Il Mondiale di pallamano maschile 2011 avrà l'atto conclusivo che, dopo l'eliminazione della Croazia, in molti si attendevano. Francia e Danimarca infatti si contenderanno il trono (Domenica prossima, ore 17:00, Malmö Arena) dopo essersi aggiudicate le rispettive semifinali.
I Bleus 'espugnano' Malmö battendo la Svezia per 29-26, un risultato forse ancor riduttivo se rapportato alla loro effettiva superiorità in campo. Transalpini un poco in affanno all'inizio, con gli svedesi subito trascinati dall'entusiasmo, ma poi Bertrand Gille e Michaël Guigou in particolare (otto reti a testa nei sessanta minuti) portano i campionissimi al vantaggio, nonostante sia William Accambray che Xavier Barachet sentano il peso della loro relativa inesperienza a questi livelli. Il più tre della pausa (15-12) si allarga a macchia d'olio nel secondo tempo, con il giovane talento nativo di Cannes (ovvero Accambray) finalmente in palla, e sia Luc Abalo che Titi Omeyer a far sfoggio della loro bravura. Tanto che, sul 24-17 a metà ripresa, la pratica-Svezia sembrava davvero archiviata.
Però gli scandinavi, di fronte al pubblico delle grandi occasioni - seppur incapace di creare un ambiente 'caldissimo' - non sono disposti a gettar via un'opportunità storica, e tra un paio di reti di Jonas Källman e qualche bel numero di Mattias Andersson, subentrato nell'ultimo quarto d'ora ad un Johann Sjöstrand in giornata no (anche Oscar Carlén non era in forma fisica ottimale, ma è riuscito comunque a fare una cinquina di reti) piazzano un 6-1 che li riporta a meno due con poco tempo da giocare, ma abbastanza per sperare in una clamorosa rimonta. Speranze mal riposte: la Francia non si lascia impressionare e, complice un opportuno time-out che spezza il 'momento magico' degli avversari, conduce in porto una vittoria meritata, con due reti di Guigou che scacciano ogni paura.
Vittoria che li manda in finale, dove troveranno la temibile squadra danese, brava a sbarazzarsi di un avversario ostico quale la Spagna. Partita strana, con i nordici avanti quasi sempre, ma sul filo dell'equilibrio fino a pochi istanti dalla sirena. Partenza con botta e risposta tra le due parti, e con giocate spesso alla velocità della luce; i danesi, abituati a ritmi rapidissimi sin dalle prime gare, prendono un buon margine di vantaggio, con una doppietta di Kasper Søndergaard a spedirli sul 10-6.
Però sono pur sempre umani, non possono tenere il ritmo altissimo e pretendere di non sbagliare mai. Ed allora ecco che, dopo qualche imprecisione di troppo, frutto di eccessiva frenesia e della finalmente efficace 5-1 avversaria, i combattivi spagnoli ne approfittano e, tra un contropiede e l'altro, ritrovano la parità (10-10), con cui si conclude anche il tempo (12-12). L'entrata di Arpad Sterbik al posto di un non certo stratosferico Hombrados non è estranea alla 'remontada' iberica. Nè lo sono quelle di Raúl Entrerríos e Joan Cañellas.
Ma con Julen Aguinagalde pivot dalle polveri bagnate (e dalle zero reti), e le ali altrettanto inefficaci, l'inizio della seconda parte è favorevole alla 'Danish Dynamite', che stacca di nuovo i 'nemici', in grado di andare in rete appena una volta (Garabaya) in nove minuti, e vola sul 17-13. Strada spianata verso il successo? Macchè. il serbo-ungherese di Spagna torna a sbarrare la via del goal, e l'incontro si riapre: 17-16, 21-20 e poi di nuovo parità a quota 23. E' a quel punto che si decide la gara: i danesi spingono ancora sull'acceleratore e, complice qualche due minuti affibbiato alla selección da arbitri cechi non proprio amici della Spagna, provano a scrollarsi di dosso Viran Morros - finito giustamente sulla panca dei puniti - e compagni. Stavolta è quella buona: una doppietta di Hans Lindberg, spina nel fianco (destro) della difesa spagnola, fissa la score sul 27-23, leggermente ritoccato negli ultimi istanti fino al 28-24 conclusivo, score forse bugiardo di una partita incerta fino a pochi minuti dal termine.
