La prima fase della manifestazione è giunta al traguardo venerdì, più o meno rispettando tutti i pronostici, o quasi.
L'eccezione più rilevante si chiama Germania. Dopo i buoni risultati nei match di preparazione, e l'ottimo debutto contro la Norvegia, le ragazze di Heine Jensen parevano in grado di cancellare facilmente il disastro europeo dell'anno scorso. E invece ci sono ricascate. Come se il trionfo iniziale sulle regine olimpiche e continentali avesse prosciugato tutte le loro energie, le tedesche sono andate costantemente in calando. Prima la sconfitta col Montenegro, poi la mediocre gara con la Cina vinta senza merito, quindi il K.O. con l'Islanda, e ieri la ciliegina su una torta indigesta: la squadra si fa trovare impreparata all'appuntamento decisivo contro l'Angola, e finisce meritatamente fuori al primo turno. Ora le attende il Kazkahistan nella President's Cup …
Il capolavoro (in negativo) si materializza nei primi trenta minuti quando, dopo lo scambio di reti iniziale, le africane provano con successo la fuga. Stefanie Melbeck viene lasciata troppo da sola a sostenere la fase offensiva, la difesa fa spesso e volentieri acqua, e si giunge all'intervallo sul 14-10. Le parate di Clara Woltering, fra le poche superstiti del naufragio germanico, tengono a galla la 'mannschaft' nella ripresa, almeno fino a metà tempo quando tre reti consecutive portano l'Angola sul 20-14 e paiono chiudere il match. La reazione delle tedesche arriva troppo tardi, e riesce solo a dimezzare lo scarto. Ormai la frittata è fatta: Germania out, africane trascinate dalle sorelle Kiala, dal pivot Bombo Calandula e dal portiere Barbosa alla fase ad eliminazione diretta, addirittura come seconde di gruppo, con buone possibilità di raggiungere (non sarebbe la prima volta) i quarti di finale.
Di seguito vanno in campo Norvegia e Montenegro, impegnate a contendersi il primato finale del Gruppo A. Partita dura, con le ex yugoslave a sfoggiare la loro difesa tradizionalmente molto aggressiva. Stavolta però non tollerata dalle sorelle Bonaventura, che le mandano sulla panca dei cattivi ben dieci volte (se non è un record poco ci manca...). Dopo lo 0-2 della partenza, nove reti scandinave di fila, con Karoline Dyhre Breivang a far da spalla a una Linn Jørum Sulland infallibile dai sette metri (e moooolto meno efficace sui tiri da lontano) portano i tifosi vichinghi a credere davvero ad una passeggiata. L'illusione evapora subito: i numeri di Katarina Bulatović ed un doppio due minuti dato quasi in contemporanea alle nordiche tengono il Montenegro in partita.
Con la Herrem a farsi valere dall'ala sinistra, e la Lunde-Haraldsen all'erta fra i pali, la Norvegia sembra tenere a bada le smanie avversarie nella seconda parte. Ma nell'ultimo quarto d'ora salgono in cattedra Marija Jovanović e soprattutto Bojana Popović, che trafiggendo più volte l'ex compagna di club e vittorie (al Viborg HK danese) conduce le sue fino alle porte del colpaccio. Dove però si arrestano. Complici indice e medio delle Bonaventura, che non smettono di rifilare due minuti su due minuti alle balcaniche (ne faranno le spese soprattutto l'altra Bulatović, Andjela, ed una Mehmetović in serata no) la rimonta risulta incompleta, e pur mostrando qualche incertezza di troppo in attacco le norvegesi possono celebrare una vittoria stiracchiata (28-27 lo score finale) ma utilissima.
Chiude il girone l'Islanda, già certa di una storica qualificazione agli ottavi ancor prima di scendere in campo. Le varie 'Dottir' regolano la Cina grazie ad una partenza fulminante: 5-0 dopo sei minuti. Poi ci pensano i micidiali contrattacchi finalizzati da Dagný Skúladóttir a tenere le asiatiche a debita distanza. La piccola isola dell'Atlantico vola alla seconda fase, lasciando sul cammino una vittima eccellente: la Germania. In ambito maschile sarebbe quasi ordinaria amministrazione, tra le donne è una novità rivelatrice di come, se si lavora bene, nulla è impossibile. Una lezione anche per noi ...
