lunedì 31 gennaio 2011

MONDIALI MASCHILI 2011: ENCORE LA FRANCE, TOUJOURS LA FRANCE!

Francia ancora sul tetto del mondo. I Bleus si impongono su un avversario a dir poco irriducibile in una delle più emozionanti e combattute finali mai viste. Ci sono voluti i tempi supplementari perché Omeyer (stavolta non straordinario) e soci avessero ragione della tenacia danese, con il risultato finale di 37-35. I transalpini hanno tremato prima di riuscire ad imporre la loro legge ottenendo la loro vittoria più sofferta da quando è cominciato il loro ciclo dal 2008. E con questa, proprio partendo da Pechino, raggiungono il poker di grandi successi internazionali consecutivi. La Danimarca e i suoi calorosissimi supporter, che avevano attraversato il ponte di Oresund sperando in un finale diverso, ci hanno provato, ma alla fine ... ENCORE LA FRANCE, TOUJOURS LA FRANCE!

La Francia resta dunque seduta sul trono mondiale, ma ha davvero rischiato di cadere e farsi male. Avanti per tutto l'incontro o quasi - seppure mai con un vantaggio che potesse dare tranquillità - e capaci di rintuzzare i tentativi di rimonta avversaria, i francesi si sono infatti visti raggiungere a pochi secondi dal termine, e addirittura superare all'inizio dei dieci minuti supplementari, che poi li avrebbero visti uscire trionfanti.

Una finale intensa come poche, una Francia in difficoltà come mai in questi ultimi anni, ma alla lunga vincente. Tutto logico, quando di mezzo ci sono personaggi del calibro di Nikola Karabatic e Mikkel Hansen: dieci reti a testa nella finalissima, e la prova che se il primo ha meritato il premio come MVP del torneo, il secondo non avrebbe rubato nulla se l'avesse vinto lui. Oppure come Thierry Omeyer e quello che molti vedono come suo successore nel ruolo di miglior portiere del mondo: Niklas Landin (22 anni), che con ventuno parate si è fatto notare anche nell'ultimo atto. Oppure ancora come Didier Dinart, roccia in difesa a dispetto delle zero penalità subite dagli arbitri spagnoli, ed un Lars Christiansen che ha griffato la finalissima con cinque reti personali.

I transalpini mettono le cose in chiaro dall'inizio: difesa aggressiva (subito un giallo a Bertrand Gille) e la coppia Fernandez-Guigou a mandare lo score sul 2-0. I danesi non si lasciano impressionare così facilmente, e rispondono colpo su colpo, includendo un botta e risposta proprio fra Hansen e Karabatic. I francesi non sono squadra da lasciarsi rimontare facilmente però, e con un sette metri trasformato da Guillaume Joli vanno sul più tre (9-6) intorno a metà tempo. Contro-break nordico, con lo zampino di Landin, e arriva il primo aggancio (9-9); peccato per loro che due minuti rifilati alla stella degli scandinavi spianino la strada ad un nuovo allungo rivale, con il giovane Xavier Barachet a siglare il 12-9, e spingere coach Wilbek verso il time-out. Però al ritorno in campo Sua Maestà Karabatic regala alla Francia il massimo vantaggio. Gli ribatte il Michelone di Danimarca, che William Accambray non riesce a contenere, e si va negli spogliatoi sul 15-12.


La sensazione dopo i primi trenta minuti è quella di una Francia superiore, in virtù di maggiore 'solidità' ed esperienza, ma incapace di mettere del tutto le mani sull'incontro. Anche per merito della controparte, a sua volta brava a non farsi travolgere, ma a cui manca qualcosa per giocare a tu per tu con il più quotato e 'nobile' avversario. Impressioni confermate nei primi dieci-quindici minuti nella ripresa, con il divario sempre oscillante fra due e tre lunghezze, mentre Karabatic continua a perforare la difesa scandinava, si vede finalmente Accambray, e dall'altro lato Jesper Nøddesbo acquista maggiore protagonismo.

Il pivot danese del Barcellona, assieme ad Hansen, contribuisce al nuovo pareggio della sua squadra: un 24-24 (poi 25-25) che insinua i primi seri dubbi in una Francia che si pensava invincibile ed ora si vede costretta a cercare sempre più volte Luc Abalo all'ala destra, visto che al centro non sfonda più di tanto, e quando lo fa rischia di trovarsi la strada sbarrata da Landin. Il fuoriclasse del Ciudad Real fa comunque la sua parte, pure come assist-man per Gille, che riporta i Bleus avanti, con Karabatic ad arrotondare sul 27-25.

Giochi chiusi, anche se a fatica? No. Sale alla ribalta Lars Christiansen: il 'vecchietto' (sempre arzillo) scandinavo punisce tre volte, dall'alto dei suoi 38 anni e dall'ala sinistra: la terza vale il 29 pari. Tripletta rovinata da Bo Spelleberg, che cintura Barachet e manda Guigou ai sette metri, e sè stesso fuori per due giri di lancetta. I francesi ringraziano, segnano e potrebbero addirittura operare il break decisivo; ma Gille tira su Landin, e Lasse Boesen trova uno dei pochi raggi di luce in una serata per lui opaca, firmando il trenta pari.

