Gol ed emozioni, giocate spettacolari e parate miracolose. Tensione in campo e pubblico delle grandi(ssime) occasioni. Ed arbitri per una volta all'altezza della situazione. Era appena la seconda giornata del gruppo B delle fase a gironi, ma con tutti questi ingredienti sembrava già una finale.
E non c'è da stupirsi più di tanto, visto che le protagoniste dello scontro tra titani andato in scena ieri pomeriggio alla Sparkassen Arena non erano altro che le finaliste della passata Champions League maschile: THW Kiel e FC Barcelona. La quali, a prescindere dalle assenze (Daniel Narcisse e Kim Andersson per le 'Zebre', con Momir Ilic in campo solo per il tempo neessario a tirare un rigore, e Victor Tomàs per gli azulgrana) hanno interpretato la sfida nel migliore dei modi.
L'incontro parte sotto il segno di Thierry Omeyer, che mette la sua griffe su quattro parate 'd'autore' nei cinque minuti iniziali; peccato per lui che dall'altro lato della pista il Kiel non riesca a decollare, e che il folletto Juanín Garcia trovi il pareggio (1-1) dai sette metri. Omeyer si ripete con una parata strepitosa su Nagy, e con il Barca in superiorità numerica per l'espulsione temporanea di Jicha. Reichmann e Nøddesbo fanno 2-2, e poi se Omeyer ride (negando a Juanín lanciato in contropiede il primo vantaggio catalano), il portiere blaugrana Danjel Saric di certo non piange, e mette in mostra le sue qualità. Il serbo-bosniaco finirà l'incontro con 24 salvataggi all'attivo, ed una percentuale non lontano dal 50%.
'Saracinesca Titi' fa collezione di parate, ma non di miracoli, e non può impedire a Jesper Nøddesbo di portare i suoi avanti sul 3-2 intorno al decimo minuto. Sembra invece davvero vicino al miracolo il portentoso salvataggio di Saric su Jicha al dodicesimo. Omeyer prova a rispondere su Rutenka ma la sua prodezza è resa vana, stavolta dall'arbitro che decreta un rigore trasformato (ancora) da Juanín Garcia, artefice del primo mini-break dei suoi.
A questo punto molte squadre potrebbero già gettare la spugna, ma non certo il Kiel. Nell'ordine: Ahlm beffa Saric sul primo palo (e si arriva a metà tempo su un 3-4 che la dice tutta sulla bravura dei rispettivi portieri), Jicha dai sette metri ritrova il perfetto equilibrio tra le squadre, Omeyer disinnesca per due volte le bombe di Igropulo dalla distanza, Zeitz s'incarica di riportare avanti i tedeschi, e quindi di rispondere a Sarmiento con un'efficace penetrazione/dimostrazione di forza.
Retroguardie e portieri calano un po di intensità, ne beneficia il punteggio - specie dal lato Kiel (parziale di 5-3 in cinque minuti) - ma l'equilibrio rimane sostanzialmente inalterato, complice qualche palo di troppo da una parte e dall'altra. Almeno fino a quando, in sostituzione di un deludente Dominik Klein, arriva il 'ciclone Lundström': una tripletta dell'ala destra svedese, inframmezzata dai soliti numeri di 'Titi' fra i pali, e dal goal dell'ex Jérôme Fernandez, mandano in fuga i campioni d'Europa, e mandano in visibilio i diecimila della Sparkassen Arena, sul 12-8.
Il Barça, per giunta con un uomo in meno, sembra sull'orlo del baratro, e Jicha potrebbe spingerlo definitivamente a fondo dai sette metri, se solo un palo amico non salvasse i catalani, che quantomeno riescono a tamponare l'emorragia, anche grazie ad una rete del giovane Joan Saubich, ed a tornare negli spogliatoi dietro 'solamente' di quattro reti (10-14).
