E' ufficiale adesso: la squadra che, quando vedremo le varie Australia e simili perdere di trenta (o giù di lì) i loro match ai prossimi Mondiali, in molti rimpiangeranno, criticando (succede sempre così...) l'IHF per il numero troppo esiguo di posti concessi alle nazionali europee è l'Ungheria. Anche se, ad essere onesti, le ragazze viste in campo nello 'scontro grandicida' che le ha viste soccombere alla Germania non si sono impegnate molto per farsi rimpiangere.
Magiare in partita solo nei primi minuti, nei quali si sono portate sul 7-5, assaporando per alcuni istanti l'ebbrezza della qualificazione. Gioia di brevissima durata: l'Ungheria è stata in seguito sommersa dalla marea tedesca, e dopo aver chiuso il primo tempo sul 14-12 a loro vantaggio, le teutoniche hanno dilagato al ritorno in campo, volando sul 20-13 ed ipotecando il trionfo. I timidi tentativi di reazione delle padrone di casa, arrivati quando tutto era perduto, non hanno cambiato minimamente i destini di una battaglia ormai segnata.
Non sono state sufficienti le parate di Katalin Pálinger - non moltissime in realtà - e neppure la vena realizzativa della 'solita' Anita Görbicz. Il leggendario portiere di Mosonmagyaróvár conclude in maniera amarissima quella che dovrebbe essere la sua ultima partita con la maglia della nazionale, mentre le dieci reti all'attivo di sabato pomeriggio dimostrano come la stella dell'Audi ETO rimanga il punto fermo su cui ripartire. A patto che le giovani promesse come Szandra Zácsik e Anikó Kovacsicz facciano meglio del poco o nulla esibito contro la Germania.
Squadra parzialmente da ricostruire, e primavera da dimenticare in fretta a Győr, dove dopo l'inaspettata eliminazione in Champions League per mano dell'Itxako è arrivata un'altra delusione. Sul lato opposto, invece, grande riscatto della Germania, che ha saputo reagire al disastro degli scorsi Europei ed evitare un nuovo tracollo dagli esiti imprevedibili. Su tutte emergono Katja Schülke (22 parate), portiere già visto all'opera, con buoni risultati, in Champions League con la maglia del Lipsia, ed il giovane e promettentissimo terzino di origine ucraina Nadja Nadgornaja, che sopperiscono anche a qualche passaggio a vuoto di Grit Jurack, fuoriclasse un po' stagionata ed incapace di brillare più di tanto in questi play-off.
Per quanto riguarda - indirettamente - la nostra nazionale, le indicazioni che arrivano dagli spareggi europei non sono troppo positive. Danimarca e Croazia, prossime rivali delle azzurre nel gruppo di qualificazione agli Europei 2012, hanno dato un'ennesima dimostrazione della loro qualità e passato agevolmente il turno. Le scandinave, già trionfatrici in Polonia all'andata, hanno bissato il successo tra le mura amiche. Ed in maniera simile, uscendo alla distanza nella ripresa dopo trenta minuti poco esaltanti.
A Randers le polacche si trovavano addirittura in vantaggio (11-9; dopo essere state a più tre) alla pausa, ma la truppa di Jan Pytlick, che ha saputo far fronte ad alcune assenze di peso, è riuscita a raddrizzare la situazione, infilando un micidiale 7-0 (da 10-12 a 17-12) ad inizio ripresa. Danimarca non perfetta, ma decisamente forte, con la giovane Camilla Dalby, appena eletta 'atleta dell'anno' dalla sua federazione, e la veterana Mette Melgaard sugli scudi.
A loro volta le croate, trascinate dalla sempre prolifica di reti Andrea Penezić, hanno amministrato senza troppi problemi il significativo margine di vantaggio (+11) acquisito nel derby d'andata contro la Serbia, resistendo all'ambiente 'ostile' di Kragujevac, tanto che la sconfitta con il minimo scarto è risultata indolore. Il 6-2 piazzato dalle ospiti nei primi dieci minuti aveva già tolto ogni speranza di rimonta alle serbe, che sono comunque riuscite a pareggiare prima dell'intervallo, ed a ribaltare l'andamento del match nella ripresa, arrivando fino sul più tre (27-24). Buona la prova di Sladjana Pop Lazić, migliore delle sue, Andrea Lekić e Sanja Damnjanović tra le fila della Serbia.
