Tutti contro la Russia. Parte oggi, Venerdì 2 Dicembre (in realtà alla mezzanotte ora italiana, quando si sfideranno Brasile e Cuba), nello stato brasiliano di San Paolo, il Campionato Mondiale femminile di Pallamano 2011.
In un clima inusualmente estivo per questo evento (reso ancor più 'caldo' dalle recenti accuse di corruzione, riguardo ai diritti TV del mondiale maschile 2007, che hanno coinvolto il presidentissimo dell'IHF Hassan Moustafà) di solito organizzato nell'emisfero boreale, il gigante sudamericano si regala - anche se molti dei suoi 200 milioni di cittadini non lo sanno - un gustoso antipasto dei grandi eventi del 2014 (Mondiali di calcio) e 2016 (quei Giochi Olimpici cui punta a partecipare la nostra federazione con l'ambizioso progetto 'Rio 2016'), ospitando le ventiquattro squadre dei cinque continenti che si daranno battaglia fino a Domenica 18 per trovare il successore alla truppa di Evgeni Trefilov, incontrastata regina delle ultime tre edizioni.
Anche se, pure stavolta, potrebbero tranquillamente essere Ludmila Postnova e compagne a succedere a loro stesse. La vittoria finale nella World Cup di fine Settembre in Danimarca, il maggiore torneo internazionale di scena negli ultimi tempi, ha rilanciato le ambizioni di una compagine che in questi casi sbaglia di rado - per quanto più recenti amichevoli abbiano svelato alcune crepe nella macchina da guerra russa. Un'oliato meccanismo in grado di vantare giocatrici di alto livello (ovunque, ma soprattutto nel reparto terzini), esperienza e mentalità giusta da vendere, ma con l'incognità di assenze pesanti come quelle del portiere Inna Suslina e della talentuosa Anna Kochetova. A quest'ultima il burbero coach russo ha preferito la giovane promessa Anna Sen del Rostov.
Quali le alternative all'ennesimo trionfo delle attuali detentrici del trofeo? Magari la solita Norvegia, che ha da tempo messo un'ipoteca su ogni campionato Europeo, però quando si tratta di rassegne Mondiali non riesce proprio a vincere lontano da casa (l'unica volta fu, tra le mura amiche, nel sempre più lontano 1999...). La squadra del mai troppo convincente Thorir Hergeirsson dovrà ad ogni modo fare i conti con le assenze delle 'storiche' Gro Hammerseng, Tonje Larsen, Katja Nyberg, e lasciare per forza spazio ad elementi come Stine Bredal Oftedal, Mari Molid, Amanda Kurtović, talentuose ma ancora relativamente inesperte a certi livelli (in più la miglior giovane dell'intero movimento norvegese, Nora Mørk, è costretta a casa dopo un'operazione al ginocchio). Molto peso ricadrà sulle spalle del pivot 'galattico' Heidi Løke e della sua compagna (di club e nazionale), Katrine Lunde Haraldsen tra i pali, nonché di Kristine Lunde-Borgersen sorella gemella del portiere, con le ali Linka Riegelhuth Koren, Kari-Mette Johansen e Camilla Herrem fedeli esecutrici della nordica verbo difesa-contropiede, e le bombe dai nove metri della 'fatina-terzino' Linn Jørum Sulland come ulteriore alternativa in attacco.
Russia e Norvegia in finale a scrivere una nuova pagina della loro saga di battaglie? Qualcuno non sarebbe d'accordo. La Romania per esempio. Un gruppo di talento ed elevato spessore, pure con alcune giovani interessanti, ma che dovrà cavarsela senza la fuoriclasse assoluta Cristina Neagu, ormai da tempo lontana dai campi di gioco, e senza il forte pivot Ionela Stanca; e soprattutto fare i conti con la ormai cronica mancanza di 'quel qualcosa' (leggasi 'mentalità vincente') che le permetta di fare il salto di qualità definitivo. Le performance nella World Cup settembrina (disastrosa) e nel più recente Trofeo dei Carpazi (buona, torneo vinto) hanno mostrato luci ed ombre, con varie cose positive che però non hanno scacciato completamente i dubbi. E' arrivato il momento buono per Radu Voina? Non sarà facile, ma nemmeno impossibile.