L'inizio della ripresa promette bene per i tedeschi: 'Zebre' subito in goal per il massimo vantaggio, e il poco incisivo Sorahindo spedito sulla panca dei cattivi lasciando il Barça nel bel mezzo della tempesta. Ma per quanto in difficoltà, si tratta pur sempre di una 'Barça' solida, che sa ritrovare le forze necessarie per reagire: Rocas, Entrerrios e Igropulo provano a riportare sotto la loro squadra, aiutata dal solito show di Saric e da una efficace 5-1 in difesa.
Uno degli assi nella manica del THW è la quantità di giocatori in grado di togliere le castagne dal fuoco in particolari momenti dell'incontro: se nel primo tempo era toccato ad Henrik Lundström, ora la fiammata è tutta del pivot Marcus Ahlm, che fa strage nella retroguardia avversaria e, con una straordinaria tripletta in pochi minuti, mantiene i teutonici a distanza di sicurezza, vanificando anche una rete di (pre)potenza di un Sorhaindo finalmente in grado di sfoggiare qualcosa di positivo.
Poi però lo svedese diviene protagonista negativo: si fa affibbiare un due minuti e manda Rocas sulla linea dei sette metri, consentendo al Barcellona di tenersi ancora in gioco (21-19) alle soglie dell'ultimo quarto. Per fortuna del Kiel un assurdo passaggio 'alla cieca' di Laszlo Nagy in versione Babbo Natale regala a Christian Zeitz e compagni la possibilità di tornare a più tre. L'ungherese si riscatta velocemente andando in rete, ma l'opportunità di far sentire ai tedeschi il fiato sul collo è andata, anche perché una spettacolare marcatura dall'angolo destro di Sprenger segna il passaggio ai dieci minuti conclusivi.
Andata? No, semplicemente rinviata. Daniel Sarmiento, tra i migliori dei suoi, trafigge Omeyer (meno in forma che nell'altra frazione: solo sei parate nella ripresa, opposte ai S-E-D-I-C-I interventi del primo tempo), costringendo coach Gislason a chiamare time-out su un pericoloso 23-22 ai nove della sirena. La difesa sei-zero degli uomini di Pascual si fa aggressiva (ne sa qualcosa Ahlm, ruzzolato a terra dopo un 'fraterno abbraccio' del roccioso connazionale Magnus Jernemyr) ma ciò non impedisce a Fernandez di bucarla con un tiro efficace e prezioso. La macchina della rimonta però è ormai avviata, e completa la sua opera con due velocissimi fast breaks, opera rispettivamente di Nøddesbo e Ugalde. Tanto da trovarsi sul 24-24 ai sei dalla fine. L'equilibrio è (tornato) massimo, la tensione é alle stelle, e così le emozioni.
Fernandez e Sarmiento inaugurano la lunga volata finale andando a segno dai rispettivi sei metri, quindi una bordata del giovane fenomeno Palmarsson fa esplodere i tifosi delle Zebre, e lascia esterrefatto il povero Saric. Un simile tentativo di Iker Romero si infrange sui pugni di Omeyer, tornato fenomeno al momento giusto, ma il francese nulla può fare sul successivo contropiede di Cristian Ugalde. Ed è sempre parità ai due dalla fine.
Il gioco si fa durissimo, ed è in questi frangenti che atleti come Filip Jicha sono chiamati a fare la differenza: il suo destro magico si eleva sopra il muro difensivo blaugrana e si infila tra Daniel Saric e il secondo palo della rete avversaria. Un goal inventato dal fuoriclasse boemo, a cui però replica dall'angolo destro Albert Rocas, e si entra nell'ultimo minuto come si era entrati nel primo. Una partita tutta da decidere nei sessanta secondi conclusivi.