Cattive nuove, se vogliamo, pure dal Montenegro, dove la Repubblica Ceca, che a Oderzo aveva maramaldeggiato sull'Italia e sulle altre avversarie del gruppo, è stata presa nuovamente a pallonate. Umiliate (42-26) in casa all'andata, le ceche sono state sconfitte ancora in modo netto, con un 33-26 forse fin troppo clemente per Iva Zamorska e compagne: lo scarto era infatti più ampio prima che le balcaniche, ormai stra-sicure del loro trionfo, tirassero il freno a mano negli ultimi minuti. Anche senza alcun apporto da Bojana Popović, le montenegrine, con le varie Katarina Bulatović, Marija Jovanović e Jovanka Radičević a far faville, hanno dimostrato di essere ormai una realtà consolidata della scena internazionale.
Lo stesso, forse in misura minore, si può dire dell'Olanda, rivelazione degli ultimi Europei che vedremo in campo anche ai Mondiali, cui si è qualificata passando per la porta principale. Maura Visser e socie rappresentano un gruppo, maturato facendo esperienza in campionati di qualità come la Bundesliga ed ovviamente quello danese, vincente e convincente, capace di imporsi con grande autorità sulla (presunta emergente) Turchia pure in quel di Istanbul. Senz'altro un esempio positivo per l'handball europeo, da imitare, e da cui imparare, per quanto possibile.
Promossa a pieni voti anche l'Islanda, in grado di bissare con una qualificazione ai Mondiali la presenza al recente campionato d'Europa. Pur senza illudersi di ripetere la saga ed i successi mietuti in ambito maschile, anche le 'signore dei Geyser' hanno voglia di farsi notare. Ne fa le spese l'Ucraina, la cui rimonta sembrava già impossibile dopo il -19 dello scorso week-end, e che non riesce ad andare oltre un pareggio nel ritorno casalingo.
In effetti nessuna squadra è riuscita a rimediare al risultato sfavorevole del passato fine settimana. Nemmeno Macedonia e Slovenia. La prima veniva da una batosta (22-37) in terra di Spagna, ma si è comunque presa la soddisfazione di battere le iberiche a Skopje, con una buona prova di Tanja Andrejeva in particolare. Discorso qualificazione chiuso all'andata e mai riaperto: Cristina González, con le sue parate, e le altre pupille di coach Dueñas (a dire il vero un po' perplesso a fine incontro...) si erano già incaricate di spegnere ogni velleità macedone all'inizio del match di ritorno, portandosi sul 9-5 a loro favore; anche se in seguito, favorita dalle rotazioni in casa spagnola, è uscita la grinta locale, foriera della parità che segnava il tabellone all'intervallo, e di un parziale di un 5-0 negli ultimi minuti che ha regalato il successo alle balcaniche.
Più autoritaria delle spagnole è risultata la Francia, che dopo aver asfaltato (ma non troppo) la Slovenia in casa ha fatto sua pure 'gara due' in quel di Lubiana. Giochi chiusi, anche a livello del singolo incontro, già nel primo tempo, come suggerito dal 16-10 dell'intervallo. Nella frazione successiva Les Bleues, le quali hanno fatto affidamento sulle reti di Siraba Dembélé, Mariama Signaté e Amélie Goudjo, e sulle parate di Amandine Leynaud e dell'ultima arrivata Armelle Attingré (equa divisione del lavoro per i portieri, in campo trenta minuti a testa), amministrano il risultato fino al più otto della sirena. Anche per loro si prospetta un bel viaggio al caldo del Brasile.
** Campionati Mondiali Femminili 2011 - Spareggi Europa:
Montenegro - Repubblica Ceca 33-26 (16-11)
* andata 42-26
Turchia - Olanda 34-38 (16-23)
* andata 28-40
Macedonia - Spagna 24-21 (11-11)
* andata 22-37
Slovenia - Francia 20-28 (10-16)
* andata 19-28
Serbia - Croazia 31-30 (15-15)
* andata 25-36
Ucraina - Islanda 24-24 (12-13)
* andata 18-37
Ungheria - Germania 22-27 (12-14)
* andata 24-26
Danimarca - Polonia 24-19 (9-11)
* andata 23-16
Nazionali qualificate (al 12 Giugno 2011):
Brasile (Paese ospitante)
Russia (Campione in carica)
Kazakhstan (Campione Asiatico)
Corea del Sud
Giappone
Cina
Angola (Campione Africano)
Congo
Tunisia
Norvegia (Campione d'Europa)
Svezia (Argento agli Europei)
Romania (Bronzo agli Europei)
Montenegro
Olanda
Spagna
Francia
Croazia
Islanda
Germania
Australia
Magiare in partita solo nei primi minuti, nei quali si sono portate sul 7-5, assaporando per alcuni istanti l'ebbrezza della qualificazione. Gioia di brevissima durata: l'Ungheria è stata in seguito sommersa dalla marea tedesca, e dopo aver chiuso il primo tempo sul 14-12 a loro vantaggio, le teutoniche hanno dilagato al ritorno in campo, volando sul 20-13 ed ipotecando il trionfo. I timidi tentativi di reazione delle padrone di casa, arrivati quando tutto era perduto, non hanno cambiato minimamente i destini di una battaglia ormai segnata.
