E chi l'ha detto che le finali minori non servano a nulla? Tutte e quattro le formazioni impegnate nelle sfide di Giovedì, che assegnavano le piazze dalla nona alla dodicesima, hanno dato corpo a battaglie avvincenti e combattutissime, in cui nessuno era disposto a perdere. Tanto da regalarci, in totale, qualcosa come trenta minuti di tempi supplementari e di brividi extra.
A partire da Germania e Argentina, che vanno in campo alle sei di sera. Dopo un certo equilibrio nelle fasi iniziali 'di studio', i tedeschi sembrano prendere il largo, arrivando fino all'undici a sei del minuto 24. Trattasi di miraggio: l'albiceleste sfoggia ancora la sua proverbiale grinta e, complice qualche esclusione rifilata agli avversari, torna velocemente in partita, chiudendo il tempo sotto di appena un goal (13-12). I sudamericani non si scompongono nemmeno davanti al buon inizio ripresa (16-13) tedesco, né di fronte ad un arbitraggio che lascia un po' perplessi, 'regalando' loro tre penalità quasi contemporanee. Persino con tre uomini (più il portiere) in campo i gagliardi pupilli di Gallardo tengono testa ai quotati avversari. Anche se poi arrivano nuove difficoltà, e la Mannschaft scappa sul 23-19 con soltanto nove minuti da giocare. Ma l'Argentina non ha alcuna intenzione di gettare la spugna, e con un magia di Diego Simonet a fil di sirena riagguanta il pareggio sul 27-27, portando le squadre ai supplementari.
Che iniziano nel migliore dei modi per loro: subito in rete due volte, ed avanti 29-27, con gli avversari in doppia inferiorità numerica. La situazione ideale per chiudere definitivamente il match. Se non fosse per l'inesperienza e la scarsa abitidine a volare ad alta quota, che tradiscono gli argentini. Nervosismo e tiri affrettati: l'albiceleste sbaglia troppo, e la più rodata Germania, trascinata come al solito da Holger Glandorf ed Uwe Gensheimer, ne approfitta, riuscendo a beffare la difesa rivale pur con meno giocatori in campo.
Tra penalità e conseguenti cartellini rossi (ne faranno le spese anche Oliver 'The Rogg' Roggisch, come d'abitudine molto falloso, da una parte e Leo Querin dall'altra) l'equilibrio regna fino al termine dei primi dieci minuti extra, segnato da una nuova prodezza di Dieguito Simonet, foriera di un nuovo supplementare; nel quale però la stanchezza si unisce all'inesperienza per tramare contro l'Argentina. I tedeschi, messi meglio fisicamente, non si fanno scappare la ghiotta occasione e sigillano l'incontro a loro piacimento, chiudendo di fatto i giochi non appena il giovane Patrick Groetzki - vendicandosi della sconfitta subita per mano degli argentini due anni fa, quando era ancora nelle categorie giovanili - mette in rete la palla del 37-33. Gli ultimi minuti di questa sfida tiratissima sono pura accademia, con i vincitori ad arrotondare il risultato fino al 40-35 conclusivo.
La Germania chiude con una vittoria più sofferta del dovuto (e del previsto?) un Mondiale da dimenticare rapidamente, con una squadra da rifondare, forse a partire da chi siede in panchina. I sudamericani escono ancora una volta a testa alta, tra i complimenti dei tifosi e dei cronisti della TV di Buenos Ayres. Con il rammarico della sconfitte di un solo punto con Polonia e Serbia, e dell'occasione sprecata contro i tedeschi. Peccato. Con una squadra più esperta e smaliziata il risultato già storico ottenuto sarebbe stato ancora migliore. Ma Vieyra e compagni sono entrati nell'elite della pallamano mondiale per rimanerci. I numeri ci sono, vedremo in futuro cosa sapranno regalarci ...
