domenica 30 maggio 2010

Champions League Finale: Kiel - Barcellona 36-34

Il THW Kiel è campione d'Europa. Proprio come ieri, i tedeschi si sono resi protagonisti di una grandissima rimonta nell'ultima parte dell'incontro, e se nel primo caso la vittima era stata il Ciudad Real, anche oggi a bocca asciutta, dopo avere assaporato per lungo tempo il gusto della vittoria, è rimasta una squadra iberica, il Barcellona ha cui non è bastato un grandissimo David Barrufet (al quale per altro ha risposto da par suo 'il solito' Thierry Omeyer, per l'ennesima volta tanto decisivo nella sua bravura quanto irritante in certi atteggiamenti).

Catalani avanti praticamente per tre quarti dell'incontro, ma sopraffatti dalla maggiore grinta e determinazione dei 'padroni di casa' usciti alla distanza, e ancora una volta spinti da un pubblico eccezionale, per tornare sul gradino più alto della massima competizione continentale.

La Germania così conquista uno storico 'triplete' in pochi giorni: giovedì il Gummersbach vincitore della Coppa Coppe, ieri il TBV Lemgo in EHF Cup, ed oggi il Kiel dei campionissimi - da Jicha a Narcisse, da Zeitz allo stesso Omeyer naturalmente - a completare l'opera.



Come nel match di ieri i primi minuti sono spettacolari, anche se stavolta sono i rispettivi attacchi a partire con l'intensità giusta. Le difese non riescono a prendere le misure con le buone, e allora ci provano con le cattive, tanto che ben tre giocatori (Jernemyr, Ahlm, Nagy) finiscono presto sulla panca dei puniti, e nel quarto iniziale Juanin Garcìa è già andato tre volte a segno dai sette metri.

I rigori della piccola grande ala sinistra spagnola contribuiscono alla buona partenza dei blaugrana, forse non travolgenti come ieri - d'altronde il rivale è ben diverso - ma pur sempre capaci di portarsi sul 10-7. Saric ed Omeyer sembrano insolitamente fuori forma però, e vengono entrambi sostituiti. Con buoni risultati almeno per il Barcellona, che trova un David Barrufet determinato a lasciare il segno nell'ultimo atto di una straordinaria carriera: la sua prestazione aiuta gli uomini di Xavi Pascual ad allungare fino ad un promettente 15-10 al diciannovesimo, spingendo Gislasson a chiamare un necessario time-out, con il Barça all'ottantotto percento di efficacia al tiro ed i suoi intorno al cinquanta.

Thierry Omeyer oggi è in versione 'diesel'. Dopo un inizio lento, torna in campo e comincia a calibrare. Se poi ci si mettono anche Jicha, Klein e Zeitz dall'altra parte del rettangolo di gioco, per i tedeschi diventa facile riaprire i giochi, portandosi sul 15-17 ai cinque dall'intervallo. Successivamente l'estremo difensore del Kiel fa un po' di teatro ritardando una rimessa avversaria, ma ogni tanto sembra che nella pallamano ci sia una sorta di 'Lodo Omeyer' per cui al portiere francese viene consentito un po' tutto ...

Meno bene va a Borge Lund quando decide di risolvere a 'sportellate' il derby scandinavo con Jesper Noddesbo; i relativi due minuti affibbiati al norvegese lasciano le zebre in inferiorità numerica fino alla conclusione del tempo. Per loro fortuna, il tiro di Igropulo a fil di sirena si stampa contro il palo. E' forse un segno del destino: sotto 'soltanto' di tre (17-20) all'intervallo, il Kiel rimane comunque ancora in gioco.

Al ritorno in campo Omeyer continua la sua progressione con nuove, mirabolanti parate, di cui i suoi compagni non approfittano più di tanto. Una sola rete su cinque possessi per il Kiel, soprattutto a causa di quella frenesia che, per esempio, porta Jicha a cercare un'impossibile soluzione da quasi metà campo, mentre c'erano ben altre e migliori alternative per finalizzare un contropiede. Juanin Garcia punisce due volte (entrambe dai sette metri) le imprecisioni offensive delle 'zebre', e con un altra rete dell'ottimo Noddesbo si ritorna sul più cinque per Il Barça, e sul time-out per il Kiel. Una buona circolazione di palla in attacco e la scarsa capacità avversaria di trovare la via della porta (con Zeitz e soprattutto Jicha come eccezioni) sembravano indirizzare la coppa sulla via del Mediterraneo.

