Da svidaniya Rossiya!! Dopo tre edizioni consecutive vinte, l'Armata Russa è costretta ad abdicare. Nel giorno in cui Trefilov perde il vocione, le sue ragazze perdono lo scettro mondiale. Non solo, ma finiscono addirittura fuori dal podio, concludendo nel peggiore dei modi la difesa del titolo, cominciata alla grande ma proseguita in maniera sempre meno convincente fino al K.O. nei quarti. Colpa, o merito a seconda dei punti di vista, della Francia di Olivier Krumbholz, cresciuta progressivamente ed inesorabilmente fino all'impresa di ieri.
Che non tirasse buona aria per Postnova e compagnia lo si era capito nel primo quarto d'ora, con la Francia a rispondere colpo su colpo alle avversarie, e la Pineau a siglare il 7-5 a metà frazione. Una difesa rocciosa e le parate di Amandine Leynaud aprono la strada alle Bleues, che verso l'intervallo si trovano fra le mani un'occasione d'oro: in vantaggio, in doppia superiorità numerica, e con Audrey Deroin ai sette metri per trasformare un rigore. Mai vendere la pelle dell'orso (russo) prima di averlo preso, però: Anna Sedoykina respinge il tiro al mittente, la Russia non molla e si torna negli spogliatoi con i giochi ancora aperti (13-12 transalpino).
Firma d'autore (Ludmila Postnova) sul pareggio che battezza il secondo tempo, ma è solo un'illusione: la Francia dal muro difensivo invalicabile scappa ancora, con Kamto prima ed una Lacrabere in grande spolvero poi a condurla sul 20-16 e addirittura sul +5 (24-19). Partita chiusa e fino di un ciclo? Non ancora. La rabbia dell'orso, le parate di Sedoykina, e qualche errore di troppo francese in attacco, permettono alle campionesse - più che mai uscenti - di metterne quattro di fila e tornare a ridosso delle rivali.
E lì si fermano: gli ultimi tre minuti senza goal all'attivo, con Leynaud a respingere il tiro di Davydenko che avrebbe forse riaperto il match, sanciscono l'impotenza e la resa definitiva dello 'squadrone' russo. Le francesi possono sfogare tutta la loro gioia per un risultato di enorme prestigio: le semifinali e la zona-medaglie sono una realtà, ma a questo punto credere ad un ritorno sul tetto del mondo dopo otto anni non è proibito.
La Francia lotterà per l'accesso alla finale contro la Danimarca, che a distanza di due anni si è vendicata dell'Angola battendola per 27-22. Successo forse ancor meno tribolato del previsto per le scandinave, avanti in pratica lungo l'intero incontro. Al buon avvio danese non sono estranee la solita efficace fase difensiva, le parate di Christina Pedersen e nemmeno i troppi errori della manovra angolana; dopo aver eguagliato lo storico passaggio ai quarti, le africane sembravano aver ormai esaurito le pile. Alla pausa è 15-11 per la Danimarca.
Spinta dal tifo sugli spalti, l'Angola ha un ultimo sussulto d'orgoglio quando con tre reti di fila si porta sul 19-20, e si trova fra le mani pure la palla del possibile pareggio. Che non riesce a sfruttare, e le danesi la puniscono, ancora una volta con la complicità del loro ottimo estremo difensore e di contropiedi micidiali. Ai sette dalla fine il tabellone segna 25-21; partita chiusa?
In pratica sì. L'Angola non riuscirà mai più a pungere, e la squadra di Jan Pytlick condurrà in porto un grande risultato: l'approdo alle semifinali, che segue il quarto posto all'Europeo casalingo del 2010, è motivo d'orgoglio per una formazione obbligata a fare i conti con svariate assenze ed infortuni, ma che ha pure 'scoperto' giovanissime di grande talento come, ad esempio, la 19enne Louise Burgaard, anche ieri straordinaria dai nove metri.