Nel Gruppo B contava veramente solo il match tra Olanda e Sud Corea, uno spareggio per il terzo posto. S'impongono in scioltezza le asiatiche, brave a prendere la sfida in mano dopo una decina di minuti e non mollarla più, chiudendo i giochi entro la pausa (18-10 per loro). Con l'infallibile Cha Youn Kim a colpire la retroguardia avversaria dai sei metri, il gap arriva sino ad un imbarazzante 23-11 in apertura di ripresa. Una volta compiuta la loro missione, le coreane decidono di risparmiare le energie rimanenti per la prossima sfida (contro l'Angola), ed il margine si assesta sul più dodici della sirena. Portieri olandesi sotto tono, ma è l'intera squadra orange ad aver smarrito la 'magia' degli scorsi campionati europei. L'ottavo di finale contro la Norvegia si presenta, purtroppo per loro, a senso unico.
Negli altri due confronti, le spagnole, ora attese dal duro match con il Montenegro, sbrigano la pratica Australia mantenendo la peggior squadra (come tradizione vuole) del torneo sotto la doppia cifra di reti. Il derby Russia - Kazakhistan si rivela sorprendentemente equilibrato per trenta minuti (13 pari all'intervallo, con le kazake a permettersi addirittura una serie di doppi vantaggi ...), ma quando la Truppa Trefilov ingrana la marcia, con la 'solita' Irina Bliznova a mettere finalmente qualche goal a referto (la Turey invece distribuirà i suoi contrattacchi più equamente tra primo e secondo tempo) ne esce un eloquentissimo parziale di 21-6, frutto in particolare del 9-0 piazzato a cavallo tra il 42° ed il 51°. Sarà anche prematuro darle la Coppa in anticipo, ma al momento la Russia ha tutti i crismi di un macchina da guerra perfetta che fa quel che vuole, quando vuole ...
Tutto il contrario della Romania, pozzo senza fondo di delusioni. Non c'è limite al peggio per la squadra di Voina che, dopo l'inizio stentato con Tunisia e Cuba, il mezzo-harakiri col Giappone e la sconfitta ad opera del Brasile estrae dal cilindro la peggior prestazione degli ultimi tempi, ed una delle peggiori di sempre, finendo asfaltata dalla Francia: 20-12 dopo trenta minuti, 39-20 a fine partita!! E pensare che nel primo quarto d'ora gioco si era visto un gruppo finalmente dignitoso, in grado di rispondere colpo su colpo ad un avversario quotato e mettere il naso avanti più di una volta. Poi, il tracollo completo, con una squadra, incapace di perforare il muro difensivo avversario e molto spesso punita in contropiede da Deroin e socie, che nella ripresa si lascia del tutto andare ... Simbolo della débacle, se dobbiamo sceglierne uno, lo zero su sei al tiro di Aurelia Bradeanu, non esattamente l'ultima arrivata in campo.
Le troppe assenze di peso giustificano solo parzialmente quanto abbiamo visto. Nulla pero è compromesso, la 'tricolore' rimane ancora in gioco, e la sfida da dentro o fuori contro la Croazia non sembra così impossibile. Ci vuole 'solo' un cambio totale di rotta. Saranno in grado di attuarlo?
Per appena due reti, le rumene mancano l'impresa di farsi superare in classifica dal Giappone, al contrario una delle novità più gradite del Mondiale. Le nipponiche certificano il passaggio agli ottavi mettendosi in tasca i due punti (ne bastava uno) del match contro Cuba. Ancora una volta latino-americane in partita per qualche minuto, grazie ad una difesa decente. Poi Shio Fuji, attuale capocannoniera dei Mondiali (ma Shiori Kamimachi stavolta ha segnato più di lei) infilino cinque reti di seguito e scavano un solco decisivo. 16-9 alla pausa, 20-9 a inizio ripresa tanto per evitare rischi. Il resto è accademia, con Maricet Fernandez e la Lusson ad aumentare i rispettivi bottini personali sul lato cubano.
