Se nel gruppo danese i giochi per le semifinali sono fatti, in Norvegia la situazione è ancora da definire. Nel gruppo II, con sede a Lillehammer, potremmo addirittura avere CINQUE squadre a quota sei punti al termine dell'ultima giornata. Questo non aiuterebbe molto la Francia, che a causa della differenza reti, ormai certamente sfavorevole in qualsiasi eventuale classifica avulsa, non ha più alcuna possibilità di qualificarsi.
Peccato, perché in questa seconda fase le Bleues erano tornate a far vedere qualcosa di simile alla loro miglior versione. Arrivando a porre fine, in questo girone dove nulla è da dare per scontato, alla marcia trionfale della Svezia. Prima battuta d'arresto delle scandinave, che forse pagano gli sforzi del match precedente contro la Norvegia, e pure pagano dazio a Amandine Leynaud ed alle altre transalpine (comprese una Allison Pineau finalmente incisiva e Mariama Signate che sbaglia tanto, ma segna pure), perdendo anche se con il minimo scarto - la differenza reti in questo girone si sta rivelando fondamentale. Proprio l'estremo difensore francese è uno dei fattori che consentono alla sua squadra di scappare a inizio match, spingendo Per Johansson a chiedere time-out sul 4-8. Minuto di sospensione balsamico: Isabelle Gulldén e Linnea Torstenson riportano le vichinghe sul meno uno, ma le francesi non si lasciano impressionare e, complice i due minuti rifilati a Johanna Wiberg, tornano negli spogliatoi sull'11-9 a proprio vantaggio.
Cecilie Grubbström fa comunque il suo dovere fra i pali; la Svezia ne beneficerà nella seconda parte, quando finalmente riesce a concretizzare la sua lunga rincorsa ed arriva al pareggio sul 17-17 ad una decina di minuti dalla fine. Come spesso accade in situazioni del genere, una volta compiuta la rimonta la squadra giallo-blu si smarrisce, e lascia nuovamente scappare le avversarie, che piazzano tre reti decisive. La Svezia abbozza una reazione, che le porta sul 19-20 e poi sul 21-22, ma non riesce ad agganciare le avversarie, non sfruttando le occasioni avute nel minuto finale (attacco confuso, tiro della disperazione infranto contro il muro difensivo delle rivali).
I due punti vanno così ad Olivier Krumbholz. Troppo poco, troppo tardi: il bottino risulta inutile in prospettiva semifinale, anche se salva quantomeno l'onore delle vice-campionesse mondiali e le spinge verso la 'finalina' per il quinto posto.
Svedesi sconfitte e adesso a rischio. Una sconfitta contro l'Ungheria nel turno conclusivo potrebbe costare molto caro alla squadra-rivelazione del torneo, rendendo vana persino l'impresa con la Norvegia. A tutto vantaggio delle magiare, ancora in corsa nonostante una nuova figuraccia: l'Olanda della meraviglie distrugge l'Armata Brancaleone di Eszter Mátéfi, dominandola dall'inizio alla fine. Con una Katalin Pálinger non all'altezza della sua fama, e poi sostituita dalla Herr, l'Ungheria non riesce ad arginare gli attacchi rivali, e si trova rapidamente sotto. La difesa 'orange' risulta invece efficace, con l'aiuto di Marieke van der Wal, Per cui non sorprende che, con Laura van der Heijden a fare poker di reti, lo score a metà partita segni un chiaro 15-10 per i Paesi Bassi.
Che volano ancora più in alto nella ripresa: Anita Bulath non morde, e Zita Szucsanszki da sola non può fare molto, a dispetto delle sue sei reti. L'Ungheria completa il suo naufragio, l'Olanda, arrivata fino a +9, conduce in porto una meritatissima vittoria (27-19) che la tiene in corsa per le semifinali. E adesso ha un sogno proibito; sbancare la Håkons Hall e, in caso di mancate vittorie di Francia e Ungheria, sostituire le stra-favorite padrone di casa tra le fantastiche quattro. Un sogno quasi certamente destinato a rimanere tale, ma d'altronde chi avrebbe mai pensato ad un'Olanda ancora in gioco per le semifinali a questo punto del torneo? E allora, perché non continuare a crederci?
Forse perché, recuperato il pivot Heidi Løke, le scandinave sono tornate a fare paura. Ed a macinare gioco, contropiedi e vittorie. Ne fa le spese la malcapitata Ucraina, rimasta in partita per una dozzina di minuti, mettendo pure il naso avanti sul 4-3. Poi il pivot del Larvik, ripresasi dal virus intestinale che le aveva rovinato il compleanno, sale in cattedra e con un poker di reti (a fine partita ne avrà fatti sei. Su altrettanti tentativi!) spiana la strada alla Norvegia. Ci si mette anche la difesa naturalmente, favorendo contrattacchi finalizzati dai folletti norvegesi, mentre per le ex-sovietiche la via del goal diventa impraticabile. Solo due reti in 18 minuti per loro, con il tabellone che alla pausa racconta di un eloquente 13-6.
Poco da dire sulla ripresa; la Norvegia continua la sua passeggiata, e se non fosse per i portieri ucraini Maryna Vlasenko e Natalya Parhomenko, brave quanto la più famose Lunde Haraldsen dall'altro lato del campo, il passivo sarebbe ancor più umiliante. Si arriva alla sirena con un 32-19 che non lascia spazio a dubbi, e con festeggiamenti per Gro Hammerseng, MVP della sua squadra, per Nora Mørk (5 goal) sempre più realtà di questa nazionale, ed anche per la giovanissima Mari Molid, che entra nel finale e mette il suo secondo sigillo personale al torneo. Lo scivolone contro la Svezia è alle spalle, la Norvegia si è rialzata e adesso aspetta lo scontro con le olandesi per certificare il passaggio del turno, che peraltro molti davano già per scontato.