Non sono state sufficienti le parate di Katalin Pálinger - non moltissime in realtà - e neppure la vena realizzativa della 'solita' Anita Görbicz. Il leggendario portiere di Mosonmagyaróvár conclude in maniera amarissima quella che dovrebbe essere la sua ultima partita con la maglia della nazionale, mentre le dieci reti all'attivo di sabato pomeriggio dimostrano come la stella dell'Audi ETO rimanga il punto fermo su cui ripartire. A patto che le giovani promesse come Szandra Zácsik e Anikó Kovacsicz facciano meglio del poco o nulla esibito contro la Germania.
Squadra parzialmente da ricostruire, e primavera da dimenticare in fretta a Győr, dove dopo l'inaspettata eliminazione in Champions League per mano dell'Itxako è arrivata un'altra delusione. Sul lato opposto, invece, grande riscatto della Germania, che ha saputo reagire al disastro degli scorsi Europei ed evitare un nuovo tracollo dagli esiti imprevedibili. Su tutte emergono Katja Schülke (22 parate), portiere già visto all'opera, con buoni risultati, in Champions League con la maglia del Lipsia, ed il giovane e promettentissimo terzino di origine ucraina Nadja Nadgornaja, che sopperiscono anche a qualche passaggio a vuoto di Grit Jurack, fuoriclasse un po' stagionata ed incapace di brillare più di tanto in questi play-off.
Per quanto riguarda - indirettamente - la nostra nazionale, le indicazioni che arrivano dagli spareggi europei non sono troppo positive. Danimarca e Croazia, prossime rivali delle azzurre nel gruppo di qualificazione agli Europei 2012, hanno dato un'ennesima dimostrazione della loro qualità e passato agevolmente il turno. Le scandinave, già trionfatrici in Polonia all'andata, hanno bissato il successo tra le mura amiche. Ed in maniera simile, uscendo alla distanza nella ripresa dopo trenta minuti poco esaltanti.
A Randers le polacche si trovavano addirittura in vantaggio (11-9; dopo essere state a più tre) alla pausa, ma la truppa di Jan Pytlick, che ha saputo far fronte ad alcune assenze di peso, è riuscita a raddrizzare la situazione, infilando un micidiale 7-0 (da 10-12 a 17-12) ad inizio ripresa. Danimarca non perfetta, ma decisamente forte, con la giovane Camilla Dalby, appena eletta 'atleta dell'anno' dalla sua federazione, e la veterana Mette Melgaard sugli scudi.
A loro volta le croate, trascinate dalla sempre prolifica di reti Andrea Penezić, hanno amministrato senza troppi problemi il significativo margine di vantaggio (+11) acquisito nel derby d'andata contro la Serbia, resistendo all'ambiente 'ostile' di Kragujevac, tanto che la sconfitta con il minimo scarto è risultata indolore. Il 6-2 piazzato dalle ospiti nei primi dieci minuti aveva già tolto ogni speranza di rimonta alle serbe, che sono comunque riuscite a pareggiare prima dell'intervallo, ed a ribaltare l'andamento del match nella ripresa, arrivando fino sul più tre (27-24). Buona la prova di Sladjana Pop Lazić, migliore delle sue, Andrea Lekić e Sanja Damnjanović tra le fila della Serbia.