Ma l'anima della squadra danese, il cui trionfo ha mandato in visibilio gli oltre quattromila fans che avevano tinto la Kristianstad Arena di bianco-rosso, e tra loro il principe Frederik in versione 'ultrà', sono soprattutto Mikkel Hansen e Niklas Landin. Il primo, sempre più consacrato nell'elite della pallamano internazionale (e che adesso insidia la Wozniacki come sportivo più popolare del suo paese), va a segno nove volte - sette della quali dalla lunga distanza (a Barcellona quanto si saranno pentiti di averlo lasciato andar via?) Il secondo, principale artefice della vittoria, almeno a sentire le dichiarazioni post-partita del compagno Jesper Nøddesbo, può invece vantare una percentuale di salvataggi intorno al 50%, compresi tre rigori neutralizzati. Con loro al timone, una squadra ed un'intera nazione possono sognare il colpaccio; la Francia è avvertita.
Spagnoli e svedesi si contenderanno il bronzo domenica alle 14:30, mentre nel 'derby delle deluse' (nonché ex vittime predilette della Francia) la Croazia si è imposta di misura all'Islanda in un match equilibrato ed emozionante. Balcanici avanti per buona parte della frazione di partenza, con i soliti Buntić, Zrnić e Vori ad aprire il divario a suon di goal, ma un incredibile contro-break islandese (8-1) sul finire del tempo porta all'intervallo sul 16-14 per i nordici. Al ritorno in campo le distanze rimangono tali, poi però gli slavi agganciano (25-25) e staccano gli avversari, restituendo loro l'otto a uno della prima frazione. Gli uomini del paese dei vulcani non gettano la spugna, e provano a rientrare, ma alla fine devono soccombere, anche se con il minimo scarto (34-33). Per Duvnjak e compagni arriva almeno un quinto posto finale.
La sfida per la settima piazza, più importante della precedente in quanto assegnava l'ultimo posto al 'tavolo' delle qualificazioni per Londra 2012, ha visto l'Ungheria prevalere a sorpresa su una Polonia che chiude nel peggiore dei modi un Mondiale da dimenticare. Altro che podio o addirittura finalissima, come in certe previsioni della vigilia: i polacchi rischiano di essere ormai fuori da ogni prospettiva di partecipazione olimpica (solo un 'ripescaggio' dopo gli Europei di inizio 2012 li potrebbe aiutare).
Vittoria giusta dei magiari, bravi alla partenza (3-0 immediato), e poi bravissimi a ribaltare una situazione che si era fatta difficile: dal 14-10 per Bielecki e soci si arriva al 16-14 pro-Ungheria dell'intervallo, grazie soprattutto alle reti di Tamás e Gergö Iváncsik. Il black-out polacco continua ad inizio ripresa, con conseguente incremento (19-14, pure Ferenc Ilyés ci mette lo zampino) del loro svantaggio. La reazione dei vari Bartosz Jurecki e Bartolomiej Jaszka arriva troppo tardi, e si limita a riportarli a meno due (28-30) a poco dalla sirena; il rigore - nonchè undicesimo goal personale del giorno - di Gergö Ivancsik, ala sinistra del MKB Veszprém KC, non fa altro che sigillare il trionfo della propria squadra.
Semifinale #1 (Malmö Arena, Malmö)
** Francia - Svezia 29-26 (15-12)
Francia: Guigou (8 reti), Bertrand Gille (8), Accambray (3), Karabatic (3), Abalo (2), Barachet (2), Fernandez (2), Joli (1)
Svezia: Källman (6), Ekdhal Du Rietz (5), Carlén (5), Ekberg (3), Doder (3), Arrhenius (2), Larholm 2
goal-by-goal e statistiche dell'incontro
Semifinale #2 (Kristianstad Arena, Kristianstad)
** Danimarca - Spagna 28-24 (12-12)
Danimarca: Mikkel Hansen (9 reti), Lindberg (6), Søndergaard (5), Lars Christiansen (2), Toft Hansen (2), Mads Christiansen (1), Spellerberg (1), Boesen (1), Knudsen (1)
Spagna: Cañellas (6), Raúl Entrerríos (3), Alberto Entrerríos (3), Gurbindo (2), Ugalde (2), Roberto García (2), Chema Rodríguez (1), Viran Morros (1), Juanín García (1), Rocas (1), Romero (1), Garabaya (1).
goal-by-goal e statistiche dell'incontro
* Francia e Danimarca alla finalissima.
* Spagna e Svezia alla finale 3°-4° Posto.
