Facendo carta straccia di ogni pronostico, una Norvegia priva - causa indisposizione - di alcuni titolari tra cui Heidi Løke, ma soprattutto in giornata negativa un po' in tutti i reparti, finisce stritolata dalla Svezia, che domina il match in pratica dall'inizio dal fine, concludendo su un 24-19 imbarazzante (per gli sconfitti) persino riduttivo rispetto a quanto visto nell'arco dei sessanta minuti. Il primo tempo era finito sul 13-6 per la Svezia. Sì, le pluricampionesse d'Europa avevano segnato la miseria di sei goal nei primi trenta minuti.
Svedesi brave a chiudere i varchi ad una manovra norvegese che, a prescindere dalle assenze di Tine Stange e di Kari Mette Johansen, tutte vittime di un virus intestinale come la stessa Løke, che oggi compiva 28 anni, risultava troppo spesso confusa ed affannosa, con Gro Hammerseng e Tonje Larsen non al meglio, e Marit Malm Frafjord questa volta incapace di rimpiazzare degnamente il pivot titolare delle padrone di casa. Sotto lo sguardo, probabilmente poco divertito, di re Harald, la nazionale di casa 'festeggia' nel peggiore dei modi l'anniversario del trionfo mondiale del'99 (ottenuto proprio in quel palazzetto a spese della Francia, 11 anni prima) e viene punita da una Svezia pimpante ed efficace, soprattutto in difesa, e brava a concedere alle rivali poche opportunità di utilizzare l'arma del contropiede, primo asso nella macchina della nazionale di Oslo.
Quanto la retroguardia giallo-blu, con tra le altre una buona Johanna Wiberg, non riesce a soffocare le iniziative avversarie, ci pensa Cecilia Grubbströmm, che sostituisce molto bene Gabriella Kain fra i pali e contribuisce a mantenere scandalosamente povero il bottino offensivo della Norvegia. Nel frattempo, la Svezia punisce la non perfetta difesa nemica un po' in tutti i modi, micidiali tiri dall'ala compresi. Le svedesi sembrano ben consapevoli dei limiti di Katrine Lunde Haraldsen dai tiri angolati.
La musica non cambia nella ripresa, anzi diventa ancora più assordante per le orecchie delle impacciate norvegesi, che continuano a collezionare errori e vanno ancora più giu fino al 17-8 a loro sfavore. Non sembra servire un granchè la sostituzione della Haraldsen con Kari Aalvik Grimsbø. Linnea Torstenson (top scorer della Svezia con sette reti) e l'ala destra Annika Wiel Fredén (sei goal e premio come MVP dell'incontro) hanno ormai lanciato la loro squadra verso uno storico trionfo. I tentativi di rimonta locale, che portano lo score sul 13-20 divenuto 18-22 a tre minuti dalla fine, con Ida Alstad (cinque goal), tra le poche a salvarsi, sugli scudi, riescono solo a rendere la pillola meno amara numericamente.
Il trionfo odierno porta le ragazze di un Per Johansson legittimamente soddisfatissimo a fine incontro da sole in testa alla classifica, mentre si fa molto complicata la strada dell'Ungheria che, mentre le norvegesi - a dispetto della loro prima sconfitta agli Europei da otto anni - mantengono più che intatte le loro chances di passare il turno, si vede ora obbligata a battere le svedesi per una quindicina di goal di scarto o giù di lì.
Svedesi brave a chiudere i varchi ad una manovra norvegese che, a prescindere dalle assenze di Tine Stange e di Kari Mette Johansen, tutte vittime di un virus intestinale come la stessa Løke, che oggi compiva 28 anni, risultava troppo spesso confusa ed affannosa, con Gro Hammerseng e Tonje Larsen non al meglio, e Marit Malm Frafjord questa volta incapace di rimpiazzare degnamente il pivot titolare delle padrone di casa. Sotto lo sguardo, probabilmente poco divertito, di re Harald, la nazionale di casa 'festeggia' nel peggiore dei modi l'anniversario del trionfo mondiale del'99 (ottenuto proprio in quel palazzetto a spese della Francia, 11 anni prima) e viene punita da una Svezia pimpante ed efficace, soprattutto in difesa, e brava a concedere alle rivali poche opportunità di utilizzare l'arma del contropiede, primo asso nella macchina della nazionale di Oslo.
Quanto la retroguardia giallo-blu, con tra le altre una buona Johanna Wiberg, non riesce a soffocare le iniziative avversarie, ci pensa Cecilia Grubbströmm, che sostituisce molto bene Gabriella Kain fra i pali e contribuisce a mantenere scandalosamente povero il bottino offensivo della Norvegia. Nel frattempo, la Svezia punisce la non perfetta difesa nemica un po' in tutti i modi, micidiali tiri dall'ala compresi. Le svedesi sembrano ben consapevoli dei limiti di Katrine Lunde Haraldsen dai tiri angolati.
La musica non cambia nella ripresa, anzi diventa ancora più assordante per le orecchie delle impacciate norvegesi, che continuano a collezionare errori e vanno ancora più giu fino al 17-8 a loro sfavore. Non sembra servire un granchè la sostituzione della Haraldsen con Kari Aalvik Grimsbø. Linnea Torstenson (top scorer della Svezia con sette reti) e l'ala destra Annika Wiel Fredén (sei goal e premio come MVP dell'incontro) hanno ormai lanciato la loro squadra verso uno storico trionfo. I tentativi di rimonta locale, che portano lo score sul 13-20 divenuto 18-22 a tre minuti dalla fine, con Ida Alstad (cinque goal), tra le poche a salvarsi, sugli scudi, riescono solo a rendere la pillola meno amara numericamente.
Il trionfo odierno porta le ragazze di un Per Johansson legittimamente soddisfatissimo a fine incontro da sole in testa alla classifica, mentre si fa molto complicata la strada dell'Ungheria che, mentre le norvegesi - a dispetto della loro prima sconfitta agli Europei da otto anni - mantengono più che intatte le loro chances di passare il turno, si vede ora obbligata a battere le svedesi per una quindicina di goal di scarto o giù di lì.
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