Partita? Quale partita? Tra Norvegia e Slovenia non c'è stata alcuna partita. Solo un lungo ed impietoso ... atto di BULLISMO. Norvegesi da denuncia al telefono azzurro per come hanno maltrattato le povere baby-slovene (cinque elementi della classe 1991, ed una del '90, portate agli Europei da Ivica Rimanič) sin dal primo minuto. Le malcapitate slave all'inizio ci provano, ma i loro attacchi s'infrangono subito contro il muro (una 6-0 quasi impenetrabile, comandata da Tonje Larsen e Gro Hammerseng) rosso delle scandinave, tornate in divisa 'd'ordinanza', e vengono punite a suon di contropiedi - innescati e finalizzati a velocità pazzesche - da Camilla Herrem, Linka Riegelhuth e compagne. Che a dire il vero sbagliano pure qualcosa, ma per eccessi di leziosità, mica per non infierire ...
L'intenzione delle campionesse in carica è infatti quella di mostrare, senza alcun pudore, tutto il divario fra le due squadre. Peraltro già conosciuto in anticipo: da Thorir Hergeirsson, che può permettersi di lasciare inizialmente in panchina il miglior pivot del mondo (tanto c'è Marit Malm Frafjord a non farne sentire la mancanza ...), e da coach Rimanič, che non alza nemmeno la voce durante i time-out (d'altronde a cosa servirebbe? I valori in campo sono quelli ...). Quando poi Heidi Løke entra al posto della Frafjord, ed unisce al gioco 'da playstation' norvegese il suo solito show dalla linea dei sei metri, il vantaggio per le vichinghe non può che lievitare ulteriormente.
Fino all'intervallo, cui si arriva con le scandinave a quota 19, e la Slovenia con niente meno che ... SEI goal all'attivo in trenta minuti (una roba simile l'avevo vista tra gli uomini qualche tempo fa ... sì, ma nel girone lombardo di serie B). Unica nota positiva per le slave: le prime reti del giovane talento Ana Gros, che almeno evita l'imbarazzante zero su dieci al tiro della partita precedente. Non le segna però alla sua compagna di club (al Gyor ungherese) Katrine Lunde Haraldsen, che se ne sta invece sorridente e rilassata in panchina; tra i pali delle Norvegia ci sarà, per tutta la partita, la riserva Kari Aalvik Grimsbø, autrice di una buona prestazione.
Spazio alle seconde linee, almeno in parte, pure negli altri ruoli in una ripresa che diventa solo una formalità. Le slovene, complici le parate dell'esperta Sergeja Stefanišin (Rimanič non poteva metterla in campo prima ?) ed una fase difensiva maggiormente efficace, riescono addirittura a segnare quanto e più delle avversarie nel primo quarto d'ora, ma poi la Norvegia torna a spingere sull'acceleratore e vola sino al 32-16 conclusivo.
Il massimo interesse dell'ultima fase del match sta nel vedere all'opera i tre innesti arrivati dalla pluridecorata nazionale juniores. Nora Mørk, ormai inserita a pieno titolo tra le 'grandi', non farà fatica a mettere a segno un poker di reti. Mari Molid, dopo qualche fatica, riesce a battezzare la sua esperienza nella nazionale maggiore con un goal salutato dal boato del pubblico. Il centrale Stine Bredal Oftedal gioca troppo lontano dalla porta, ed è troppo minuta per sfidare da sola i tentacoli delle difese avversarie. Resta quindi ancora all'asciutto, ma in fin dei conti chi se ne frega ... Tutte le Bulle di Norvegia sono in festa a fine partita, e l'intera Håkons Hall con loro. Quattro punti ed il matematico passaggio al Main Round sono già in tasca; il resto - compresi avversari più impegnativi delle ragazzine slovene - arriverà in seguito.
Magari già da venerdì, quando la favorita numero uno del torneo affronterà l'Ungheria, come lei a punteggio pieno nel gruppo di Lillehammer. Intanto le magiare hanno messo il dito nelle piaghe francesi, battendo per 21-18 i fantasmi di una nazionale che l'anno scorso aveva impressionato fino all'argento mondiale in Cina. Olivier Krumbholz fa filotto con cinque sconfitte di fila in una dozzina di giorni, di cui questa è la più pesante, perché pur lasciando la porta aperta al passaggio del primo turno, sembra chiudere in modo definitivo quella delle semifinali. Anche se la Francia batterà la Slovenia nello spareggio per il terzo posto, andrà al Main Round senza punti in dote.
Tornando all'incontro di mercoledì sera, applausi alla truppa di Eszter Matéfi, che a dispetto delle assenze eccellenti macina punti e vittorie. Merito di Anita Bulath, la quale con undici reti è al momento la seconda miglior realizzatrice degli europei, e della versatile ala sinistra Orsolya Vérten: sette goal in due match sono un bottino di tutto rispetto, ma otto palloni recuperati (finora nessuna come lei) sono ancora meglio ... Aggiungiamo il lavoro svolto ottimamente dalla difesa (prima una 4-2, poi 5-1), e la presenza di una certa Katalin Pálinger e si può capire come alle povere Bleues siano stati concessi appena cinque goal in 25 minuti, sette all'intervallo.