Finale 5°-6° Posto (Malmö Arena, Malmö)
** Croazia - Islanda 34-33 (14-16)
goal-by-goal dell'incontro
Finale 7°-8° Posto (Kristianstad Arena, Kristianstad)
** Ungheria - Polonia 31-28 (16-14)
goal-by-goal dell'incontro
I Bleus 'espugnano' Malmö battendo la Svezia per 29-26, un risultato forse ancor riduttivo se rapportato alla loro effettiva superiorità in campo. Transalpini un poco in affanno all'inizio, con gli svedesi subito trascinati dall'entusiasmo, ma poi Bertrand Gille e Michaël Guigou in particolare (otto reti a testa nei sessanta minuti) portano i campionissimi al vantaggio, nonostante sia William Accambray che Xavier Barachet sentano il peso della loro relativa inesperienza a questi livelli. Il più tre della pausa (15-12) si allarga a macchia d'olio nel secondo tempo, con il giovane talento nativo di Cannes (ovvero Accambray) finalmente in palla, e sia Luc Abalo che Titi Omeyer a far sfoggio della loro bravura. Tanto che, sul 24-17 a metà ripresa, la pratica-Svezia sembrava davvero archiviata.
Però gli scandinavi, di fronte al pubblico delle grandi occasioni - seppur incapace di creare un ambiente 'caldissimo' - non sono disposti a gettar via un'opportunità storica, e tra un paio di reti di Jonas Källman e qualche bel numero di Mattias Andersson, subentrato nell'ultimo quarto d'ora ad un Johann Sjöstrand in giornata no (anche Oscar Carlén non era in forma fisica ottimale, ma è riuscito comunque a fare una cinquina di reti) piazzano un 6-1 che li riporta a meno due con poco tempo da giocare, ma abbastanza per sperare in una clamorosa rimonta. Speranze mal riposte: la Francia non si lascia impressionare e, complice un opportuno time-out che spezza il 'momento magico' degli avversari, conduce in porto una vittoria meritata, con due reti di Guigou che scacciano ogni paura.
Vittoria che li manda in finale, dove troveranno la temibile squadra danese, brava a sbarazzarsi di un avversario ostico quale la Spagna. Partita strana, con i nordici avanti quasi sempre, ma sul filo dell'equilibrio fino a pochi istanti dalla sirena. Partenza con botta e risposta tra le due parti, e con giocate spesso alla velocità della luce; i danesi, abituati a ritmi rapidissimi sin dalle prime gare, prendono un buon margine di vantaggio, con una doppietta di Kasper Søndergaard a spedirli sul 10-6.
Però sono pur sempre umani, non possono tenere il ritmo altissimo e pretendere di non sbagliare mai. Ed allora ecco che, dopo qualche imprecisione di troppo, frutto di eccessiva frenesia e della finalmente efficace 5-1 avversaria, i combattivi spagnoli ne approfittano e, tra un contropiede e l'altro, ritrovano la parità (10-10), con cui si conclude anche il tempo (12-12). L'entrata di Arpad Sterbik al posto di un non certo stratosferico Hombrados non è estranea alla 'remontada' iberica. Nè lo sono quelle di Raúl Entrerríos e Joan Cañellas.
Ma con Julen Aguinagalde pivot dalle polveri bagnate (e dalle zero reti), e le ali altrettanto inefficaci, l'inizio della seconda parte è favorevole alla 'Danish Dynamite', che stacca di nuovo i 'nemici', in grado di andare in rete appena una volta (Garabaya) in nove minuti, e vola sul 17-13. Strada spianata verso il successo? Macchè. il serbo-ungherese di Spagna torna a sbarrare la via del goal, e l'incontro si riapre: 17-16, 21-20 e poi di nuovo parità a quota 23. E' a quel punto che si decide la gara: i danesi spingono ancora sull'acceleratore e, complice qualche due minuti affibbiato alla selección da arbitri cechi non proprio amici della Spagna, provano a scrollarsi di dosso Viran Morros - finito giustamente sulla panca dei puniti - e compagni. Stavolta è quella buona: una doppietta di Hans Lindberg, spina nel fianco (destro) della difesa spagnola, fissa la score sul 27-23, leggermente ritoccato negli ultimi istanti fino al 28-24 conclusivo, score forse bugiardo di una partita incerta fino a pochi minuti dal termine.