C'è poi la Danimarca, che da tempo mira a tornare ai livelli di un passato glorioso non lontanissimo; il quarto posto degli ultimi Europei (casalinghi) può risultare di incoraggiamento, ma la rosa guidata da un Jan Pytlick che nemmeno le cannonate ormai schioderebbero dalla panchina della 'landshold' non permette eccessive ambizioni. La Danimarca odierna non è paragonabile a quella che dominava l'handball mondiale 10-15 anni fa. Specie senza le stelle Laerke Moller, appena tornata ad allenarsi dopo un lungo infortunio e non abbastanza in forma per reggere il peso dei Mondiali, e Camilla Dalby, senza un altro elemento significativo come Mia Augustensen, e dopo le ultime prestazioni a corrente alternata (benino i più recenti test-match contro la Germania, ma la - per loro - imbarazzante sfida di Mestrino se la ricordano in molti...).
Svezia, Francia e Spagna vestono ancora i panni delle perfette outsider. La prima si è ritagliata uno spazio di gloria agli ultimi Campionati d'Europa, in cui ha vinto l'argento, ed anche quest'anno sembrava in gran spolvero, capace di fare danni a molte 'grandi'. Forse lo è ancora, grazie ad elementi tipo Johanna Alm e Therese Helgesson ed al portiere Kain, ma l'incognita sullo stato di forma di una pedina-chiave quale Isabelle Gulldén (rientrata da poco dopo un infortunio) rende l'arma gialloblu all'apparenza meno letale. Le altre due, abituate da qualche tempo a regalare un po' di 'sapore latino' a manifestazioni dominate dalle potenze nordiche e est-europee, hanno, soprattutto le francesi della Pineau, i numeri per fare ancora bene e togliersi nuove soddisfazioni, magari portando a casa un'altra medaglia. Difficile però vedere una di loro sul tetto del mondo. In più le spagnole sono prive del loro pivot Begoña Fernández. Per quanto brave, le alternative dai sei metri Eli Chávez e Verónica Cuadrado non sembrano all'altezza della stella dell'Itxako.
Non dissimile la situazione della Germania, che sta comunque dando segnali di ripresa dopo più o meno recenti figuracce. Le buone prove alla Møbelringen Cup (due vittorie su tre, ed il colpaccio sfiorato contro la Norvegia) e nei test-match seguenti sono incoraggianti. Da qui a mettere le tedesche tra le favorite di prim'ordine, però, ce ne passa ...
La ex-Yugoslavia si riaffaccia alla maggiore ribalta internazionale, anche se con target differenti. Se la Croazia di Andrea Penezić può far male a molti, ma non tanto da vederla in zona-medaglie, gli occhi sono puntati sul Montenegro rivelazione dell'ultimo Europeo, chiamato a confermarsi e, se possibile, migliorarsi; per quanto non facile da conquistare, un posto tra le prime quattro sembra alla portata di Bojana Popović, Katarina Bulatović, Ana Djokić e delle altre grintose atlete dirette da Goran Adzić, che pure rischiano di patire la non stratosferica (almeno se paragonata a quella di altre squadre) qualità dei loro estremi difensori.
L'altra sorpresa di dodici mesi fa, l'Olanda di Maura Visser, è presente anche ai Mondiali, dove vorrà dimostrare di non essere solo una meteora ma piuttosto una realtà ormai consolidata del panorama internazionale. L'Islanda pure ci sarà ancora, si spera non soltanto per fare atto di presenza.
A livello extra-europeo, le possibili protagoniste dovrebbero andare sotto i nomi di Corea del Sud ed ovviamente Brasile. Le prime, forti della loro tradizione pallamanistica, sembrano in grado di dare filo da torcere alle maggiori squadre del Vecchio Continente. Le seconde, allenate dal danese Marten Soubek, hanno dalla loro parte il fattore-campo, ma anche una 'Seleçao' di tutto rispetto, costruita intorno al 'blocco' dell'Hypo Niederrösterreich, con altre pedine notevoli, ad esempio il portiere Chana Masson che durante l'anno veste i colori del Randers HK in Danimarca. I test-match vinti contro Olanda, Spagna e Montenegro hanno accresciuto l'entusiasmo delle verdeoro già fresche vincitrici dei giochi panamericani, il che non guasta mai.
L'Angola ormai indiscutibile regina d'Africa proverà a ripetere i numeri dell'edizione 2007 quando raggiunse addirittura i quarti di finale, ma risultati recenti, come la sconfitta contro una Gran Bretagna che a sua volta sta facendo passi da gigante in vista delle Olimpiadi casalinghe, non sono un buon viatico ... E le oggettive difficoltà ad adattarsi allo stile di gioco di rivali con cui è poco abituata a confrontarsi non le saranno molto d'aiuto.