Scintillante è invece la giornata di Re Nikola: suo il 31-30 che potrebbe decidere partita e torneo. E quale miglior match-winner che l'MVP dei mondiali, il giocatore probabilmente più famoso in assoluto? La trama ideale per un grande finale. Peccato che nessuno avesse avvisato Gille e Bo Spellerberg. Il primo, nel tentativo di difendere l'ultimo attacco danese, si fa prendere dalla foga e si piglia i suoi bei due minuti. Il secondo, con la squadra addirittura in doppia superiorità numerica (portiere tolto da Wilbek, dentro un altro giocatore...), trova il varco giusto per spedire il pallone fra Omeyer e l'angolino in basso, rasente al palo destro della porta francese. Si va ai supplementari! Che partita!


Il 31-31 acciuffato con unghie e denti (e volontà di ferro) a fil di sirena manda in visibilio i tifosi danesi, incluso il principe Frederik, ormai cliente fisso dei match della nazionale. Ed esalta Spelleberg e Knudsen, che smentiscono la Hansen-dipendenza in attacco e, dopo 64 minuti (!!!), trovano il primo vantaggio nordico della partita (33-32). Ora in Danimarca ci credono davvero ...

Non sanno, poveri loro, che il destino ha già preso la sua decisione. Ha scelto la Francia, e vuole mostrarlo nel modo più crudele per i danesi: li lascia illudere per un attimo, poi manda Karabatic a pareggiare, Jérôme Fernandez a rubare palla e lanciare Michaël Gigou, che ristabilisce le gerarchie in contropiede. Il tutto alla velocità della luce. Uno-due micidiale che esalta i telecronisti di France 2 (mettendo alla prova le loro corde vocali) ma spezza le gambe alla Danimarca. Il sette metri di Lars Christiansen è solo il canto del cigno: quando capitan Fernandez prende il mano la situazione e infila la doppietta decisiva (uno dai sette metri), i giochi sono fatti. 36-34 con un solo minuto rimasto: la Danimarca ora si è arresa davvero.

L'ultimo a gettare la spugna è - manco a dirlo - il ragazzone di Helsingør (al secolo Hansen Mikkel, classe 1987), cittadina a poche decine di chilometri da Malmö dove stasera non si festeggerà. Lo faranno invece i ragazzi di Claude Onesta. Dopo che Guigou sigla il 37-35 finale, evitando pure l'onta di una vittoria con il minimo scarto, esplode tutta la loro gioia, e la tensione per una partita che si è rivelata forse più difficile di quanto in tanti pensassero alla vigilia.

Modalità e difficoltà passano comunque in secondo piano. La Francia ha vinto ed è questo che conta. Assieme ad altri numeri, tipo i quattro successi mondiali (1995, 2001, 2009, 2011) di una nazionale che uguaglia la mitica Romania degli anni '60 e '70 e la Svezia. Si può tifare per i francesi o meno, ma bisogna levarsi il cappello di fronte a quanto ha saputo conquistare il movimento dei cugini d'Oltralpe. La Danimarca si lecca le ferite ed esce con la consapevolezza che le sue giovani stelle sapranno regalarle nuove soddisfazioni. Magari, con l'aiuto di una maggiore esperienza, arrivando a quel titolo mondiale che ancora manca al loro palmares e stavolta è sfuggito per un soffio.

Finale 1°-2° Posto
** Francia - Danimarca 37-35 dts (15-12; 31-31)
Statistiche Match;
Statistiche Squadre;
Play-by-Play del match;
Match Report

La partita 'raccontata' sul sito del quotidiano L'Equipe
(solo testo, in Francese)


L'incredibile finale delle cinque della sera ha fatto passare in secondo piano la vittoria della Spagna, che in una (quasi) altrettanto tirata battaglia per il terzo posto ha conquistato la medaglia di bronzo a spese della Svezia. Medaglia (la seconda per gli iberici dopo l'oro di Tunisi 2005, cui vanno aggiunti tre argenti Europei, un bronzo pure continentale e tre bronzi olimpici) meritata, e giunta soprattutto grazie alla difesa, come al solito efficace, ed alle buone prove dei vari Alberto Entrerríos, Arpad Sterbik e Joan Cañellas.

Poco convincenti in attacco, anche a causa dei numeri di Johan Sjöstrand, portiere del Barcellona oggi opposto a vari compagni di club, gli spagnoli si trovano sotto (5-4) dopo un primo quarto d'ora avido di reti ed emozioni. Ma equilibrato come tutta la prima parte, che finirà in parità (11-11). La Svezia scatta al ritorno in campo (15-12) ma poi, con lo zampino di alcune penalità, subisce il ritorno spagnolo, sotto forma di un parziale di 6-0 che porta lo score dal 16-13 locale al 19-16 ospite.

Spinti dai tifosi della Malmö Arena, gli uomini di Ola Lindgren reagiscono, senza farsi abbattere dall'infortunio al loro top scorer Jonas Källman (anche lui stavolta impegnato contro i compagni, ma del Ciudad Real) e si arriva ai cinque dalla fine in perfetto equilibrio (22-22). A quel punto Sterbik, Entrerríos e Julen Aguingalde fanno la differenza nello sprint decisivo. Gli spagnoli festeggiano un bronzo che profuma quasi d'oro, gli scandinavi rimangono con l'amarezza della medaglia di legno che sa di occasione perduta davanti al proprio pubblico, in un mondiale da cui, ad ogni modo, escono a testa alta.

Finale 3°-4° Posto
** Spagna - Svezia 24-23 (11-11)
Statistiche Match;
Statistiche Squadre;
Play-by-Play del match;
Match Report

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