Si torna in campo sul 12-7 per l'Ungheria, che vede le avversarie rifarsi sotto pericolosamente grazie ad un'immensa Alexandra Lacrabere, ben supportata dalla martinicana Katty Tolla Piejos. Ma Alison Pineau, ormai abbonata all'uno su quattro al tiro, continua a latitare, e quando sul 18-20 a circa due minuti dalla fine Orsolya Herr neutralizza le speranze della Lacrabere (e di tutte le Bleues) dai sette metri, con Piroska Számoransky che subito punisce dall'altra parte, alla Francia non rimane più niente da fare. A questo punto bisognerà salvare il salvabile nell'ultima partita, mentre l'Ungheria andrà a giocarsi il primato nella sfida di gala con le norvegesi.
L'intenzione delle campionesse in carica è infatti quella di mostrare, senza alcun pudore, tutto il divario fra le due squadre. Peraltro già conosciuto in anticipo: da Thorir Hergeirsson, che può permettersi di lasciare inizialmente in panchina il miglior pivot del mondo (tanto c'è Marit Malm Frafjord a non farne sentire la mancanza ...), e da coach Rimanič, che non alza nemmeno la voce durante i time-out (d'altronde a cosa servirebbe? I valori in campo sono quelli ...). Quando poi Heidi Løke entra al posto della Frafjord, ed unisce al gioco 'da playstation' norvegese il suo solito show dalla linea dei sei metri, il vantaggio per le vichinghe non può che lievitare ulteriormente.
Fino all'intervallo, cui si arriva con le scandinave a quota 19, e la Slovenia con niente meno che ... SEI goal all'attivo in trenta minuti (una roba simile l'avevo vista tra gli uomini qualche tempo fa ... sì, ma nel girone lombardo di serie B). Unica nota positiva per le slave: le prime reti del giovane talento Ana Gros, che almeno evita l'imbarazzante zero su dieci al tiro della partita precedente. Non le segna però alla sua compagna di club (al Gyor ungherese) Katrine Lunde Haraldsen, che se ne sta invece sorridente e rilassata in panchina; tra i pali delle Norvegia ci sarà, per tutta la partita, la riserva Kari Aalvik Grimsbø, autrice di una buona prestazione.
Spazio alle seconde linee, almeno in parte, pure negli altri ruoli in una ripresa che diventa solo una formalità. Le slovene, complici le parate dell'esperta Sergeja Stefanišin (Rimanič non poteva metterla in campo prima ?) ed una fase difensiva maggiormente efficace, riescono addirittura a segnare quanto e più delle avversarie nel primo quarto d'ora, ma poi la Norvegia torna a spingere sull'acceleratore e vola sino al 32-16 conclusivo.
Il massimo interesse dell'ultima fase del match sta nel vedere all'opera i tre innesti arrivati dalla pluridecorata nazionale juniores. Nora Mørk, ormai inserita a pieno titolo tra le 'grandi', non farà fatica a mettere a segno un poker di reti. Mari Molid, dopo qualche fatica, riesce a battezzare la sua esperienza nella nazionale maggiore con un goal salutato dal boato del pubblico. Il centrale Stine Bredal Oftedal gioca troppo lontano dalla porta, ed è troppo minuta per sfidare da sola i tentacoli delle difese avversarie. Resta quindi ancora all'asciutto, ma in fin dei conti chi se ne frega ... Tutte le Bulle di Norvegia sono in festa a fine partita, e l'intera Håkons Hall con loro. Quattro punti ed il matematico passaggio al Main Round sono già in tasca; il resto - compresi avversari più impegnativi delle ragazzine slovene - arriverà in seguito.
Magari già da venerdì, quando la favorita numero uno del torneo affronterà l'Ungheria, come lei a punteggio pieno nel gruppo di Lillehammer. Intanto le magiare hanno messo il dito nelle piaghe francesi, battendo per 21-18 i fantasmi di una nazionale che l'anno scorso aveva impressionato fino all'argento mondiale in Cina. Olivier Krumbholz fa filotto con cinque sconfitte di fila in una dozzina di giorni, di cui questa è la più pesante, perché pur lasciando la porta aperta al passaggio del primo turno, sembra chiudere in modo definitivo quella delle semifinali. Anche se la Francia batterà la Slovenia nello spareggio per il terzo posto, andrà al Main Round senza punti in dote.
Tornando all'incontro di mercoledì sera, applausi alla truppa di Eszter Matéfi, che a dispetto delle assenze eccellenti macina punti e vittorie. Merito di Anita Bulath, la quale con undici reti è al momento la seconda miglior realizzatrice degli europei, e della versatile ala sinistra Orsolya Vérten: sette goal in due match sono un bottino di tutto rispetto, ma otto palloni recuperati (finora nessuna come lei) sono ancora meglio ... Aggiungiamo il lavoro svolto ottimamente dalla difesa (prima una 4-2, poi 5-1), e la presenza di una certa Katalin Pálinger e si può capire come alle povere Bleues siano stati concessi appena cinque goal in 25 minuti, sette all'intervallo.
Si torna in campo sul 12-7 per l'Ungheria, che vede le avversarie rifarsi sotto pericolosamente grazie ad un'immensa Alexandra Lacrabere, ben supportata dalla martinicana Katty Tolla Piejos. Ma Alison Pineau, ormai abbonata all'uno su quattro al tiro, continua a latitare, e quando sul 18-20 a circa due minuti dalla fine Orsolya Herr neutralizza le speranze della Lacrabere (e di tutte le Bleues) dai sette metri, con Piroska Számoransky che subito punisce dall'altra parte, alla Francia non rimane più niente da fare. A questo punto bisognerà salvare il salvabile nell'ultima partita, mentre l'Ungheria andrà a giocarsi il primato nella sfida di gala con le norvegesi.
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