I primi quarantadue trascorrono con il Kiel nella metà campo avversaria, e sembrano un'eternità ai tifosi della Sparkassen Arena, almeno fino a quando Jicha - di nuovo lui - si alza in volo e scarica un tiro micidiale che finisce dritto nella porta blaugrana. Nulla è deciso però: Xavi Pascual chiama un opportuno time-out e decide di togliere il portiere Saric e mettere in campo il 'rasta' Cédric Sorhaindo per ottenere un'indotta superiorità numerica. La quale da i suoi frutti: la difesa del Kiel non è all'altezza e lascia ancora una volta libero all'ala il catalanissimo Rocas, che sigilla la sua ottima prestazione battendo un Omeyer in questo caso non impeccabile, e stabilendo la parità definitiva a tre secondi dalla fine.
Le emozioni non sono finite comunque: Nagy si guadagna il rosso diretto per avere ritardato volontariamente la rimessa in gioco avversaria, e Gislason a sua volta gioca la carta 6+1 (fuori Omeyer, dentro Milutin Dragicevic), ma il tempo a disposizione è troppo poco, e l'ultimo, disperato tentativo di Jérôme Fernandez si infrange sulle braccia dei suoi ex-compagni.
Lo spettacolo termina con il Barcellona che esce imbattuto dalla tana avversaria per il secondo anno consecutivo. E se la volta scorsa era stata addirittura vittoria, quello di ieri è un pareggio che Rutenka (piuttosto deludente stavolta, al pari di Romero) e soci festeggiano alla stregua di un successo, in quanto evita tutte le implicazioni di due sconfitte consecutive al debutto di Champions, muove la classifica e manda un segnale ai rivali, che potrebbero ritrovare nuovamente più avanti nella competizione. Rimangono tuttavia i forti dubbi legati all'efficacia della manovra offensiva dei catalani.
Il Kiel a sua volta mette in mostra qualità degne di un Campione d'Europa, con un portiere marziano nella prima parte, e più che buono in generale, ma aspetta il rientro completo di Ilic e Andersson; per Narcisse si dovrà attendere fino a Marzo, anche se Fernandez, chiamato a sostituirlo, ha lasciato buone impressioni - che dovrà ad ogni modo confermare nelle prossime sfide.
Statistiche del match e situazione del Gruppo A (cliccare per ingrandire):
E non c'è da stupirsi più di tanto, visto che le protagoniste dello scontro tra titani andato in scena ieri pomeriggio alla Sparkassen Arena non erano altro che le finaliste della passata Champions League maschile: THW Kiel e FC Barcelona. La quali, a prescindere dalle assenze (Daniel Narcisse e Kim Andersson per le 'Zebre', con Momir Ilic in campo solo per il tempo neessario a tirare un rigore, e Victor Tomàs per gli azulgrana) hanno interpretato la sfida nel migliore dei modi.
L'incontro parte sotto il segno di Thierry Omeyer, che mette la sua griffe su quattro parate 'd'autore' nei cinque minuti iniziali; peccato per lui che dall'altro lato della pista il Kiel non riesca a decollare, e che il folletto Juanín Garcia trovi il pareggio (1-1) dai sette metri. Omeyer si ripete con una parata strepitosa su Nagy, e con il Barca in superiorità numerica per l'espulsione temporanea di Jicha. Reichmann e Nøddesbo fanno 2-2, e poi se Omeyer ride (negando a Juanín lanciato in contropiede il primo vantaggio catalano), il portiere blaugrana Danjel Saric di certo non piange, e mette in mostra le sue qualità. Il serbo-bosniaco finirà l'incontro con 24 salvataggi all'attivo, ed una percentuale non lontano dal 50%.
'Saracinesca Titi' fa collezione di parate, ma non di miracoli, e non può impedire a Jesper Nøddesbo di portare i suoi avanti sul 3-2 intorno al decimo minuto. Sembra invece davvero vicino al miracolo il portentoso salvataggio di Saric su Jicha al dodicesimo. Omeyer prova a rispondere su Rutenka ma la sua prodezza è resa vana, stavolta dall'arbitro che decreta un rigore trasformato (ancora) da Juanín Garcia, artefice del primo mini-break dei suoi.