Cattive nuove, se vogliamo, pure dal Montenegro, dove la Repubblica Ceca, che a Oderzo aveva maramaldeggiato sull'Italia e sulle altre avversarie del gruppo, è stata presa nuovamente a pallonate. Umiliate (42-26) in casa all'andata, le ceche sono state sconfitte ancora in modo netto, con un 33-26 forse fin troppo clemente per Iva Zamorska e compagne: lo scarto era infatti più ampio prima che le balcaniche, ormai stra-sicure del loro trionfo, tirassero il freno a mano negli ultimi minuti. Anche senza alcun apporto da Bojana Popović, le montenegrine, con le varie Katarina Bulatović, Marija Jovanović e Jovanka Radičević a far faville, hanno dimostrato di essere ormai una realtà consolidata della scena internazionale.
Lo stesso, forse in misura minore, si può dire dell'Olanda, rivelazione degli ultimi Europei che vedremo in campo anche ai Mondiali, cui si è qualificata passando per la porta principale. Maura Visser e socie rappresentano un gruppo, maturato facendo esperienza in campionati di qualità come la Bundesliga ed ovviamente quello danese, vincente e convincente, capace di imporsi con grande autorità sulla (presunta emergente) Turchia pure in quel di Istanbul. Senz'altro un esempio positivo per l'handball europeo, da imitare, e da cui imparare, per quanto possibile.
Promossa a pieni voti anche l'Islanda, in grado di bissare con una qualificazione ai Mondiali la presenza al recente campionato d'Europa. Pur senza illudersi di ripetere la saga ed i successi mietuti in ambito maschile, anche le 'signore dei Geyser' hanno voglia di farsi notare. Ne fa le spese l'Ucraina, la cui rimonta sembrava già impossibile dopo il -19 dello scorso week-end, e che non riesce ad andare oltre un pareggio nel ritorno casalingo.
In effetti nessuna squadra è riuscita a rimediare al risultato sfavorevole del passato fine settimana. Nemmeno Macedonia e Slovenia. La prima veniva da una batosta (22-37) in terra di Spagna, ma si è comunque presa la soddisfazione di battere le iberiche a Skopje, con una buona prova di Tanja Andrejeva in particolare. Discorso qualificazione chiuso all'andata e mai riaperto: Cristina González, con le sue parate, e le altre pupille di coach Dueñas (a dire il vero un po' perplesso a fine incontro...) si erano già incaricate di spegnere ogni velleità macedone all'inizio del match di ritorno, portandosi sul 9-5 a loro favore; anche se in seguito, favorita dalle rotazioni in casa spagnola, è uscita la grinta locale, foriera della parità che segnava il tabellone all'intervallo, e di un parziale di un 5-0 negli ultimi minuti che ha regalato il successo alle balcaniche.
Più autoritaria delle spagnole è risultata la Francia, che dopo aver asfaltato (ma non troppo) la Slovenia in casa ha fatto sua pure 'gara due' in quel di Lubiana. Giochi chiusi, anche a livello del singolo incontro, già nel primo tempo, come suggerito dal 16-10 dell'intervallo. Nella frazione successiva Les Bleues, le quali hanno fatto affidamento sulle reti di Siraba Dembélé, Mariama Signaté e Amélie Goudjo, e sulle parate di Amandine Leynaud e dell'ultima arrivata Armelle Attingré (equa divisione del lavoro per i portieri, in campo trenta minuti a testa), amministrano il risultato fino al più otto della sirena. Anche per loro si prospetta un bel viaggio al caldo del Brasile.
** Campionati Mondiali Femminili 2011 - Spareggi Europa:
Montenegro - Repubblica Ceca 33-26 (16-11)
* andata 42-26
Turchia - Olanda 34-38 (16-23)
* andata 28-40
Macedonia - Spagna 24-21 (11-11)
* andata 22-37
Slovenia - Francia 20-28 (10-16)
* andata 19-28
Serbia - Croazia 31-30 (15-15)
* andata 25-36
Ucraina - Islanda 24-24 (12-13)
* andata 18-37
Ungheria - Germania 22-27 (12-14)
* andata 24-26
Danimarca - Polonia 24-19 (9-11)
* andata 23-16
Nazionali qualificate (al 12 Giugno 2011):
Brasile (Paese ospitante)
Russia (Campione in carica)
Kazakhstan (Campione Asiatico)
Corea del Sud
Giappone
Cina
Angola (Campione Africano)
Congo
Tunisia
Norvegia (Campione d'Europa)
Svezia (Argento agli Europei)
Romania (Bronzo agli Europei)
Montenegro
Olanda
Spagna
Francia
Croazia
Islanda
Germania
Australia
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