Dacci oggi nostra sorpresa quotidiana! Anche la quinta giornata di gare in Brasile, corrispondente al quarto turno del girone A e del gruppo B, ci ha regalato una buona dose di emozioni. Condensate quasi esclusivamente in un solo match però. Quando tutto sembrava incanalato lungo i binari dell'ovvietà, ci ha pensato ancora la Germania a fare carta straccia di ogni logica.
Delle tedesche che bene avevano figurato nei match pre-mondiali, ed ancor di più all'esordio vincente contro la Norvegia, facendo presagire un campionato di alto livello, non sembra esserci più nulla. Rimaste a galla per il rotto della cuffia nel match contro la Cina, infarcito di errori e vinto, con poco merito, dopo aver rincorso l'avversario per sessanta minuti, questa volta sono riuscite ad affogare sul serio, nel mare d'Islanda.
Un risultato ancora più sensazionale per la maniera in cui si è sviluppato: chi avrebbe puntato un centesimo sul K.O. teutonico dopo 17 minuti quando, con Mietzner, Althaus e Richter a perforare la retroguaardia nemica, la Germania era scappata addirittura sull'11-4? E invece l'imprevedibile si è fatto realtà: le tedesche hanno smarrito la via del goal (anche dai sette metri), le islandesi l'hanno ritrovata ed in una dozzina di minuti la situazione era completamente ribaltata: 13-12 per le nordiche all'intervallo.
Al ritorno in campo è battaglia: le varie 'Dottir' d'Islanda tentano persino la fuga, ma la solita Franziska Mietzner risponde e mantiene la 'mannschaft' in partita, con Sabina Richter che addirittura riporta la Germania avanti (18-17). Un fuoco di paglia: quattro atlete diverse siglano un poker di reti che regala alle scandinave il massimo vantaggio (più tre). Franziska Mietzner e compagne abbozzano una nuova rimonta, ma la rete di Anna Loerper sarà la prima personale ... e l'ultima della sua squadra.
Nei minuti finali in campo c'è solo l'Islanda, e soprattutto Karen Knútsdóttir: implacabile dai sette metri ed efficace dalla lunga distanza, il centrale islandese (che tra l'altro milita nella Bundesliga con il Blomberg-Lippe) firma il parziale in grado di mettere definitivamente in ginocchio le avversarie, per un umiliante 26-20 conclusivo che obbliga le tedesche a giocarsi la qualificazione in una sfida all'ultimo sangue con l'Angola, mentre l'Islanda è attesa da un match in teoria più agevole contro la Cina.
Se l'isola dell'Atlantico si è già da tempo ritagliata uno spazio nell'Olimpo dell'handball maschile, ora si sta dimostrando, a tempo di record, una realtà consolidata pure fra le donne. Un esempio da osservare con attenzione, e se possibile seguire!
Come accennato, la Germania affronterà in vero e proprio spareggio-qualificazione l'Angola, che ieri ha tentato di mettere in difficoltà la Norvegia, riuscendovi solo in parte. Scandinave non travolgenti, ma concrete e vincenti. Avvio equilibrato, poi un break nella seconda parte della frazione iniziale sembra chiudere i giochi in favore delle vichinghe. Così non è: la africane si rifanno pericolosamente sotto nella ripresa, arrivando fino al meno due (19-21) al 51°. Al quel punto però si fermano, e la maggiore qualità ed esperienza della truppa di Hergeirsson ha la meglio, con un cinque a uno finale che mette la posta in palio tutta in tasca alla Norvegia.
Angola penalizzata dai due cartellini rossi mostrati rispettivamente al portiere Neyde Marisa Barbosa (uscita avventata su Camilla Herrem lanciata in contrattacco) ed Elzira Barros (fallaccio su Gøril Snorroeggen) nel corso del secondo tempo. Linn Jørum Sulland (dieci reti) e Marcelina Kiala (sette) sono i top scorer delle due squadre, ma fra le campionesse olimpiche ed europee degne di nota anche le prestazioni di Riegelhuth, Herrem e del portiere Lunde-Haraldsen.
I mille paradossi di una girone imprevedibile hanno portato all'esito più prevedibile: saranno Norvegia e Montenegro a disputarsi la vittoria finale nel gruppo. Le due grandi delusioni della prima giornata sono ora al comando con sei punti. Le balcaniche ieri hanno fatto pienamente il loro dovere, persino regalandosi, per una volta, un successo tranquillo. La Cina che tanto aveva fatto penare la Germania resiste più o meno dieci minuti, poi si eclissa e lascia campo libero alle rivali, che addirittura passano dal 14-7 del minuto 22 all'imbarazzante 31-8 del 43°, frutto di un parziale di 17-1 (!!!). Il resto è pura accademia.
Il tutto senza nemmeno sprecare la Popovic, e dosando pure Katarina Bulatovic. Ci pensano Jovanka Radicevic, Majda Mehmedovic e Marija Jovanovic a fare la voce grossa per una nazionale che sembra aver recuperato stato di forma ed alternative in attacco. Le avversarie, Norvegia in primis, sono avvisate.