A questo punto molte squadre potrebbero già gettare la spugna, ma non certo il Kiel. Nell'ordine: Ahlm beffa Saric sul primo palo (e si arriva a metà tempo su un 3-4 che la dice tutta sulla bravura dei rispettivi portieri), Jicha dai sette metri ritrova il perfetto equilibrio tra le squadre, Omeyer disinnesca per due volte le bombe di Igropulo dalla distanza, Zeitz s'incarica di riportare avanti i tedeschi, e quindi di rispondere a Sarmiento con un'efficace penetrazione/dimostrazione di forza.
Retroguardie e portieri calano un po di intensità, ne beneficia il punteggio - specie dal lato Kiel (parziale di 5-3 in cinque minuti) - ma l'equilibrio rimane sostanzialmente inalterato, complice qualche palo di troppo da una parte e dall'altra. Almeno fino a quando, in sostituzione di un deludente Dominik Klein, arriva il 'ciclone Lundström': una tripletta dell'ala destra svedese, inframmezzata dai soliti numeri di 'Titi' fra i pali, e dal goal dell'ex Jérôme Fernandez, mandano in fuga i campioni d'Europa, e mandano in visibilio i diecimila della Sparkassen Arena, sul 12-8.
Il Barça, per giunta con un uomo in meno, sembra sull'orlo del baratro, e Jicha potrebbe spingerlo definitivamente a fondo dai sette metri, se solo un palo amico non salvasse i catalani, che quantomeno riescono a tamponare l'emorragia, anche grazie ad una rete del giovane Joan Saubich, ed a tornare negli spogliatoi dietro 'solamente' di quattro reti (10-14).
L'inizio della ripresa promette bene per i tedeschi: 'Zebre' subito in goal per il massimo vantaggio, e il poco incisivo Sorahindo spedito sulla panca dei cattivi lasciando il Barça nel bel mezzo della tempesta. Ma per quanto in difficoltà, si tratta pur sempre di una 'Barça' solida, che sa ritrovare le forze necessarie per reagire: Rocas, Entrerrios e Igropulo provano a riportare sotto la loro squadra, aiutata dal solito show di Saric e da una efficace 5-1 in difesa.
Uno degli assi nella manica del THW è la quantità di giocatori in grado di togliere le castagne dal fuoco in particolari momenti dell'incontro: se nel primo tempo era toccato ad Henrik Lundström, ora la fiammata è tutta del pivot Marcus Ahlm, che fa strage nella retroguardia avversaria e, con una straordinaria tripletta in pochi minuti, mantiene i teutonici a distanza di sicurezza, vanificando anche una rete di (pre)potenza di un Sorhaindo finalmente in grado di sfoggiare qualcosa di positivo.
Poi però lo svedese diviene protagonista negativo: si fa affibbiare un due minuti e manda Rocas sulla linea dei sette metri, consentendo al Barcellona di tenersi ancora in gioco (21-19) alle soglie dell'ultimo quarto. Per fortuna del Kiel un assurdo passaggio 'alla cieca' di Laszlo Nagy in versione Babbo Natale regala a Christian Zeitz e compagni la possibilità di tornare a più tre. L'ungherese si riscatta velocemente andando in rete, ma l'opportunità di far sentire ai tedeschi il fiato sul collo è andata, anche perché una spettacolare marcatura dall'angolo destro di Sprenger segna il passaggio ai dieci minuti conclusivi.