Peccato, perché in questa seconda fase le Bleues erano tornate a far vedere qualcosa di simile alla loro miglior versione. Arrivando a porre fine, in questo girone dove nulla è da dare per scontato, alla marcia trionfale della Svezia. Prima battuta d'arresto delle scandinave, che forse pagano gli sforzi del match precedente contro la Norvegia, e pure pagano dazio a Amandine Leynaud ed alle altre transalpine (comprese una Allison Pineau finalmente incisiva e Mariama Signate che sbaglia tanto, ma segna pure), perdendo anche se con il minimo scarto - la differenza reti in questo girone si sta rivelando fondamentale. Proprio l'estremo difensore francese è uno dei fattori che consentono alla sua squadra di scappare a inizio match, spingendo Per Johansson a chiedere time-out sul 4-8. Minuto di sospensione balsamico: Isabelle Gulldén e Linnea Torstenson riportano le vichinghe sul meno uno, ma le francesi non si lasciano impressionare e, complice i due minuti rifilati a Johanna Wiberg, tornano negli spogliatoi sull'11-9 a proprio vantaggio.
Cecilie Grubbström fa comunque il suo dovere fra i pali; la Svezia ne beneficerà nella seconda parte, quando finalmente riesce a concretizzare la sua lunga rincorsa ed arriva al pareggio sul 17-17 ad una decina di minuti dalla fine. Come spesso accade in situazioni del genere, una volta compiuta la rimonta la squadra giallo-blu si smarrisce, e lascia nuovamente scappare le avversarie, che piazzano tre reti decisive. La Svezia abbozza una reazione, che le porta sul 19-20 e poi sul 21-22, ma non riesce ad agganciare le avversarie, non sfruttando le occasioni avute nel minuto finale (attacco confuso, tiro della disperazione infranto contro il muro difensivo delle rivali).
I due punti vanno così ad Olivier Krumbholz. Troppo poco, troppo tardi: il bottino risulta inutile in prospettiva semifinale, anche se salva quantomeno l'onore delle vice-campionesse mondiali e le spinge verso la 'finalina' per il quinto posto.
Svedesi sconfitte e adesso a rischio. Una sconfitta contro l'Ungheria nel turno conclusivo potrebbe costare molto caro alla squadra-rivelazione del torneo, rendendo vana persino l'impresa con la Norvegia. A tutto vantaggio delle magiare, ancora in corsa nonostante una nuova figuraccia: l'Olanda della meraviglie distrugge l'Armata Brancaleone di Eszter Mátéfi, dominandola dall'inizio alla fine. Con una Katalin Pálinger non all'altezza della sua fama, e poi sostituita dalla Herr, l'Ungheria non riesce ad arginare gli attacchi rivali, e si trova rapidamente sotto. La difesa 'orange' risulta invece efficace, con l'aiuto di Marieke van der Wal, Per cui non sorprende che, con Laura van der Heijden a fare poker di reti, lo score a metà partita segni un chiaro 15-10 per i Paesi Bassi.
Che volano ancora più in alto nella ripresa: Anita Bulath non morde, e Zita Szucsanszki da sola non può fare molto, a dispetto delle sue sei reti. L'Ungheria completa il suo naufragio, l'Olanda, arrivata fino a +9, conduce in porto una meritatissima vittoria (27-19) che la tiene in corsa per le semifinali. E adesso ha un sogno proibito; sbancare la Håkons Hall e, in caso di mancate vittorie di Francia e Ungheria, sostituire le stra-favorite padrone di casa tra le fantastiche quattro. Un sogno quasi certamente destinato a rimanere tale, ma d'altronde chi avrebbe mai pensato ad un'Olanda ancora in gioco per le semifinali a questo punto del torneo? E allora, perché non continuare a crederci?
Forse perché, recuperato il pivot Heidi Løke, le scandinave sono tornate a fare paura. Ed a macinare gioco, contropiedi e vittorie. Ne fa le spese la malcapitata Ucraina, rimasta in partita per una dozzina di minuti, mettendo pure il naso avanti sul 4-3. Poi il pivot del Larvik, ripresasi dal virus intestinale che le aveva rovinato il compleanno, sale in cattedra e con un poker di reti (a fine partita ne avrà fatti sei. Su altrettanti tentativi!) spiana la strada alla Norvegia. Ci si mette anche la difesa naturalmente, favorendo contrattacchi finalizzati dai folletti norvegesi, mentre per le ex-sovietiche la via del goal diventa impraticabile. Solo due reti in 18 minuti per loro, con il tabellone che alla pausa racconta di un eloquente 13-6.
Poco da dire sulla ripresa; la Norvegia continua la sua passeggiata, e se non fosse per i portieri ucraini Maryna Vlasenko e Natalya Parhomenko, brave quanto la più famose Lunde Haraldsen dall'altro lato del campo, il passivo sarebbe ancor più umiliante. Si arriva alla sirena con un 32-19 che non lascia spazio a dubbi, e con festeggiamenti per Gro Hammerseng, MVP della sua squadra, per Nora Mørk (5 goal) sempre più realtà di questa nazionale, ed anche per la giovanissima Mari Molid, che entra nel finale e mette il suo secondo sigillo personale al torneo. Lo scivolone contro la Svezia è alle spalle, la Norvegia si è rialzata e adesso aspetta lo scontro con le olandesi per certificare il passaggio del turno, che peraltro molti davano già per scontato.
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