E' sempre Festa do Brasil ai Campionati del Mondo di pallamano femminile. La Seleçao non si ferma più e, pur in un palazzetto con qualche vuoto di troppo sugli spalti, fa poker di vittorie, assicurandosi il primo posto definitivo nel Girone C. Vittima di turno una (ex??) grande: la Romania dalle molte assenze e dai molti problemi.
Successo non facile, forse meno entusiasmante di quello maturato nello straordinario secondo tempo anti-Francia, però meritatissimo, di fatto mai in discussione. Verde-oro avanti da inizio a fine gara, seppure incapaci di chiudere la partita. Sudamericane a più cinque dopo diciotto minuti, quando la fuoriclasse del Győri ETO Duda Amorim griffa il 10-5 locale dai sei metri. Le rumene, pur faticando a superare il muro difensivo nemico, non si arrendono. Provano costantemente a rientrare, pur sembrando un tipico caso da 'voglio ma non posso'. Alla pausa è 14-11, e per quanto al ritorno in campo la rete di Aurelia Bradeanu (ex compagna di squadra della Amorim in Ungheria), che dai nove metri si carica sulle spalle molto del peso offensivo rumeno, porti a illusioni di rimonta, le ragazze di Martin Soubak riescono a mantenere le avversarie a distanza di sicurezza, tra l'altro colpendo con varie giocatrici.
Oltre a 'Duda', tra le file brasileire OK Fernanda Da Silva e la 'solita' Do Nascimento, infallibile dai sette metri ed in gran spolvero nel primo tempo. Chana Masson non raggiunge i picchi di martedì sera, ma risulta decisiva in più di un'occasione. In campo rumeno la Vărzaru fa la sua parte, senza strafare, e Curea firma cinque reti (tre su rigore). In serata-no Valentina Ardean-Elisei, fuori per un triplo due minuti a metà ripresa, e Talida Tolnai che, quando gioca, non ne para una. Qualcosa di meglio, specie sui tiri dall'ala, offre il secondo portiere Pislaru.
La Romania si giocherà il secondo posto finale del gruppo contro la Francia, ieri facile giustiziera di Cuba. C'è partita solo per dieci minuti poi, complice una difesa aggressiva al punto giusto, le Bleues allungano e, piazzando sette reti di fila, chiudono la pratica nel primo tempo. Il dominio prosegue, a dispetto del turnover (la Pineau, ad esempio, starà in campo 17 minuti circa) scelto da coach Krumbholz, nella ripresa, che parte sotto il segno di Marie-Paule Gnabouyou, 23enne terzino destro marsigliese. Quindi tocca (di nuovo) a Claudine Mendy ed Angélique Spincer, già protagoniste nella prima fase, entrambe con il cento per cento al tiro. Per le caraibiche, ancora prive (per ammissione di mister Ayliny Martinez) dell'esperienza necessaria a questi livelli, benino Yenma Ramirez e Lisandra Lusson.
Giappone imperatore della 'zona Cesarini'. Se una rete allo scadere aveva regalato un punto a spese della Romania, stavolta un rigore concretizzato da Shio Fuji a quattro secondi dalla fine conduce le nipponiche alla vittoria nella sfida-spareggio con la Tunisia, cui rubano il quarto posto in classifica. Confronto avvincente, con le nord-africane davanti quasi tutto il primo tempo, e le ragazze del Sol Levante a rispondere fino al pari e patta (16-16) dell'intervallo. Scatto 'made in Japan' al rientro in campo, un parziale di 5-1 che sembra incamminare le asiatiche sulla strada della vittoria; ma la coppia Raja Toumi (12 reti, nessuna su rigore, in 14 tentativi per l'atleta del Byåsen norvegese) - Maroua Dhaouadi (a segno sette volte) tiene a galla la Tunisia. Fino a quando l'ennesima penalità rifilata alle nord-africane, ieri tartassate dagli arbitri (otto rigori contro, 8x2 minuti), spedisce l'implacabile Fuji alla linea dei sette metri, ed in pratica manda il Giappone agli ottavi.
Lo scontro di cartello del Gruppo D era Croazia-Svezia. Andrea Penezić e socie conducono in quasi tutto il primo tempo, senza mai andare in fuga per davvero. Una tripletta di Kristina Franić propizia l'autentico allungo croato nella ripresa, ma quando il terzino Linnea Torstensson si erge a protagonista dell'ultimo quarto di gioco le slave rischiano grosso. Ci pensa la settima meraviglia della Franić ad assicurare la vittoria e, pur con qualche affanno, la Croazia conserva un vantaggio minimo ma sufficiente a ripartire dopo la scivolone contro la Danimarca. Squadre ora appaiate a quota sei, con le ragazze di Vladimir Canjuga (moderatamente soddisfatto, al pari del collega svedese, a fine partita) favorite per il secondo posto finale.