Se il gruppo A, regno dell'imprevedibile, resta ancora molto incerto, nel girone B succede l'esatto contrario: tutto secondo copione, e giochi fatti con un turno d'anticipo. Russia e Spagna si sono assicurate le prime due piazze, mentre Paesi Bassi e Sud Corea si contenderanno il terzo posto. Già eliminate, ed anche qui nessuna sorpresa, Kazkahistan ed Australia.
L'Armata Russa ha regolato pure l'Olanda, stavolta senza dominare troppo. Come d'abitudine, vantaggio iniziale concesso all'avversario ed immediata reazione. Ma la sfida rimane in bilico per ben una ventina di minuti, con le tulipane che potrebbero addirittura ripassare avanti, prima che il solito micidiale break (stavolta 8-1) faccia la differenza. Una decina di minuti da 'vera' Russia bastano e avanzano, e si torna negli spogliatoi sul più otto (18-10).
Partita chiusa? Ma anche no. Trascinate da Pearl van Der Wissel, efficace dalla linea come dai nove metri (a differenza di una Maura Visser sotto tono), l'Olanda prova a tornare sotto, scatenando l'ira di Trefilov. In realtà riesce solo a dimezzare il gap (17-21 poi 20-24) ma non va oltre, e vedendo come ogni resistenza si dimostrava futile, toglie il piede dall'acceleratore e risparmia un po' di benzina per lo scontro diretto con le coreane. Un parziale di 4-0, inclusa doppietta dall'ala di Polina Kuznetcova, mette al sicuro il risultato. Grande prova dai sei metri di Ludmila Bodnieva, pivot dagli occhi a mandorla che, al pari di Emilia Turey, terzino di origine africana, sa farsi valere pure in contrattacco.
Vittoria 'regolare' della Spagna, che pur senza maramaldeggiare si porta a casa i due punti e mette fuori gioco il Kazakhistan. Se il 3-O alla partenza faceva presagire un trionfo, il primo tempo si conclude con un poco glorioso 11-8. Nella ripresa Jessica Alonso, Eli Pinedo (le due migliori realizzatrici iberiche di serata) e compagnia aumentano il vantaggio, che però non finisce mai in doppia cifra. Tra le asiatiche, che dai nove metri ne azzeccano UNA su diciotto, bene la Volnukihina e la Baranovskaya.
Forse più gente in campo che sugli spalti nella 'sfida' tra Corea del Sud ed Australia. Primo tempo 24-3, finale 45-11. Nient'altro da dire. Tutti a casa felici e contenti (beh, le australiane magari non tanto ...).
Delle tedesche che bene avevano figurato nei match pre-mondiali, ed ancor di più all'esordio vincente contro la Norvegia, facendo presagire un campionato di alto livello, non sembra esserci più nulla. Rimaste a galla per il rotto della cuffia nel match contro la Cina, infarcito di errori e vinto, con poco merito, dopo aver rincorso l'avversario per sessanta minuti, questa volta sono riuscite ad affogare sul serio, nel mare d'Islanda.
Un risultato ancora più sensazionale per la maniera in cui si è sviluppato: chi avrebbe puntato un centesimo sul K.O. teutonico dopo 17 minuti quando, con Mietzner, Althaus e Richter a perforare la retroguaardia nemica, la Germania era scappata addirittura sull'11-4? E invece l'imprevedibile si è fatto realtà: le tedesche hanno smarrito la via del goal (anche dai sette metri), le islandesi l'hanno ritrovata ed in una dozzina di minuti la situazione era completamente ribaltata: 13-12 per le nordiche all'intervallo.
Al ritorno in campo è battaglia: le varie 'Dottir' d'Islanda tentano persino la fuga, ma la solita Franziska Mietzner risponde e mantiene la 'mannschaft' in partita, con Sabina Richter che addirittura riporta la Germania avanti (18-17). Un fuoco di paglia: quattro atlete diverse siglano un poker di reti che regala alle scandinave il massimo vantaggio (più tre). Franziska Mietzner e compagne abbozzano una nuova rimonta, ma la rete di Anna Loerper sarà la prima personale ... e l'ultima della sua squadra.
Nei minuti finali in campo c'è solo l'Islanda, e soprattutto Karen Knútsdóttir: implacabile dai sette metri ed efficace dalla lunga distanza, il centrale islandese (che tra l'altro milita nella Bundesliga con il Blomberg-Lippe) firma il parziale in grado di mettere definitivamente in ginocchio le avversarie, per un umiliante 26-20 conclusivo che obbliga le tedesche a giocarsi la qualificazione in una sfida all'ultimo sangue con l'Angola, mentre l'Islanda è attesa da un match in teoria più agevole contro la Cina.
Se l'isola dell'Atlantico si è già da tempo ritagliata uno spazio nell'Olimpo dell'handball maschile, ora si sta dimostrando, a tempo di record, una realtà consolidata pure fra le donne. Un esempio da osservare con attenzione, e se possibile seguire!
