sabato 29 maggio 2010

Champions League - Barcellona in Finale

Come prevedibile, e del resto ampiamente previsto, saranno i catalani a contendere il trofeo alla vincente della sfida 'galattica' tra Kiel e Ciudad Real.

Il Barcellona ha infatti sconfitto il Chekhovskie Medvedi per 34-27 (primo tempo 17-11) nell'incontro inaugurale della Final Four. Un successo maturato in una metà iniziale nella quale Juanin Garcia, Danijel Saric (entrambi fondamentali anche oggi) e compagnia hanno più o meno fatto il bello ed il cattivo tempo contro una squadra che, volente o nolente, sembrava arrivata in Germania in gita-premio. I russi infatti mettevano in mostra un attacco piuttosto imbarazzante ed una difesa capace di concedere troppo ai rivali, nonostante una buona prestazione del portiere Grams.

Inizio prevedibilmente un po' nervoso, con qualche errore in fase offensiva e difese e portieri (Danijel Saric da una parte, Oleg Grams dall'altra) sugli scudi, almeno fino a quando il buon Rutenka rompe l'equilibrio ai 2:37. Gli risponde subito Chipurin, ma con la sua 3-2-1 in difesa e una certa dinamicità in attacco (o forse è la retroguardia dei russi ad essere troppo statica?) il Barça opera il primo break. Si va sul 5-1 dopo sei minuti, grazie anche ad una paio di reti 'in tap-in' che vanificano altrettante prodezze di Grams.

Con il solito Chipurin e Dibirov, il Medvedi abbozza una reazione, ma i blaugrana non permettono loro di rientrare, anche perchè la difesa russa continua a fare acqua, ed è costretta a regalare un sette metri agli avversari, sfruttato da Juanin per portare il match sull'otto a quattro dopo una decina di minuti.

A quel punto arriva un regalo insperato ai russi, e a chiunque vorrebbe vedere un match più combattuto, sotto forma di esclusione di Oneto. Peccato che al Medvedi non riescano ad approfittarne; alcune conclusioni a dir poco scriteriate e la solita prodezza di Saric non permettono loro di rientrare, e poi Sarmiento in acrobazia ristabilisce il +4 (9-5) costringendo la panchina russa al time-out.

La piccola pausa sembra far bene a Kamanin, che mette a segno un gran goal al ritorno in campo, ma non alla difesa, che consente alla manovra avversaria di mettere tranquillamente Juanìn nella condizione ideale per mortificare di nuovo le speranze russe.

Si arriva al ventesimo minuto sul punteggio di 11-7, e soprattutto con un non proprio lusinghiero (eufemismo) 44 percento in attacco per il Chekhovskie. Nemmeno Il Barça (55 %) è stratosferico al tiro, ma con tutte le seconde possibilità che una distratta (eufemismo) difesa avversaria ha concesso loro, questo non è poi un problema ... Lo sa bene il folletto magico Juanin Garcia, che proprio in 'tap-in' porta i suoi ad un nuovo massimo vantaggio: 12-7.

Il mini-break (Filipov, e Dibirov in un raro contropiede) del Chekhovskie, così come alcune apparenti difficoltà del Barça in attacco, si rivelano una mera illusione. Sarmiento e Noddesbo (quest'ultimo ancora approfittando della lentezza difensiva rivale dopo un parata di Grams) tolgono le castagne dal fuoco per i catalani, che Rocas dall'angolo destro e Mikkel Hansen conducano a nuove vette sul 16-10, con la complicità di Saric in versione blocca-missili. Il golletto successivo di Starykh é poca cosa, anche perché Filippov si fa ipnotizzare dal portiere serbo-bosniaco e spreca un sette metri ad alcuni secondi dalla sirena.

La sensazione dopo trenta minuti è che, invece di rientrare negli spogliatoi 'solo' per l'intervallo, si potrebbe chiudere tutto qua e andare a farsi una birra (o vodka, o bottiglia di cava catalano, visti i contendenti ...) tutti insieme.