Alle angolane, penalizzate dalla cattiva forma di Marcelina Kiala, rimane la soddisfazione per il traguardo raggiunto, e la conferma dello status di migliore nazionale africana. Un più che verosimile trionfo ai prossimi campionati continentali le proietterebbe direttamente alle Olimpiadi di Londra.
Che non tirasse buona aria per Postnova e compagnia lo si era capito nel primo quarto d'ora, con la Francia a rispondere colpo su colpo alle avversarie, e la Pineau a siglare il 7-5 a metà frazione. Una difesa rocciosa e le parate di Amandine Leynaud aprono la strada alle Bleues, che verso l'intervallo si trovano fra le mani un'occasione d'oro: in vantaggio, in doppia superiorità numerica, e con Audrey Deroin ai sette metri per trasformare un rigore. Mai vendere la pelle dell'orso (russo) prima di averlo preso, però: Anna Sedoykina respinge il tiro al mittente, la Russia non molla e si torna negli spogliatoi con i giochi ancora aperti (13-12 transalpino).
Firma d'autore (Ludmila Postnova) sul pareggio che battezza il secondo tempo, ma è solo un'illusione: la Francia dal muro difensivo invalicabile scappa ancora, con Kamto prima ed una Lacrabere in grande spolvero poi a condurla sul 20-16 e addirittura sul +5 (24-19). Partita chiusa e fino di un ciclo? Non ancora. La rabbia dell'orso, le parate di Sedoykina, e qualche errore di troppo francese in attacco, permettono alle campionesse - più che mai uscenti - di metterne quattro di fila e tornare a ridosso delle rivali.
E lì si fermano: gli ultimi tre minuti senza goal all'attivo, con Leynaud a respingere il tiro di Davydenko che avrebbe forse riaperto il match, sanciscono l'impotenza e la resa definitiva dello 'squadrone' russo. Le francesi possono sfogare tutta la loro gioia per un risultato di enorme prestigio: le semifinali e la zona-medaglie sono una realtà, ma a questo punto credere ad un ritorno sul tetto del mondo dopo otto anni non è proibito.
La Francia lotterà per l'accesso alla finale contro la Danimarca, che a distanza di due anni si è vendicata dell'Angola battendola per 27-22. Successo forse ancor meno tribolato del previsto per le scandinave, avanti in pratica lungo l'intero incontro. Al buon avvio danese non sono estranee la solita efficace fase difensiva, le parate di Christina Pedersen e nemmeno i troppi errori della manovra angolana; dopo aver eguagliato lo storico passaggio ai quarti, le africane sembravano aver ormai esaurito le pile. Alla pausa è 15-11 per la Danimarca.
Spinta dal tifo sugli spalti, l'Angola ha un ultimo sussulto d'orgoglio quando con tre reti di fila si porta sul 19-20, e si trova fra le mani pure la palla del possibile pareggio. Che non riesce a sfruttare, e le danesi la puniscono, ancora una volta con la complicità del loro ottimo estremo difensore e di contropiedi micidiali. Ai sette dalla fine il tabellone segna 25-21; partita chiusa?
In pratica sì. L'Angola non riuscirà mai più a pungere, e la squadra di Jan Pytlick condurrà in porto un grande risultato: l'approdo alle semifinali, che segue il quarto posto all'Europeo casalingo del 2010, è motivo d'orgoglio per una formazione obbligata a fare i conti con svariate assenze ed infortuni, ma che ha pure 'scoperto' giovanissime di grande talento come, ad esempio, la 19enne Louise Burgaard, anche ieri straordinaria dai nove metri.
Alle angolane, penalizzate dalla cattiva forma di Marcelina Kiala, rimane la soddisfazione per il traguardo raggiunto, e la conferma dello status di migliore nazionale africana. Un più che verosimile trionfo ai prossimi campionati continentali le proietterebbe direttamente alle Olimpiadi di Londra.
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