Incertezza ed emozioni risultano sovrane anche nell'incontro successivo. La Norvegia, con il pivot Bjarte Myrhol di nuovo alla ribalta, piazza subito un 3-0 che però non scoraggia la Serbia, brava a reagire con velocità e ribaltare il risultato. Spinti anche dagli ultimi tre precedenti tra le due squadre (quando la Serbia era ancora unita al Montenegro), tutti vittoriosi, i balcanici trascinati da Rastko Stojković, Ivan Stanković e Momir Ilić ribaltano il risultato e arrivano alla pausa sul 16-14 a proprio vantaggio. Nonostante la maggiore aggressività difensiva predicata da coach Robert Hedin, e la buona prova del giovane Espen Lie Hansen, i nordici non riescono a colmare il gap, rimanendo sotto giusto di quel paio di reti per buona parte del secondo tempo.
Poi arriva il rush finale, in cui agli scandinavi riesce l'impresa: negli ultimissimi minuti raggiungono gli avversari e li mettono pure sotto con una rete dell'esperto Borge Lund (ex THW Kiel, ora in forza al Rhein-Neckar Löwen) a venti secondi dal termine. Però i serbi pareggiano i conti (29-29) a fil di sirena e portano tutti, anche in questo caso, ai supplementari. Dove l'equilibrio continua in pratica inalterato. Solo una rete di Håvard Tvedten, miglior realizzatore dei suoi, e la successiva parata di un buon Ole Erevik scongiurano una ripetizione esatta dell'incontro precedente: stavolta bastano 'appena' dieci minuti extra per regalare una vittoria di misura alla Norvegia, brava a chiudere con dignità - compreso il trionfo sulla Germania e la buona prova contro i campionissimi francesi - un Mondiale iniziato in sordina. Resta il dispiacere per quella partita gettata la vento contro l'Ungheria, sconfitta costata loro le chances di qualficarsi al torneo pre-olimpico. Ma con giovani di valore come Cristoffer Rambo, Sondre Paulsen e lo stesso Lie Hansen, anche per i vichinghi ci sono speranze di un futuro sorridente.
Finale 9°-10° Posto
** Norvegia - Serbia 32-31 dopo 1ts (29-29; 14-16)
goal-by-goal del match
Finale 11°-12° Posto
** Germania - Argentina 40-35 dopo 2ts (31-31; 27-27; 13-12)
goal-by-goal del match
Nota: Il sito IHF è attualmente fuori servizio (ancora un avolta complimenti a loro ...) per cui non fornisce i soliti, ulteriori dati relativi agli incontri. Che ci si augura saranno disponibili in seguito.
A partire da Germania e Argentina, che vanno in campo alle sei di sera. Dopo un certo equilibrio nelle fasi iniziali 'di studio', i tedeschi sembrano prendere il largo, arrivando fino all'undici a sei del minuto 24. Trattasi di miraggio: l'albiceleste sfoggia ancora la sua proverbiale grinta e, complice qualche esclusione rifilata agli avversari, torna velocemente in partita, chiudendo il tempo sotto di appena un goal (13-12). I sudamericani non si scompongono nemmeno davanti al buon inizio ripresa (16-13) tedesco, né di fronte ad un arbitraggio che lascia un po' perplessi, 'regalando' loro tre penalità quasi contemporanee. Persino con tre uomini (più il portiere) in campo i gagliardi pupilli di Gallardo tengono testa ai quotati avversari. Anche se poi arrivano nuove difficoltà, e la Mannschaft scappa sul 23-19 con soltanto nove minuti da giocare. Ma l'Argentina non ha alcuna intenzione di gettare la spugna, e con un magia di Diego Simonet a fil di sirena riagguanta il pareggio sul 27-27, portando le squadre ai supplementari.
Che iniziano nel migliore dei modi per loro: subito in rete due volte, ed avanti 29-27, con gli avversari in doppia inferiorità numerica. La situazione ideale per chiudere definitivamente il match. Se non fosse per l'inesperienza e la scarsa abitidine a volare ad alta quota, che tradiscono gli argentini. Nervosismo e tiri affrettati: l'albiceleste sbaglia troppo, e la più rodata Germania, trascinata come al solito da Holger Glandorf ed Uwe Gensheimer, ne approfitta, riuscendo a beffare la difesa rivale pur con meno giocatori in campo.