Brasile già primo nel Gruppo C, Tunisia già eliminata. Ne esce una sfida senza pressione, e senza stelle di prima grandezza come la Amorim e la Do Nascimento; più spazio alle seconde linee quindi, anche in porta. Nordafricane avanti nel primo tempo grazie al trio Marzouk - Toumi - Chebba, ma il Brasile reagisce al ritorno in campo. La successiva battaglia punto a punto è emozionante, e culmina con una clamorosa rete, a fil di sirena, del portiere Babi Arenhardt, che dalla propria area manda un pallonetto a infilarsi beffardo nella rete avversaria. E la Torçida esplode!
Il derby scandinavo tra Svezia e Danimarca sigilla il Gruppo D. Le danesi mettono in tasca i due punti anche questa volta, relegando la 'cugine' al terzo posto finale nel girone, Partita non spettacolare (raramente lo sono quando di mezzo c'è Jan Pytlick con le sua difese arcigne) e dal punteggio basso, ma avvincente. Il 5-1 iniziale fomenta miraggi di una facile vittoria per le biancorosse, però la Svezia reagisce subito. Trascinatrice delle vice-campionesse d'Europa è Johanna Alm, atleta che milita proprio in Danimarca con il Viborg HK, la quale andrà a segno otto volte. Peccato che, contro la forte retroguardia di Pytlick e due portieri in forma (Christina Pedersen ma soprattutto Karin Mortensen), le reti della centrale svedese, pur combinate ai numeri di Cecilia Grundström fra i pali, non riusciranno a garantire la vittoria, Che al contrario va, con il minimo scarto, alle danesi, 'graziate' dal tiro franco sbagliato allo scadere da una Linnea Torstenson in serata negativa. Danimarca sempre più candidata ad una piazza sul podio finale, a dispetto delle non poche assenze.
Sull'onda dell'entusiasmo per lo storico trionfo sull'Argentina, l'Uruguay per un tempo coltiva addirittura illusioni di passaggio del turno. E invece è l'Africa a festeggiare un'altra squadra, dopo l'Angola, agli ottavi di finale, per merito della Costa D'Avorio. Partenza a sorpresa delle sudamericane, che vanno due volte in doppio vantaggio, e mettono la testa avanti pure verso la fine del primo tempo, conclusosi sul 12 pari. Jussara Castro protagonista dei primi trenta minuti uruguagi, mentre sul lato ivoriano, oltre alla solita premiata ditta Gondo & Mambo, da segnalare i goal di Sery Toualy e le parate di Amenan Koffi che tengono la squadra a galla. Evitato il naufragio nella metà iniziale, le africane tornano in campo con un ritmo ben diverso, e piazzano subito un break che le lancia verso la qualificazione. L'Uruguay 'risponde' con troppi errori in attacco, ed il 24-16 segnato dal tabellone al 46° minuto non lascia dubbi su chi vincerà l'incontro.
Già certa del secondo posto nel girone, la Croazia scende in campo per onor di firma e, pur senza entusiasmare, si porta a cada la vittoria contro l'Argentina che chiude la prima fase a zero punti. Primo tempo, conclusosi sul 9-11, da dimenticare per le slave, subito trafitte tre volte in altrettanti minuti, ed in pratica costantemente a rincorrere. La musica non cambia ad inizio ripresa, tanto che la squadra di Canjuga troverà il pareggio solo al quarantunesimo, ed a poco più di un quarto d'ora dalla fine il tabellone segnerà ancora 14 goal per parte. Un sussulto di dignità, firmato da Dijana Jovetić del Budućnost e Maja Zebić, le due top scorer di giornata delle balcaniche, permetterà loro di accelerare e staccare le avversarie, riportando il match su binari più consoni ai valori in campo, nell'ultima parte della gara, ed arrivare fino al più cinque (23-18) della sirena.