Come accennato, la Germania affronterà in vero e proprio spareggio-qualificazione l'Angola, che ieri ha tentato di mettere in difficoltà la Norvegia, riuscendovi solo in parte. Scandinave non travolgenti, ma concrete e vincenti. Avvio equilibrato, poi un break nella seconda parte della frazione iniziale sembra chiudere i giochi in favore delle vichinghe. Così non è: la africane si rifanno pericolosamente sotto nella ripresa, arrivando fino al meno due (19-21) al 51°. Al quel punto però si fermano, e la maggiore qualità ed esperienza della truppa di Hergeirsson ha la meglio, con un cinque a uno finale che mette la posta in palio tutta in tasca alla Norvegia.
Angola penalizzata dai due cartellini rossi mostrati rispettivamente al portiere Neyde Marisa Barbosa (uscita avventata su Camilla Herrem lanciata in contrattacco) ed Elzira Barros (fallaccio su Gøril Snorroeggen) nel corso del secondo tempo. Linn Jørum Sulland (dieci reti) e Marcelina Kiala (sette) sono i top scorer delle due squadre, ma fra le campionesse olimpiche ed europee degne di nota anche le prestazioni di Riegelhuth, Herrem e del portiere Lunde-Haraldsen.
I mille paradossi di una girone imprevedibile hanno portato all'esito più prevedibile: saranno Norvegia e Montenegro a disputarsi la vittoria finale nel gruppo. Le due grandi delusioni della prima giornata sono ora al comando con sei punti. Le balcaniche ieri hanno fatto pienamente il loro dovere, persino regalandosi, per una volta, un successo tranquillo. La Cina che tanto aveva fatto penare la Germania resiste più o meno dieci minuti, poi si eclissa e lascia campo libero alle rivali, che addirittura passano dal 14-7 del minuto 22 all'imbarazzante 31-8 del 43°, frutto di un parziale di 17-1 (!!!). Il resto è pura accademia.
Il tutto senza nemmeno sprecare la Popovic, e dosando pure Katarina Bulatovic. Ci pensano Jovanka Radicevic, Majda Mehmedovic e Marija Jovanovic a fare la voce grossa per una nazionale che sembra aver recuperato stato di forma ed alternative in attacco. Le avversarie, Norvegia in primis, sono avvisate.
Se il gruppo A, regno dell'imprevedibile, resta ancora molto incerto, nel girone B succede l'esatto contrario: tutto secondo copione, e giochi fatti con un turno d'anticipo. Russia e Spagna si sono assicurate le prime due piazze, mentre Paesi Bassi e Sud Corea si contenderanno il terzo posto. Già eliminate, ed anche qui nessuna sorpresa, Kazkahistan ed Australia.
L'Armata Russa ha regolato pure l'Olanda, stavolta senza dominare troppo. Come d'abitudine, vantaggio iniziale concesso all'avversario ed immediata reazione. Ma la sfida rimane in bilico per ben una ventina di minuti, con le tulipane che potrebbero addirittura ripassare avanti, prima che il solito micidiale break (stavolta 8-1) faccia la differenza. Una decina di minuti da 'vera' Russia bastano e avanzano, e si torna negli spogliatoi sul più otto (18-10).
Partita chiusa? Ma anche no. Trascinate da Pearl van Der Wissel, efficace dalla linea come dai nove metri (a differenza di una Maura Visser sotto tono), l'Olanda prova a tornare sotto, scatenando l'ira di Trefilov. In realtà riesce solo a dimezzare il gap (17-21 poi 20-24) ma non va oltre, e vedendo come ogni resistenza si dimostrava futile, toglie il piede dall'acceleratore e risparmia un po' di benzina per lo scontro diretto con le coreane. Un parziale di 4-0, inclusa doppietta dall'ala di Polina Kuznetcova, mette al sicuro il risultato. Grande prova dai sei metri di Ludmila Bodnieva, pivot dagli occhi a mandorla che, al pari di Emilia Turey, terzino di origine africana, sa farsi valere pure in contrattacco.
Vittoria 'regolare' della Spagna, che pur senza maramaldeggiare si porta a casa i due punti e mette fuori gioco il Kazakhistan. Se il 3-O alla partenza faceva presagire un trionfo, il primo tempo si conclude con un poco glorioso 11-8. Nella ripresa Jessica Alonso, Eli Pinedo (le due migliori realizzatrici iberiche di serata) e compagnia aumentano il vantaggio, che però non finisce mai in doppia cifra. Tra le asiatiche, che dai nove metri ne azzeccano UNA su diciotto, bene la Volnukihina e la Baranovskaya.
Forse più gente in campo che sugli spalti nella 'sfida' tra Corea del Sud ed Australia. Primo tempo 24-3, finale 45-11. Nient'altro da dire. Tutti a casa felici e contenti (beh, le australiane magari non tanto ...).
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