La Tunisia, seconda forza del 'continente nero' è in grado di regalare qualche soddisfazione, ma crediamo non andrà lontano; un discorso simile dovrebbe valere per l'inesperta Cina di coach Wang Xindong e dell'ancora poco in forma Li Wei Wei, squadra che ha scaldato i motori (e pure mostrato i suoi limiti), nel torneo di preparazione a Londra. Pur non essendo squadra-materasso, l'Argentina difficilmente toccherà i livelli raggiunti dalla selezione maschile undici mesi fa in Scandinavia. Per l'Uruguay già il fatto di esserci (anche e soprattutto in virtù delle difficoltà economiche in cui versa, che hanno reso arduo perfino il passaggio del confine col Brasile) sarà una vittoria.
Attenzione al Kazakhistan che con parecchie russe 'naturalizzate', brave a portare la squadra ad un grande risultato nei giochi Asiatici del 2010, potrebbe avere più di qualcosa da dire, e forse al Giappone. Le squadre di Cuba e Costa D'Avorio non faranno certamente sfracelli (eufemismo), e dulcis in fundo l'Australia (le abbiamo elencate tutte, vero?) continuerà a svolgere il suo abituale ruolo di sparring-partner, o se volete di Babbo Natale in anticipo, regalando alle avversarie successi talvolta dalla portata storica.
Niente 'Main Round' stavolta: le prime quattro classificate di ciascuno dei quattro gironi passeranno agli ottavi di finale, che inaugureranno la fase del 'dentro o fuori', con sfide unicamente ad eliminazione diretta. La vincitrice del torneo staccherà direttamente il biglietto per l'edizione 2013 (in Serbia) e soprattutto per le prossime Olimpiadi. Le squadre dal secondo al settimo posto (ma con Norvegia, Brasile e Sud Corea già sicure di un posto olimpico, anche successivi piazzamenti potrebbero bastare ...) saranno invece ammesse al torneo di qualificazione per Londra del Maggio 2012.
Novità, a questi livelli, anche per quanto riguarda roster (16 giocatrici disponibili per partita invece delle solite 14) e time out (tre a disposizione di ogni squadra invece che due, anche se non più di due per tempo, ed appena uno negli ultimi cinque minuti...)
Che si aprano le danze dunque, a ritmo di Samba, Bossa Nova, Sertaneja o Lambada che sia. Tra sedici giorni vedremo quanti dei nostri pronostici sono stati smentiti. O meglio, se almeno qualcuno l'abbiamo azzeccato ... :d.
Nel frattempo, continuate a seguire la nostra copertura del più grande spettacolo (prima, durante e dopo il week-end) su pallamanoeuropa.blogspot.com.
In un clima inusualmente estivo per questo evento (reso ancor più 'caldo' dalle recenti accuse di corruzione, riguardo ai diritti TV del mondiale maschile 2007, che hanno coinvolto il presidentissimo dell'IHF Hassan Moustafà) di solito organizzato nell'emisfero boreale, il gigante sudamericano si regala - anche se molti dei suoi 200 milioni di cittadini non lo sanno - un gustoso antipasto dei grandi eventi del 2014 (Mondiali di calcio) e 2016 (quei Giochi Olimpici cui punta a partecipare la nostra federazione con l'ambizioso progetto 'Rio 2016'), ospitando le ventiquattro squadre dei cinque continenti che si daranno battaglia fino a Domenica 18 per trovare il successore alla truppa di Evgeni Trefilov, incontrastata regina delle ultime tre edizioni.
Anche se, pure stavolta, potrebbero tranquillamente essere Ludmila Postnova e compagne a succedere a loro stesse. La vittoria finale nella World Cup di fine Settembre in Danimarca, il maggiore torneo internazionale di scena negli ultimi tempi, ha rilanciato le ambizioni di una compagine che in questi casi sbaglia di rado - per quanto più recenti amichevoli abbiano svelato alcune crepe nella macchina da guerra russa. Un'oliato meccanismo in grado di vantare giocatrici di alto livello (ovunque, ma soprattutto nel reparto terzini), esperienza e mentalità giusta da vendere, ma con l'incognità di assenze pesanti come quelle del portiere Inna Suslina e della talentuosa Anna Kochetova. A quest'ultima il burbero coach russo ha preferito la giovane promessa Anna Sen del Rostov.
