Ai Mondiali di pallamano femminile in corso di svolgimento in Brasile si fa sempre più sul serio. Messi in archivio gli ottavi, tocca ora ai quarti di finale, che vanno in scena oggi.
La sfida più interessante è forse quella di apertura: alle ore 14:45 si affrontano Russia e Francia, in una riedizione della finalissima di due anni fa vinta dalle russe. Si tratta di due compagini di elevata qualità che, se non fossero obbligate a darsi battaglia così 'presto', rischierebbero entrambe di finire ancora sul podio.
La Russia è giunta ai quarti esibendo cifre da autentico rullo compressore, anche se le ultime due prestazioni hanno lasciato qualche dubbio. Dopo il mediocre primo tempo contro il Kazakhistan, infatti, è arrivato un successo forse più tribolato del previsto a spese della matricola terribile Islanda. Russe come da 'tradizione' a concedere il primo goal alle avversarie per poi reagire immediatamente, ma incapaci di fare la differenza sino al ventesimo minuto circa, quando si era ancora in parità grazie alla grinta delle nordiche ed al loro portiere Gudny Asmundsdottir.
E nonostante il +3 (15-12) dell'intervallo il match resterà in bilico ancora a lungo, prima che la maggiore qualità ed esperienza, ma soprattutto l'enorme disparità delle panchine, escano fuori. A quel punto le ragazze di Trefilov, che dispongono di maggiori e migliori ricambi, possono marmaldeggiare, e la parte finale dell'incontro è un atto di bullismo contro le inesperte avversarie, ormai a secco di benzina ed incapaci di abbattere il muro difensivo nemico. Tanto da finire con uno score di 30-19, decisamente bugiardo per quello che si era visto in due terzi di gara. Islandesi che escono comunque a testa alta, mentre fra le russe torna a brillare Ludmila Postnova: quando la posta in palio è elevata, lei riesce sempre, o quasi sempre, a risultare decisiva.
Vittoria non facile anche per le Bleues, che si impongono in rimonta sulla Svezia. Il primo tempo della sfida tra le vice-campionesse mondiali e quelle europee è di marca scandinava, con Isabelle Gulldén ed Annika Wiel sugli scudi, e Paule Badoin a tenere a galla le francesi, definitivamente prive di Mariana Signate, infortunatasi all'occhio in allenamento. Le gialloblu conducono anche per buona parte della ripresa, ma un parziale di 6-0, firmato soprattutto dalla coppia Pineau-Badoin, cambia completamente la partita in appena sette minuti (dal 47° al 54°). L'inerzia è tutta dalla parte transalpina, e nemmeno una doppietta di Linnea Tortsensson, uscita alla grande nel secondo tempo, potrà rimettere le cose a posto. Svedesi out, per Krumbholz si prospetta la rivincita (o riperdita?) contro Trefilov.
Aria di deja-vu pure nell'imminente sfida tra Angola e Danimarca. L'inatteso K.O. (28-23) contro le allora ormai eliminate africane nella seconda fase a gruppi del torneo 2009 è costato carissima alle scandinave, segnando di fatto la loro eliminazione dal Mondiale cinese. A casa Pytlick c'è sete di vendetta, ma una loro vittoria odierna contro le africane, di nuovo così avanti dopo quattro anni a dispetto di qualunque problema economico, non è poi scontata.
Entrambe le protagoniste della sfida delle 17:30 si sono qualificate lottando. Le ragazze di coach Francisco Eduardo sono uscite vincente da un tiratissimo match punto-a-punto contro la Corea del Sud, la forse può recriminare qualcosa sulla direzione di gara delle sorelle Bonaventura, mentre le danesi, favorite sulla carta, hanno rischiato l'inverosimile contro il Giappone, arresosi solo dopo i tempi supplementari. Il 3-1 pro-scandinavo dopo sette minuti si è rivelato una mera illusione: la sfida rimane su binari di equilibrio per tutto il primo tempo, con addirittura un mini-break in chiusura, nel quale ci mette lo zampino una Shio Fuji anche stavolta prolifica, a portare le atlete del Sol Levante negli spogliatoi sul più due (11-9).
Riscossa vichinga nella ripresa? Mica tanto: se il 4-1 pro-Pytlick dei primi dieci minuti riporta avanti le biancorosse (13-12), poi è ancora Giappone. Mayuko Isgitate sigilla il triplo vantaggio (19-16) nipponico a solo quattro giri di lancetta dalla sirena. A quel punto le asiatiche si trovano in mano una qualificazione storica, ma non sanno approfittarne: la difesa scandinava, pure in questo caso efficacissima, ed il portiere Christina Pedersen (straordinaria con l'oltre 50 percento di salvataggi) fanno la loro parte, ed una tripletta griffata da Melgaard, Larsen e Norgaard, quest'ultima dai sette metri, riacciuffa la parità proprio allo scadere.
Scongiurato in extremis il pericolo di eliminazione dopo sessanta minuti avvincenti seppur avari di reti (ma con la truppa Pytlick in campo questa è la regola...), le danesi riescono ad imporsi in un extra-time ad ogni modo combattuto, però alla fine deciso da una Trine Troelsen ultima trascinatrice delle sue.