Ma ecco che, proprio come il giorno precedente, i campioni (anche futuri, secondo logica ...) di Germania trovano la forza di reagire e ribaltare la situazione. Il motore della riscossa è ovviamente la saracinesca umana del Kiel, che aveva appena salvato la squadra dal tracollo definitivo, ma anche la nuova difesa mista su Rutenka fa il proprio dovere mandando in crisi la manovra blaugrana in un ultimo quarto disastroso per i catalani. Con un veloce 3-0, opera di Zeitz, Narcisse e di un contropiede di Lundström dove si può cogliere tutta la grinta e la rabbia dei tedeschi, il Kiel è già a metà della 'remontada', e i suoi ventimila tifosi circa tornano a ruggire.

Né l'ennesimo (giusto) rigore trasformato da Juanin né una doppietta di Noddesbo - a Barcellona farebbero un errore STRATOSFERICO se dovessero lasciarlo partire - mettono il Barça al riparo; il Kiel è ormai diventata una perfetta macchina da guerra, dove riesce a segnare ... perfino Borge Lund (!!). Omeyer continua il suo show. Danijel Saric, ritornato al posto di un Barrufet a cui non si può chiedere di tenere il campo per tre quarti d'incontro, continua a non prenderne una, e si arriva agli ultimi dieci minuti con i catalani che sentono il fiato sul collo: solo 29-28 per gli uomini del presidente Laporta, che le telecamere inquadrano sempre più preoccupato.

Ne ha ben donde: Christian Zeitz pareggia sorprendendo una difesa quasi paralizzata, Omeyer neutralizza Sarmiento (non esattamente decisivo oggi) ed Henrik Lundström porta il THW avanti per la prima volta. Una sequenza micidiale che, oltre a costringere Xavi Pascual a chiamare time-out con colpevole ritardo, fa esplodere la Lanxess Arena, ma non basta: adesso c'è da aprire un gap che possa mettere al sicuro la vittoria di cui ormai tutti sentono il profumo nell'aria. Detto fatto: Ilic su rigore, Narcisse in contropiede e Zeitz, ed è 33-30.

Il Barça ha un'ultima impennata d'orgoglio, che non poteva avere altro protagonista se non Juanin Garcìa, a segno dall'angolo sinistro e dai sette metri. Ma se ci si mette pure il veterano Peter Gentzel, che para un ultimo rigore al fino allora infallibile spagnolo, vuol dire che è proprio finita. La 4-2 ordinata da Pascual non porta frutti, nemmeno Barrufet fa più miracoli, e quando Jicha (ancora lui, e fanno undici goal in totale) scarica dentro la porta rivale il 36-34, i giocatori possono festeggiare. Qualcuno nel modo sbagliato: Omeyer (chi altri?) non trova di meglio che andare a provocare alcuni avversari di fronte alla loro panchina; ne nasce una mezza rissa (soprattutto con Rocas) che termina con David Barrufet a cercare di spiegare al suo collega che certe cose sarebbe meglio evitarle.

In termini di classe, tra i due portieri non c'è proprio storia. Ma in termini di capacità di fare il proprio lavoro nel migliore dei modi, Thierry Omeyer ha pochi rivali, e la Coppa quest'anno la alza lui. Una fine crudele e magari ingiusta per la bella favola di Barrufet, ma anche questo fa parte dello sport.

Secondo successo nella competizione per i tedeschi, dopo quello del 2007 a spese dei connazionali del Flensburg, e vendetta sul Barça servita molto fredda, a dieci anni dalla sfida perduta nel lontano 2000. Il Kiel ha approfittato del fattore campo e, come già detto dopo il match precdente, della Formula F4 (in caso di andata-ritorno, le cose sarebbero magari andate diversamente). E con le prossime edizioni forse ancora in terra di Germania, non è detto che non si apra addirittura un ciclo …
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