Quali le alternative all'ennesimo trionfo delle attuali detentrici del trofeo? Magari la solita Norvegia, che ha da tempo messo un'ipoteca su ogni campionato Europeo, però quando si tratta di rassegne Mondiali non riesce proprio a vincere lontano da casa (l'unica volta fu, tra le mura amiche, nel sempre più lontano 1999...). La squadra del mai troppo convincente Thorir Hergeirsson dovrà ad ogni modo fare i conti con le assenze delle 'storiche' Gro Hammerseng, Tonje Larsen, Katja Nyberg, e lasciare per forza spazio ad elementi come Stine Bredal Oftedal, Mari Molid, Amanda Kurtović, talentuose ma ancora relativamente inesperte a certi livelli (in più la miglior giovane dell'intero movimento norvegese, Nora Mørk, è costretta a casa dopo un'operazione al ginocchio). Molto peso ricadrà sulle spalle del pivot 'galattico' Heidi Løke e della sua compagna (di club e nazionale), Katrine Lunde Haraldsen tra i pali, nonché di Kristine Lunde-Borgersen sorella gemella del portiere, con le ali Linka Riegelhuth Koren, Kari-Mette Johansen e Camilla Herrem fedeli esecutrici della nordica verbo difesa-contropiede, e le bombe dai nove metri della 'fatina-terzino' Linn Jørum Sulland come ulteriore alternativa in attacco.
Russia e Norvegia in finale a scrivere una nuova pagina della loro saga di battaglie? Qualcuno non sarebbe d'accordo. La Romania per esempio. Un gruppo di talento ed elevato spessore, pure con alcune giovani interessanti, ma che dovrà cavarsela senza la fuoriclasse assoluta Cristina Neagu, ormai da tempo lontana dai campi di gioco, e senza il forte pivot Ionela Stanca; e soprattutto fare i conti con la ormai cronica mancanza di 'quel qualcosa' (leggasi 'mentalità vincente') che le permetta di fare il salto di qualità definitivo. Le performance nella World Cup settembrina (disastrosa) e nel più recente Trofeo dei Carpazi (buona, torneo vinto) hanno mostrato luci ed ombre, con varie cose positive che però non hanno scacciato completamente i dubbi. E' arrivato il momento buono per Radu Voina? Non sarà facile, ma nemmeno impossibile.
C'è poi la Danimarca, che da tempo mira a tornare ai livelli di un passato glorioso non lontanissimo; il quarto posto degli ultimi Europei (casalinghi) può risultare di incoraggiamento, ma la rosa guidata da un Jan Pytlick che nemmeno le cannonate ormai schioderebbero dalla panchina della 'landshold' non permette eccessive ambizioni. La Danimarca odierna non è paragonabile a quella che dominava l'handball mondiale 10-15 anni fa. Specie senza le stelle Laerke Moller, appena tornata ad allenarsi dopo un lungo infortunio e non abbastanza in forma per reggere il peso dei Mondiali, e Camilla Dalby, senza un altro elemento significativo come Mia Augustensen, e dopo le ultime prestazioni a corrente alternata (benino i più recenti test-match contro la Germania, ma la - per loro - imbarazzante sfida di Mestrino se la ricordano in molti...).
Svezia, Francia e Spagna vestono ancora i panni delle perfette outsider. La prima si è ritagliata uno spazio di gloria agli ultimi Campionati d'Europa, in cui ha vinto l'argento, ed anche quest'anno sembrava in gran spolvero, capace di fare danni a molte 'grandi'. Forse lo è ancora, grazie ad elementi tipo Johanna Alm e Therese Helgesson ed al portiere Kain, ma l'incognita sullo stato di forma di una pedina-chiave quale Isabelle Gulldén (rientrata da poco dopo un infortunio) rende l'arma gialloblu all'apparenza meno letale. Le altre due, abituate da qualche tempo a regalare un po' di 'sapore latino' a manifestazioni dominate dalle potenze nordiche e est-europee, hanno, soprattutto le francesi della Pineau, i numeri per fare ancora bene e togliersi nuove soddisfazioni, magari portando a casa un'altra medaglia. Difficile però vedere una di loro sul tetto del mondo. In più le spagnole sono prive del loro pivot Begoña Fernández. Per quanto brave, le alternative dai sei metri Eli Chávez e Verónica Cuadrado non sembrano all'altezza della stella dell'Itxako.
Non dissimile la situazione della Germania, che sta comunque dando segnali di ripresa dopo più o meno recenti figuracce. Le buone prove alla Møbelringen Cup (due vittorie su tre, ed il colpaccio sfiorato contro la Norvegia) e nei test-match seguenti sono incoraggianti. Da qui a mettere le tedesche tra le favorite di prim'ordine, però, ce ne passa ...
La ex-Yugoslavia si riaffaccia alla maggiore ribalta internazionale, anche se con target differenti. Se la Croazia di Andrea Penezić può far male a molti, ma non tanto da vederla in zona-medaglie, gli occhi sono puntati sul Montenegro rivelazione dell'ultimo Europeo, chiamato a confermarsi e, se possibile, migliorarsi; per quanto non facile da conquistare, un posto tra le prime quattro sembra alla portata di Bojana Popović, Katarina Bulatović, Ana Djokić e delle altre grintose atlete dirette da Goran Adzić, che pure rischiano di patire la non stratosferica (almeno se paragonata a quella di altre squadre) qualità dei loro estremi difensori.