Tra penalità e conseguenti cartellini rossi (ne faranno le spese anche Oliver 'The Rogg' Roggisch, come d'abitudine molto falloso, da una parte e Leo Querin dall'altra) l'equilibrio regna fino al termine dei primi dieci minuti extra, segnato da una nuova prodezza di Dieguito Simonet, foriera di un nuovo supplementare; nel quale però la stanchezza si unisce all'inesperienza per tramare contro l'Argentina. I tedeschi, messi meglio fisicamente, non si fanno scappare la ghiotta occasione e sigillano l'incontro a loro piacimento, chiudendo di fatto i giochi non appena il giovane Patrick Groetzki - vendicandosi della sconfitta subita per mano degli argentini due anni fa, quando era ancora nelle categorie giovanili - mette in rete la palla del 37-33. Gli ultimi minuti di questa sfida tiratissima sono pura accademia, con i vincitori ad arrotondare il risultato fino al 40-35 conclusivo.
La Germania chiude con una vittoria più sofferta del dovuto (e del previsto?) un Mondiale da dimenticare rapidamente, con una squadra da rifondare, forse a partire da chi siede in panchina. I sudamericani escono ancora una volta a testa alta, tra i complimenti dei tifosi e dei cronisti della TV di Buenos Ayres. Con il rammarico della sconfitte di un solo punto con Polonia e Serbia, e dell'occasione sprecata contro i tedeschi. Peccato. Con una squadra più esperta e smaliziata il risultato già storico ottenuto sarebbe stato ancora migliore. Ma Vieyra e compagni sono entrati nell'elite della pallamano mondiale per rimanerci. I numeri ci sono, vedremo in futuro cosa sapranno regalarci ...
Incertezza ed emozioni risultano sovrane anche nell'incontro successivo. La Norvegia, con il pivot Bjarte Myrhol di nuovo alla ribalta, piazza subito un 3-0 che però non scoraggia la Serbia, brava a reagire con velocità e ribaltare il risultato. Spinti anche dagli ultimi tre precedenti tra le due squadre (quando la Serbia era ancora unita al Montenegro), tutti vittoriosi, i balcanici trascinati da Rastko Stojković, Ivan Stanković e Momir Ilić ribaltano il risultato e arrivano alla pausa sul 16-14 a proprio vantaggio. Nonostante la maggiore aggressività difensiva predicata da coach Robert Hedin, e la buona prova del giovane Espen Lie Hansen, i nordici non riescono a colmare il gap, rimanendo sotto giusto di quel paio di reti per buona parte del secondo tempo.
Poi arriva il rush finale, in cui agli scandinavi riesce l'impresa: negli ultimissimi minuti raggiungono gli avversari e li mettono pure sotto con una rete dell'esperto Borge Lund (ex THW Kiel, ora in forza al Rhein-Neckar Löwen) a venti secondi dal termine. Però i serbi pareggiano i conti (29-29) a fil di sirena e portano tutti, anche in questo caso, ai supplementari. Dove l'equilibrio continua in pratica inalterato. Solo una rete di Håvard Tvedten, miglior realizzatore dei suoi, e la successiva parata di un buon Ole Erevik scongiurano una ripetizione esatta dell'incontro precedente: stavolta bastano 'appena' dieci minuti extra per regalare una vittoria di misura alla Norvegia, brava a chiudere con dignità - compreso il trionfo sulla Germania e la buona prova contro i campionissimi francesi - un Mondiale iniziato in sordina. Resta il dispiacere per quella partita gettata la vento contro l'Ungheria, sconfitta costata loro le chances di qualficarsi al torneo pre-olimpico. Ma con giovani di valore come Cristoffer Rambo, Sondre Paulsen e lo stesso Lie Hansen, anche per i vichinghi ci sono speranze di un futuro sorridente.
Finale 9°-10° Posto
** Norvegia - Serbia 32-31 dopo 1ts (29-29; 14-16)
goal-by-goal del match
Finale 11°-12° Posto
** Germania - Argentina 40-35 dopo 2ts (31-31; 27-27; 13-12)
goal-by-goal del match
Nota: Il sito IHF è attualmente fuori servizio (ancora un avolta complimenti a loro ...) per cui non fornisce i soliti, ulteriori dati relativi agli incontri. Che ci si augura saranno disponibili in seguito.
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