L'eccezione più rilevante si chiama Germania. Dopo i buoni risultati nei match di preparazione, e l'ottimo debutto contro la Norvegia, le ragazze di Heine Jensen parevano in grado di cancellare facilmente il disastro europeo dell'anno scorso. E invece ci sono ricascate. Come se il trionfo iniziale sulle regine olimpiche e continentali avesse prosciugato tutte le loro energie, le tedesche sono andate costantemente in calando. Prima la sconfitta col Montenegro, poi la mediocre gara con la Cina vinta senza merito, quindi il K.O. con l'Islanda, e ieri la ciliegina su una torta indigesta: la squadra si fa trovare impreparata all'appuntamento decisivo contro l'Angola, e finisce meritatamente fuori al primo turno. Ora le attende il Kazkahistan nella President's Cup …
Il capolavoro (in negativo) si materializza nei primi trenta minuti quando, dopo lo scambio di reti iniziale, le africane provano con successo la fuga. Stefanie Melbeck viene lasciata troppo da sola a sostenere la fase offensiva, la difesa fa spesso e volentieri acqua, e si giunge all'intervallo sul 14-10. Le parate di Clara Woltering, fra le poche superstiti del naufragio germanico, tengono a galla la 'mannschaft' nella ripresa, almeno fino a metà tempo quando tre reti consecutive portano l'Angola sul 20-14 e paiono chiudere il match. La reazione delle tedesche arriva troppo tardi, e riesce solo a dimezzare lo scarto. Ormai la frittata è fatta: Germania out, africane trascinate dalle sorelle Kiala, dal pivot Bombo Calandula e dal portiere Barbosa alla fase ad eliminazione diretta, addirittura come seconde di gruppo, con buone possibilità di raggiungere (non sarebbe la prima volta) i quarti di finale.
Di seguito vanno in campo Norvegia e Montenegro, impegnate a contendersi il primato finale del Gruppo A. Partita dura, con le ex yugoslave a sfoggiare la loro difesa tradizionalmente molto aggressiva. Stavolta però non tollerata dalle sorelle Bonaventura, che le mandano sulla panca dei cattivi ben dieci volte (se non è un record poco ci manca...). Dopo lo 0-2 della partenza, nove reti scandinave di fila, con Karoline Dyhre Breivang a far da spalla a una Linn Jørum Sulland infallibile dai sette metri (e moooolto meno efficace sui tiri da lontano) portano i tifosi vichinghi a credere davvero ad una passeggiata. L'illusione evapora subito: i numeri di Katarina Bulatović ed un doppio due minuti dato quasi in contemporanea alle nordiche tengono il Montenegro in partita.
Con la Herrem a farsi valere dall'ala sinistra, e la Lunde-Haraldsen all'erta fra i pali, la Norvegia sembra tenere a bada le smanie avversarie nella seconda parte. Ma nell'ultimo quarto d'ora salgono in cattedra Marija Jovanović e soprattutto Bojana Popović, che trafiggendo più volte l'ex compagna di club e vittorie (al Viborg HK danese) conduce le sue fino alle porte del colpaccio. Dove però si arrestano. Complici indice e medio delle Bonaventura, che non smettono di rifilare due minuti su due minuti alle balcaniche (ne faranno le spese soprattutto l'altra Bulatović, Andjela, ed una Mehmetović in serata no) la rimonta risulta incompleta, e pur mostrando qualche incertezza di troppo in attacco le norvegesi possono celebrare una vittoria stiracchiata (28-27 lo score finale) ma utilissima.
Chiude il girone l'Islanda, già certa di una storica qualificazione agli ottavi ancor prima di scendere in campo. Le varie 'Dottir' regolano la Cina grazie ad una partenza fulminante: 5-0 dopo sei minuti. Poi ci pensano i micidiali contrattacchi finalizzati da Dagný Skúladóttir a tenere le asiatiche a debita distanza. La piccola isola dell'Atlantico vola alla seconda fase, lasciando sul cammino una vittima eccellente: la Germania. In ambito maschile sarebbe quasi ordinaria amministrazione, tra le donne è una novità rivelatrice di come, se si lavora bene, nulla è impossibile. Una lezione anche per noi ...