L'altra sorpresa di dodici mesi fa, l'Olanda di Maura Visser, è presente anche ai Mondiali, dove vorrà dimostrare di non essere solo una meteora ma piuttosto una realtà ormai consolidata del panorama internazionale. L'Islanda pure ci sarà ancora, si spera non soltanto per fare atto di presenza.
A livello extra-europeo, le possibili protagoniste dovrebbero andare sotto i nomi di Corea del Sud ed ovviamente Brasile. Le prime, forti della loro tradizione pallamanistica, sembrano in grado di dare filo da torcere alle maggiori squadre del Vecchio Continente. Le seconde, allenate dal danese Marten Soubek, hanno dalla loro parte il fattore-campo, ma anche una 'Seleçao' di tutto rispetto, costruita intorno al 'blocco' dell'Hypo Niederrösterreich, con altre pedine notevoli, ad esempio il portiere Chana Masson che durante l'anno veste i colori del Randers HK in Danimarca. I test-match vinti contro Olanda, Spagna e Montenegro hanno accresciuto l'entusiasmo delle verdeoro già fresche vincitrici dei giochi panamericani, il che non guasta mai.
L'Angola ormai indiscutibile regina d'Africa proverà a ripetere i numeri dell'edizione 2007 quando raggiunse addirittura i quarti di finale, ma risultati recenti, come la sconfitta contro una Gran Bretagna che a sua volta sta facendo passi da gigante in vista delle Olimpiadi casalinghe, non sono un buon viatico ... E le oggettive difficoltà ad adattarsi allo stile di gioco di rivali con cui è poco abituata a confrontarsi non le saranno molto d'aiuto.
La Tunisia, seconda forza del 'continente nero' è in grado di regalare qualche soddisfazione, ma crediamo non andrà lontano; un discorso simile dovrebbe valere per l'inesperta Cina di coach Wang Xindong e dell'ancora poco in forma Li Wei Wei, squadra che ha scaldato i motori (e pure mostrato i suoi limiti), nel torneo di preparazione a Londra. Pur non essendo squadra-materasso, l'Argentina difficilmente toccherà i livelli raggiunti dalla selezione maschile undici mesi fa in Scandinavia. Per l'Uruguay già il fatto di esserci (anche e soprattutto in virtù delle difficoltà economiche in cui versa, che hanno reso arduo perfino il passaggio del confine col Brasile) sarà una vittoria.
Attenzione al Kazakhistan che con parecchie russe 'naturalizzate', brave a portare la squadra ad un grande risultato nei giochi Asiatici del 2010, potrebbe avere più di qualcosa da dire, e forse al Giappone. Le squadre di Cuba e Costa D'Avorio non faranno certamente sfracelli (eufemismo), e dulcis in fundo l'Australia (le abbiamo elencate tutte, vero?) continuerà a svolgere il suo abituale ruolo di sparring-partner, o se volete di Babbo Natale in anticipo, regalando alle avversarie successi talvolta dalla portata storica.
Niente 'Main Round' stavolta: le prime quattro classificate di ciascuno dei quattro gironi passeranno agli ottavi di finale, che inaugureranno la fase del 'dentro o fuori', con sfide unicamente ad eliminazione diretta. La vincitrice del torneo staccherà direttamente il biglietto per l'edizione 2013 (in Serbia) e soprattutto per le prossime Olimpiadi. Le squadre dal secondo al settimo posto (ma con Norvegia, Brasile e Sud Corea già sicure di un posto olimpico, anche successivi piazzamenti potrebbero bastare ...) saranno invece ammesse al torneo di qualificazione per Londra del Maggio 2012.
Novità, a questi livelli, anche per quanto riguarda roster (16 giocatrici disponibili per partita invece delle solite 14) e time out (tre a disposizione di ogni squadra invece che due, anche se non più di due per tempo, ed appena uno negli ultimi cinque minuti...)
Che si aprano le danze dunque, a ritmo di Samba, Bossa Nova, Sertaneja o Lambada che sia. Tra sedici giorni vedremo quanti dei nostri pronostici sono stati smentiti. O meglio, se almeno qualcuno l'abbiamo azzeccato ... :d.
Nel frattempo, continuate a seguire la nostra copertura del più grande spettacolo (prima, durante e dopo il week-end) su pallamanoeuropa.blogspot.com.
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