derby di sabato con la Norvegia (in palio l'accesso alla finalissima), ma anche per la Popović, ancora un idolo per i fans di Danimarca dopo i suoi numerosi anni di militanza nel loro campionato, e per le altre montenegrine, tutte a festeggiare un risultato storico (non solo nella partita, ma ancor di più nell'intero campionato), di cui coach Dragan Adžić, e con lui tutto quel paese di nemmeno settecentomila abitanti, deve andare orgoglioso.
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