Nel Gruppo B contava veramente solo il match tra Olanda e Sud Corea, uno spareggio per il terzo posto. S'impongono in scioltezza le asiatiche, brave a prendere la sfida in mano dopo una decina di minuti e non mollarla più, chiudendo i giochi entro la pausa (18-10 per loro). Con l'infallibile Cha Youn Kim a colpire la retroguardia avversaria dai sei metri, il gap arriva sino ad un imbarazzante 23-11 in apertura di ripresa. Una volta compiuta la loro missione, le coreane decidono di risparmiare le energie rimanenti per la prossima sfida (contro l'Angola), ed il margine si assesta sul più dodici della sirena. Portieri olandesi sotto tono, ma è l'intera squadra orange ad aver smarrito la 'magia' degli scorsi campionati europei. L'ottavo di finale contro la Norvegia si presenta, purtroppo per loro, a senso unico.
Negli altri due confronti, le spagnole, ora attese dal duro match con il Montenegro, sbrigano la pratica Australia mantenendo la peggior squadra (come tradizione vuole) del torneo sotto la doppia cifra di reti. Il derby Russia - Kazakhistan si rivela sorprendentemente equilibrato per trenta minuti (13 pari all'intervallo, con le kazake a permettersi addirittura una serie di doppi vantaggi ...), ma quando la Truppa Trefilov ingrana la marcia, con la 'solita' Irina Bliznova a mettere finalmente qualche goal a referto (la Turey invece distribuirà i suoi contrattacchi più equamente tra primo e secondo tempo) ne esce un eloquentissimo parziale di 21-6, frutto in particolare del 9-0 piazzato a cavallo tra il 42° ed il 51°. Sarà anche prematuro darle la Coppa in anticipo, ma al momento la Russia ha tutti i crismi di un macchina da guerra perfetta che fa quel che vuole, quando vuole ...
Tutto il contrario della Romania, pozzo senza fondo di delusioni. Non c'è limite al peggio per la squadra di Voina che, dopo l'inizio stentato con Tunisia e Cuba, il mezzo-harakiri col Giappone e la sconfitta ad opera del Brasile estrae dal cilindro la peggior prestazione degli ultimi tempi, ed una delle peggiori di sempre, finendo asfaltata dalla Francia: 20-12 dopo trenta minuti, 39-20 a fine partita!! E pensare che nel primo quarto d'ora gioco si era visto un gruppo finalmente dignitoso, in grado di rispondere colpo su colpo ad un avversario quotato e mettere il naso avanti più di una volta. Poi, il tracollo completo, con una squadra, incapace di perforare il muro difensivo avversario e molto spesso punita in contropiede da Deroin e socie, che nella ripresa si lascia del tutto andare ... Simbolo della débacle, se dobbiamo sceglierne uno, lo zero su sei al tiro di Aurelia Bradeanu, non esattamente l'ultima arrivata in campo.
Le troppe assenze di peso giustificano solo parzialmente quanto abbiamo visto. Nulla pero è compromesso, la 'tricolore' rimane ancora in gioco, e la sfida da dentro o fuori contro la Croazia non sembra così impossibile. Ci vuole 'solo' un cambio totale di rotta. Saranno in grado di attuarlo?
Per appena due reti, le rumene mancano l'impresa di farsi superare in classifica dal Giappone, al contrario una delle novità più gradite del Mondiale. Le nipponiche certificano il passaggio agli ottavi mettendosi in tasca i due punti (ne bastava uno) del match contro Cuba. Ancora una volta latino-americane in partita per qualche minuto, grazie ad una difesa decente. Poi Shio Fuji, attuale capocannoniera dei Mondiali (ma Shiori Kamimachi stavolta ha segnato più di lei) infilino cinque reti di seguito e scavano un solco decisivo. 16-9 alla pausa, 20-9 a inizio ripresa tanto per evitare rischi. Il resto è accademia, con Maricet Fernandez e la Lusson ad aumentare i rispettivi bottini personali sul lato cubano.