La sfida più interessante è forse quella di apertura: alle ore 14:45 si affrontano Russia e Francia, in una riedizione della finalissima di due anni fa vinta dalle russe. Si tratta di due compagini di elevata qualità che, se non fossero obbligate a darsi battaglia così 'presto', rischierebbero entrambe di finire ancora sul podio.
La Russia è giunta ai quarti esibendo cifre da autentico rullo compressore, anche se le ultime due prestazioni hanno lasciato qualche dubbio. Dopo il mediocre primo tempo contro il Kazakhistan, infatti, è arrivato un successo forse più tribolato del previsto a spese della matricola terribile Islanda. Russe come da 'tradizione' a concedere il primo goal alle avversarie per poi reagire immediatamente, ma incapaci di fare la differenza sino al ventesimo minuto circa, quando si era ancora in parità grazie alla grinta delle nordiche ed al loro portiere Gudny Asmundsdottir.
E nonostante il +3 (15-12) dell'intervallo il match resterà in bilico ancora a lungo, prima che la maggiore qualità ed esperienza, ma soprattutto l'enorme disparità delle panchine, escano fuori. A quel punto le ragazze di Trefilov, che dispongono di maggiori e migliori ricambi, possono marmaldeggiare, e la parte finale dell'incontro è un atto di bullismo contro le inesperte avversarie, ormai a secco di benzina ed incapaci di abbattere il muro difensivo nemico. Tanto da finire con uno score di 30-19, decisamente bugiardo per quello che si era visto in due terzi di gara. Islandesi che escono comunque a testa alta, mentre fra le russe torna a brillare Ludmila Postnova: quando la posta in palio è elevata, lei riesce sempre, o quasi sempre, a risultare decisiva.
Vittoria non facile anche per le Bleues, che si impongono in rimonta sulla Svezia. Il primo tempo della sfida tra le vice-campionesse mondiali e quelle europee è di marca scandinava, con Isabelle Gulldén ed Annika Wiel sugli scudi, e Paule Badoin a tenere a galla le francesi, definitivamente prive di Mariana Signate, infortunatasi all'occhio in allenamento. Le gialloblu conducono anche per buona parte della ripresa, ma un parziale di 6-0, firmato soprattutto dalla coppia Pineau-Badoin, cambia completamente la partita in appena sette minuti (dal 47° al 54°). L'inerzia è tutta dalla parte transalpina, e nemmeno una doppietta di Linnea Tortsensson, uscita alla grande nel secondo tempo, potrà rimettere le cose a posto. Svedesi out, per Krumbholz si prospetta la rivincita (o riperdita?) contro Trefilov.
Aria di deja-vu pure nell'imminente sfida tra Angola e Danimarca. L'inatteso K.O. (28-23) contro le allora ormai eliminate africane nella seconda fase a gruppi del torneo 2009 è costato carissima alle scandinave, segnando di fatto la loro eliminazione dal Mondiale cinese. A casa Pytlick c'è sete di vendetta, ma una loro vittoria odierna contro le africane, di nuovo così avanti dopo quattro anni a dispetto di qualunque problema economico, non è poi scontata.
Entrambe le protagoniste della sfida delle 17:30 si sono qualificate lottando. Le ragazze di coach Francisco Eduardo sono uscite vincente da un tiratissimo match punto-a-punto contro la Corea del Sud, la forse può recriminare qualcosa sulla direzione di gara delle sorelle Bonaventura, mentre le danesi, favorite sulla carta, hanno rischiato l'inverosimile contro il Giappone, arresosi solo dopo i tempi supplementari. Il 3-1 pro-scandinavo dopo sette minuti si è rivelato una mera illusione: la sfida rimane su binari di equilibrio per tutto il primo tempo, con addirittura un mini-break in chiusura, nel quale ci mette lo zampino una Shio Fuji anche stavolta prolifica, a portare le atlete del Sol Levante negli spogliatoi sul più due (11-9).
Riscossa vichinga nella ripresa? Mica tanto: se il 4-1 pro-Pytlick dei primi dieci minuti riporta avanti le biancorosse (13-12), poi è ancora Giappone. Mayuko Isgitate sigilla il triplo vantaggio (19-16) nipponico a solo quattro giri di lancetta dalla sirena. A quel punto le asiatiche si trovano in mano una qualificazione storica, ma non sanno approfittarne: la difesa scandinava, pure in questo caso efficacissima, ed il portiere Christina Pedersen (straordinaria con l'oltre 50 percento di salvataggi) fanno la loro parte, ed una tripletta griffata da Melgaard, Larsen e Norgaard, quest'ultima dai sette metri, riacciuffa la parità proprio allo scadere.
Scongiurato in extremis il pericolo di eliminazione dopo sessanta minuti avvincenti seppur avari di reti (ma con la truppa Pytlick in campo questa è la regola...), le danesi riescono ad imporsi in un extra-time ad ogni modo combattuto, però alla fine deciso da una Trine Troelsen ultima trascinatrice delle sue.
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