Ma l'anima della squadra danese, il cui trionfo ha mandato in visibilio gli oltre quattromila fans che avevano tinto la Kristianstad Arena di bianco-rosso, e tra loro il principe Frederik in versione 'ultrà', sono soprattutto Mikkel Hansen e Niklas Landin. Il primo, sempre più consacrato nell'elite della pallamano internazionale (e che adesso insidia la Wozniacki come sportivo più popolare del suo paese), va a segno nove volte - sette della quali dalla lunga distanza (a Barcellona quanto si saranno pentiti di averlo lasciato andar via?) Il secondo, principale artefice della vittoria, almeno a sentire le dichiarazioni post-partita del compagno Jesper Nøddesbo, può invece vantare una percentuale di salvataggi intorno al 50%, compresi tre rigori neutralizzati. Con loro al timone, una squadra ed un'intera nazione possono sognare il colpaccio; la Francia è avvertita.
Spagnoli e svedesi si contenderanno il bronzo domenica alle 14:30, mentre nel 'derby delle deluse' (nonché ex vittime predilette della Francia) la Croazia si è imposta di misura all'Islanda in un match equilibrato ed emozionante. Balcanici avanti per buona parte della frazione di partenza, con i soliti Buntić, Zrnić e Vori ad aprire il divario a suon di goal, ma un incredibile contro-break islandese (8-1) sul finire del tempo porta all'intervallo sul 16-14 per i nordici. Al ritorno in campo le distanze rimangono tali, poi però gli slavi agganciano (25-25) e staccano gli avversari, restituendo loro l'otto a uno della prima frazione. Gli uomini del paese dei vulcani non gettano la spugna, e provano a rientrare, ma alla fine devono soccombere, anche se con il minimo scarto (34-33). Per Duvnjak e compagni arriva almeno un quinto posto finale.
La sfida per la settima piazza, più importante della precedente in quanto assegnava l'ultimo posto al 'tavolo' delle qualificazioni per Londra 2012, ha visto l'Ungheria prevalere a sorpresa su una Polonia che chiude nel peggiore dei modi un Mondiale da dimenticare. Altro che podio o addirittura finalissima, come in certe previsioni della vigilia: i polacchi rischiano di essere ormai fuori da ogni prospettiva di partecipazione olimpica (solo un 'ripescaggio' dopo gli Europei di inizio 2012 li potrebbe aiutare).
Vittoria giusta dei magiari, bravi alla partenza (3-0 immediato), e poi bravissimi a ribaltare una situazione che si era fatta difficile: dal 14-10 per Bielecki e soci si arriva al 16-14 pro-Ungheria dell'intervallo, grazie soprattutto alle reti di Tamás e Gergö Iváncsik. Il black-out polacco continua ad inizio ripresa, con conseguente incremento (19-14, pure Ferenc Ilyés ci mette lo zampino) del loro svantaggio. La reazione dei vari Bartosz Jurecki e Bartolomiej Jaszka arriva troppo tardi, e si limita a riportarli a meno due (28-30) a poco dalla sirena; il rigore - nonchè undicesimo goal personale del giorno - di Gergö Ivancsik, ala sinistra del MKB Veszprém KC, non fa altro che sigillare il trionfo della propria squadra.
Semifinale #1 (Malmö Arena, Malmö)
** Francia - Svezia 29-26 (15-12)
Francia: Guigou (8 reti), Bertrand Gille (8), Accambray (3), Karabatic (3), Abalo (2), Barachet (2), Fernandez (2), Joli (1)
Svezia: Källman (6), Ekdhal Du Rietz (5), Carlén (5), Ekberg (3), Doder (3), Arrhenius (2), Larholm 2
goal-by-goal e statistiche dell'incontro
Semifinale #2 (Kristianstad Arena, Kristianstad)
** Danimarca - Spagna 28-24 (12-12)
Danimarca: Mikkel Hansen (9 reti), Lindberg (6), Søndergaard (5), Lars Christiansen (2), Toft Hansen (2), Mads Christiansen (1), Spellerberg (1), Boesen (1), Knudsen (1)
Spagna: Cañellas (6), Raúl Entrerríos (3), Alberto Entrerríos (3), Gurbindo (2), Ugalde (2), Roberto García (2), Chema Rodríguez (1), Viran Morros (1), Juanín García (1), Rocas (1), Romero (1), Garabaya (1).
goal-by-goal e statistiche dell'incontro
* Francia e Danimarca alla finalissima.
* Spagna e Svezia alla finale 3°-4° Posto.
Finale 5°-6° Posto (Malmö Arena, Malmö)
** Croazia - Islanda 34-33 (14-16)
goal-by-goal dell'incontro
Finale 7°-8° Posto (Kristianstad Arena, Kristianstad)
** Ungheria - Polonia 31-28 (16-14)
goal-by-goal dell'incontro
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