Brasile già primo nel Gruppo C, Tunisia già eliminata. Ne esce una sfida senza pressione, e senza stelle di prima grandezza come la Amorim e la Do Nascimento; più spazio alle seconde linee quindi, anche in porta. Nordafricane avanti nel primo tempo grazie al trio Marzouk - Toumi - Chebba, ma il Brasile reagisce al ritorno in campo. La successiva battaglia punto a punto è emozionante, e culmina con una clamorosa rete, a fil di sirena, del portiere Babi Arenhardt, che dalla propria area manda un pallonetto a infilarsi beffardo nella rete avversaria. E la Torçida esplode!
Il derby scandinavo tra Svezia e Danimarca sigilla il Gruppo D. Le danesi mettono in tasca i due punti anche questa volta, relegando la 'cugine' al terzo posto finale nel girone, Partita non spettacolare (raramente lo sono quando di mezzo c'è Jan Pytlick con le sua difese arcigne) e dal punteggio basso, ma avvincente. Il 5-1 iniziale fomenta miraggi di una facile vittoria per le biancorosse, però la Svezia reagisce subito. Trascinatrice delle vice-campionesse d'Europa è Johanna Alm, atleta che milita proprio in Danimarca con il Viborg HK, la quale andrà a segno otto volte. Peccato che, contro la forte retroguardia di Pytlick e due portieri in forma (Christina Pedersen ma soprattutto Karin Mortensen), le reti della centrale svedese, pur combinate ai numeri di Cecilia Grundström fra i pali, non riusciranno a garantire la vittoria, Che al contrario va, con il minimo scarto, alle danesi, 'graziate' dal tiro franco sbagliato allo scadere da una Linnea Torstenson in serata negativa. Danimarca sempre più candidata ad una piazza sul podio finale, a dispetto delle non poche assenze.
Sull'onda dell'entusiasmo per lo storico trionfo sull'Argentina, l'Uruguay per un tempo coltiva addirittura illusioni di passaggio del turno. E invece è l'Africa a festeggiare un'altra squadra, dopo l'Angola, agli ottavi di finale, per merito della Costa D'Avorio. Partenza a sorpresa delle sudamericane, che vanno due volte in doppio vantaggio, e mettono la testa avanti pure verso la fine del primo tempo, conclusosi sul 12 pari. Jussara Castro protagonista dei primi trenta minuti uruguagi, mentre sul lato ivoriano, oltre alla solita premiata ditta Gondo & Mambo, da segnalare i goal di Sery Toualy e le parate di Amenan Koffi che tengono la squadra a galla. Evitato il naufragio nella metà iniziale, le africane tornano in campo con un ritmo ben diverso, e piazzano subito un break che le lancia verso la qualificazione. L'Uruguay 'risponde' con troppi errori in attacco, ed il 24-16 segnato dal tabellone al 46° minuto non lascia dubbi su chi vincerà l'incontro.
Già certa del secondo posto nel girone, la Croazia scende in campo per onor di firma e, pur senza entusiasmare, si porta a cada la vittoria contro l'Argentina che chiude la prima fase a zero punti. Primo tempo, conclusosi sul 9-11, da dimenticare per le slave, subito trafitte tre volte in altrettanti minuti, ed in pratica costantemente a rincorrere. La musica non cambia ad inizio ripresa, tanto che la squadra di Canjuga troverà il pareggio solo al quarantunesimo, ed a poco più di un quarto d'ora dalla fine il tabellone segnerà ancora 14 goal per parte. Un sussulto di dignità, firmato da Dijana Jovetić del Budućnost e Maja Zebić, le due top scorer di giornata delle balcaniche, permetterà loro di accelerare e staccare le avversarie, riportando il match su binari più consoni ai valori in campo, nell'ultima parte della gara, ed arrivare fino al più cinque (23-18) della sirena.
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