Il primo sembra ormai cosa di Danimarca. Ieri placido trionfo scandinavo su una Costa d'Avorio incapace di ripetere la buona prestazione offerta con la Svezia. Anche l'avversario era diverso però ... Se la premiata ditta Gondo & Mambo, già sugli scudi in precedenza, regala alle africane sei minuti di gloria, il resto è un assolo della Banda Pytlick. Che per l'ennesima volta costruisce il trionfo sull'asse difesa-contropiede, con l'apporto decisivo dei portieri (in questo caso un'ottima Karin Mortensen). Diciannove reti su venti contrattacchi: numeri che spiegano da soli l'efficacia del reparto arretrato danese, e la pericolosità di Louise Svalastog Spellerberg e Kristina Bille, artefici di quel 10-0 che, in appena otto minuti, mette in cassaforte la partita.
La Danimarca sa colpire anche dai nove metri, con i terzini Line Jørgensen e Trine Troelsen, e da vicino grazie all'ala sinistra classe 1990 Maria Fisker. E se poi c'è un rigore da trasformare? Ci pensa Ann Grete Nørgaard, che non sbaglia mai. In una tale parata di stelle, persino la ragazzina-prodigio Louise Burgaard, salita alla ribalta due sere prima, può concedersi un (quasi) ritorno all'anonimato. Nello Jutland e dintorni credere a un podio mondiale, dopo troppi anni di bocconi amari, non è più un crimine.
Ultimo, forse anche per importanza, il derby del Rio della Plata fra Argentina ed Uruguay. Sfida per l'onore, sfida per la classifica: c'è da evitare il 'cucchiaio d'oro' di rugbistica memoria. Però questo è balonmano, mica rugby. E allora può capitare che l'Argentina finisca K.O. per mano delle 'cugine'. Risultato a sorpresa, specie dopo il travolgente inizio albiceleste, con Luciana Mendoza e Valeria Bianchi a mandare il tabellone sul 7-2 al minuto 14. La reazione uruguagia arriva per mano di Jussana Castro, top scorer delle sue (anche se deve migliorare le finalizzazioni in contropiede...) e Sofia Cherone. All'intervallo (11-11) è tutto da rifare.
Il secondo tempo si avvia sulla falsariga del precedente, con l'Argentina di nuovo avanti, fino al 15-12. Poi, all'improvviso, la squadra di Miguel Angel Interlligue non azzecca più nulla, e nell'ultimo quarto d'ora sono ... Uruguay seri. La solita Castro e una doppietta della Faedo firmano il sorpasso. Per la 'celeste' arriva un trionfo storico, il primo successo di sempre in questa manifestazione, che ripaga Leonardo Puñales ('E' una gioia incredible. Questo gruppo è fantastico, no ho parole per descrivere tutto ciò' le entusiaste dichiarazioni post-vittoria) e le sue ragazze di tutti gli sforzi, anche e soprattutto economici, compiuti a Montevideo per arrivare a questi Mondiali.
Successo non facile, forse meno entusiasmante di quello maturato nello straordinario secondo tempo anti-Francia, però meritatissimo, di fatto mai in discussione. Verde-oro avanti da inizio a fine gara, seppure incapaci di chiudere la partita. Sudamericane a più cinque dopo diciotto minuti, quando la fuoriclasse del Győri ETO Duda Amorim griffa il 10-5 locale dai sei metri. Le rumene, pur faticando a superare il muro difensivo nemico, non si arrendono. Provano costantemente a rientrare, pur sembrando un tipico caso da 'voglio ma non posso'. Alla pausa è 14-11, e per quanto al ritorno in campo la rete di Aurelia Bradeanu (ex compagna di squadra della Amorim in Ungheria), che dai nove metri si carica sulle spalle molto del peso offensivo rumeno, porti a illusioni di rimonta, le ragazze di Martin Soubak riescono a mantenere le avversarie a distanza di sicurezza, tra l'altro colpendo con varie giocatrici.
Oltre a 'Duda', tra le file brasileire OK Fernanda Da Silva e la 'solita' Do Nascimento, infallibile dai sette metri ed in gran spolvero nel primo tempo. Chana Masson non raggiunge i picchi di martedì sera, ma risulta decisiva in più di un'occasione. In campo rumeno la Vărzaru fa la sua parte, senza strafare, e Curea firma cinque reti (tre su rigore). In serata-no Valentina Ardean-Elisei, fuori per un triplo due minuti a metà ripresa, e Talida Tolnai che, quando gioca, non ne para una. Qualcosa di meglio, specie sui tiri dall'ala, offre il secondo portiere Pislaru.
La Romania si giocherà il secondo posto finale del gruppo contro la Francia, ieri facile giustiziera di Cuba. C'è partita solo per dieci minuti poi, complice una difesa aggressiva al punto giusto, le Bleues allungano e, piazzando sette reti di fila, chiudono la pratica nel primo tempo. Il dominio prosegue, a dispetto del turnover (la Pineau, ad esempio, starà in campo 17 minuti circa) scelto da coach Krumbholz, nella ripresa, che parte sotto il segno di Marie-Paule Gnabouyou, 23enne terzino destro marsigliese. Quindi tocca (di nuovo) a Claudine Mendy ed Angélique Spincer, già protagoniste nella prima fase, entrambe con il cento per cento al tiro. Per le caraibiche, ancora prive (per ammissione di mister Ayliny Martinez) dell'esperienza necessaria a questi livelli, benino Yenma Ramirez e Lisandra Lusson.