Andata? No, semplicemente rinviata. Daniel Sarmiento, tra i migliori dei suoi, trafigge Omeyer (meno in forma che nell'altra frazione: solo sei parate nella ripresa, opposte ai S-E-D-I-C-I interventi del primo tempo), costringendo coach Gislason a chiamare time-out su un pericoloso 23-22 ai nove della sirena. La difesa sei-zero degli uomini di Pascual si fa aggressiva (ne sa qualcosa Ahlm, ruzzolato a terra dopo un 'fraterno abbraccio' del roccioso connazionale Magnus Jernemyr) ma ciò non impedisce a Fernandez di bucarla con un tiro efficace e prezioso. La macchina della rimonta però è ormai avviata, e completa la sua opera con due velocissimi fast breaks, opera rispettivamente di Nøddesbo e Ugalde. Tanto da trovarsi sul 24-24 ai sei dalla fine. L'equilibrio è (tornato) massimo, la tensione é alle stelle, e così le emozioni.
Fernandez e Sarmiento inaugurano la lunga volata finale andando a segno dai rispettivi sei metri, quindi una bordata del giovane fenomeno Palmarsson fa esplodere i tifosi delle Zebre, e lascia esterrefatto il povero Saric. Un simile tentativo di Iker Romero si infrange sui pugni di Omeyer, tornato fenomeno al momento giusto, ma il francese nulla può fare sul successivo contropiede di Cristian Ugalde. Ed è sempre parità ai due dalla fine.
Il gioco si fa durissimo, ed è in questi frangenti che atleti come Filip Jicha sono chiamati a fare la differenza: il suo destro magico si eleva sopra il muro difensivo blaugrana e si infila tra Daniel Saric e il secondo palo della rete avversaria. Un goal inventato dal fuoriclasse boemo, a cui però replica dall'angolo destro Albert Rocas, e si entra nell'ultimo minuto come si era entrati nel primo. Una partita tutta da decidere nei sessanta secondi conclusivi.
I primi quarantadue trascorrono con il Kiel nella metà campo avversaria, e sembrano un'eternità ai tifosi della Sparkassen Arena, almeno fino a quando Jicha - di nuovo lui - si alza in volo e scarica un tiro micidiale che finisce dritto nella porta blaugrana. Nulla è deciso però: Xavi Pascual chiama un opportuno time-out e decide di togliere il portiere Saric e mettere in campo il 'rasta' Cédric Sorhaindo per ottenere un'indotta superiorità numerica. La quale da i suoi frutti: la difesa del Kiel non è all'altezza e lascia ancora una volta libero all'ala il catalanissimo Rocas, che sigilla la sua ottima prestazione battendo un Omeyer in questo caso non impeccabile, e stabilendo la parità definitiva a tre secondi dalla fine.
Le emozioni non sono finite comunque: Nagy si guadagna il rosso diretto per avere ritardato volontariamente la rimessa in gioco avversaria, e Gislason a sua volta gioca la carta 6+1 (fuori Omeyer, dentro Milutin Dragicevic), ma il tempo a disposizione è troppo poco, e l'ultimo, disperato tentativo di Jérôme Fernandez si infrange sulle braccia dei suoi ex-compagni.
Lo spettacolo termina con il Barcellona che esce imbattuto dalla tana avversaria per il secondo anno consecutivo. E se la volta scorsa era stata addirittura vittoria, quello di ieri è un pareggio che Rutenka (piuttosto deludente stavolta, al pari di Romero) e soci festeggiano alla stregua di un successo, in quanto evita tutte le implicazioni di due sconfitte consecutive al debutto di Champions, muove la classifica e manda un segnale ai rivali, che potrebbero ritrovare nuovamente più avanti nella competizione. Rimangono tuttavia i forti dubbi legati all'efficacia della manovra offensiva dei catalani.
Il Kiel a sua volta mette in mostra qualità degne di un Campione d'Europa, con un portiere marziano nella prima parte, e più che buono in generale, ma aspetta il rientro completo di Ilic e Andersson; per Narcisse si dovrà attendere fino a Marzo, anche se Fernandez, chiamato a sostituirlo, ha lasciato buone impressioni - che dovrà ad ogni modo confermare nelle prossime sfide.
Statistiche del match e situazione del Gruppo A (cliccare per ingrandire):
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