Nel secondo tempo, per fortuna (dello spettacolo) le cose cambiano un poco. Dopo una facile rete di Juanin, una palla persa dai russi ed un contropiede buttato alle ortiche in mdo assurdo da Kovalev (insomma, la solita solfa ...) il Medvedi ha finalmente una reazione di orgoglio, forse favorita dal fatto che il Barça credeva di essere già in finale. Fatto sta che quattro reti consecutive dei russi, trascinati dai soliti Filippov e Dibirov ma con pure gli altri dando finalmente il loro contributo, riaprono in maniera inaspettata l'incontro, e dalle casse della Lanxess Arena risuona persino il ballo della steppa.

Sul 19-16 i russi avrebbero addirittura la possibilità di andare sul meno due, ma Saric fa buona guardia. La farebbe anche Grams dall'altro lato, peccato che i suoi compagni (cui il portiere di Krasnodar avrà di certo moooolto da dire stasera in albergo ...) concedano per l'ennesima volta una seconda opportunità ai catalani. Ne nasce un rigore che Juanin non si fa pregare per mettere a frutto, e per ora il Barça ha scampato il pericolo. Si prosegue con uno scambio di reti, Romero (si, c'è anche lui ...) e Hansen da una parte, due goal spettacolari dall'altra, che infiammano un pubblico in maggioranza schierato con i russi, o magari solo desideroso di vedere un partita vera.

Così quando Chipunin riesce finalmente a portare i suoi a due incollature (20-22) dopo 42 minuti l'Arena va in visibilio, provocando però la reazione dei non moltissimi tifosi blaugrana, che capiscono le difficoltà della squadra e tornano a farsi sentire, ma soprattutto dei giocatori, i quali decidono che è il momento di tornare a fare sul serio. Juanin e Garabaya si incaricano di riportare i catalani a distanza di sicurezza (25-20), mentre nervosismo ed 'effetto-Saric' tornano a bloccare i russi, proprio quando sembravano sulla giusta strada per tentare una sera rimonta.

Il mini-parziale si rivela decisivo, anche perché in un nuovo scambio di reti Nagy e Noddesbo rispondono a Diburov e Kovalev. Il Barcellona arriva ai dieci dalla fine con un buon margine sugli avversari, e nella smorfia di Shelmenko, dopo che Saric gli ha neutralizzato una disperata bordata dalla lunga distanza, c'è tutta la resa del Medvedi. Così come, poco dopo, c'è tutta la gioia del Barça nel gesto di esultanza che Rutenka rivolge ai suoi tifosi dopo avere aumentato il proprio bottino personale.

Al trionfo catalano manca solo una cosa: David Barrufet. E puntualmente il mito della pallamano di Barcellona fa il suo ingresso a circa quattro minuti dalla fine, e pure nel poco tempo che gli viene concesso riesce a dimostrare che gli anni passano, ma la sua classe e bravura rimangono immutate. Negli ultimi istanti dell'incontro i blaugrana arrivano persino al più otto, uno scarto che punirebbe gli avversari anche al di là dei loro demeriti. Un ultimo gol e si va tutti negli spogliatoi sul 34-27.

Ottimo risultato per un buon Barcellona, che ha spinto sull'acceleratore quando doveva, in altri momenti ha amministrato e persino risparmiato energie per la sfida successiva, ma ha anche avuto più di un passaggio a vuoto, non dissipando del tutto i dubbi sulla squadra. Domani, contro un avversario di tutt'altro livello (chiunque esca dall'altra semifinale non lascerà all'attacco blaugrana tutto quello concesso dalla debole difesa russa oggi ...) farà meglio a non permetterseli. Altrimenti il Cant del Barça, inno della squadra che suonava nell'Arena al termine della partita questa sera, rischierà di rimanere un urlo strozzato dentro le casse, e la coppa di rimanere lontano dal museo del Camp Nou per almeno un'altra stagione.

** Barcellona-Chekhovskie Medvedi 34-27 (17-11)

Barcellona: Saric, Barrufet, Juanín García (8, 3 rig.), Boldsen, Jernemyr, Garabaya (3), Igropulo (2), Rocas (1), Sarmiento (3), Rutenka (4), Nagy (3), Oneto, Víctor Tomás (2), Iker Romero (1), Noddesbo (5), Mikkel Hansen (2).
Chekhovskie Medvedi: Grams, Shishkarev, Kovalev (2), Shelmenko (2), Ivanov (1), Chipurin (5), Rastvortsev (1), Dibirov (5), Chernoivanov, Filippov (7, 1 rig.), Starykh (2), Kamanin (2, 2 rig.), Skopintsev.
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