Giappone imperatore della 'zona Cesarini'. Se una rete allo scadere aveva regalato un punto a spese della Romania, stavolta un rigore concretizzato da Shio Fuji a quattro secondi dalla fine conduce le nipponiche alla vittoria nella sfida-spareggio con la Tunisia, cui rubano il quarto posto in classifica. Confronto avvincente, con le nord-africane davanti quasi tutto il primo tempo, e le ragazze del Sol Levante a rispondere fino al pari e patta (16-16) dell'intervallo. Scatto 'made in Japan' al rientro in campo, un parziale di 5-1 che sembra incamminare le asiatiche sulla strada della vittoria; ma la coppia Raja Toumi (12 reti, nessuna su rigore, in 14 tentativi per l'atleta del Byåsen norvegese) - Maroua Dhaouadi (a segno sette volte) tiene a galla la Tunisia. Fino a quando l'ennesima penalità rifilata alle nord-africane, ieri tartassate dagli arbitri (otto rigori contro, 8x2 minuti), spedisce l'implacabile Fuji alla linea dei sette metri, ed in pratica manda il Giappone agli ottavi.
Lo scontro di cartello del Gruppo D era Croazia-Svezia. Andrea Penezić e socie conducono in quasi tutto il primo tempo, senza mai andare in fuga per davvero. Una tripletta di Kristina Franić propizia l'autentico allungo croato nella ripresa, ma quando il terzino Linnea Torstensson si erge a protagonista dell'ultimo quarto di gioco le slave rischiano grosso. Ci pensa la settima meraviglia della Franić ad assicurare la vittoria e, pur con qualche affanno, la Croazia conserva un vantaggio minimo ma sufficiente a ripartire dopo la scivolone contro la Danimarca. Squadre ora appaiate a quota sei, con le ragazze di Vladimir Canjuga (moderatamente soddisfatto, al pari del collega svedese, a fine partita) favorite per il secondo posto finale.
Il primo sembra ormai cosa di Danimarca. Ieri placido trionfo scandinavo su una Costa d'Avorio incapace di ripetere la buona prestazione offerta con la Svezia. Anche l'avversario era diverso però ... Se la premiata ditta Gondo & Mambo, già sugli scudi in precedenza, regala alle africane sei minuti di gloria, il resto è un assolo della Banda Pytlick. Che per l'ennesima volta costruisce il trionfo sull'asse difesa-contropiede, con l'apporto decisivo dei portieri (in questo caso un'ottima Karin Mortensen). Diciannove reti su venti contrattacchi: numeri che spiegano da soli l'efficacia del reparto arretrato danese, e la pericolosità di Louise Svalastog Spellerberg e Kristina Bille, artefici di quel 10-0 che, in appena otto minuti, mette in cassaforte la partita.
La Danimarca sa colpire anche dai nove metri, con i terzini Line Jørgensen e Trine Troelsen, e da vicino grazie all'ala sinistra classe 1990 Maria Fisker. E se poi c'è un rigore da trasformare? Ci pensa Ann Grete Nørgaard, che non sbaglia mai. In una tale parata di stelle, persino la ragazzina-prodigio Louise Burgaard, salita alla ribalta due sere prima, può concedersi un (quasi) ritorno all'anonimato. Nello Jutland e dintorni credere a un podio mondiale, dopo troppi anni di bocconi amari, non è più un crimine.
Ultimo, forse anche per importanza, il derby del Rio della Plata fra Argentina ed Uruguay. Sfida per l'onore, sfida per la classifica: c'è da evitare il 'cucchiaio d'oro' di rugbistica memoria. Però questo è balonmano, mica rugby. E allora può capitare che l'Argentina finisca K.O. per mano delle 'cugine'. Risultato a sorpresa, specie dopo il travolgente inizio albiceleste, con Luciana Mendoza e Valeria Bianchi a mandare il tabellone sul 7-2 al minuto 14. La reazione uruguagia arriva per mano di Jussana Castro, top scorer delle sue (anche se deve migliorare le finalizzazioni in contropiede...) e Sofia Cherone. All'intervallo (11-11) è tutto da rifare.
Il secondo tempo si avvia sulla falsariga del precedente, con l'Argentina di nuovo avanti, fino al 15-12. Poi, all'improvviso, la squadra di Miguel Angel Interlligue non azzecca più nulla, e nell'ultimo quarto d'ora sono ... Uruguay seri. La solita Castro e una doppietta della Faedo firmano il sorpasso. Per la 'celeste' arriva un trionfo storico, il primo successo di sempre in questa manifestazione, che ripaga Leonardo Puñales ('E' una gioia incredible. Questo gruppo è fantastico, no ho parole per descrivere tutto ciò' le entusiaste dichiarazioni post-vittoria) e le sue ragazze di tutti gli sforzi, anche e soprattutto economici, compiuti a Montevideo per arrivare a questi Mondiali.
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